Venezuela/ Onori (Az): venerdì chiederemo risposte sul caso Trentini
ROMA\ aise\ - “Venerdì 17 gennaio attraverso un’interpellanza urgente, chiederemo al ministro Tajani risposte in merito alle condizioni di Alberto Trentini, il cooperante italiano che dallo scorso 15 novembre è incarcerato in Venezuela”. Ne dà notizia Federica Onori, deputata di Azione eletta in Europa e segretaria della commissione Esteri alla Camera.
“Nella Repubblica Bolivariana del Venezuela ci sono numerosi prigionieri politici, tra cui decine di cittadini di origine italiana che si trovano in una condizione di particolare vulnerabilità, determinata non solo dall’ingiustificata detenzione, ma anche dalle difficoltà di accedere a un’adeguata assistenza legale, sanitaria e consolare da parte delle autorità del nostro Paese. Al ministro, quindi, domanderemo quali iniziative il nostro governo intenda intraprendere per affrontare la grave crisi dei diritti umani in Venezuela e per tutelare i diritti dei cittadini ingiustamente detenuti”.
Il testo dell’interpellanza.
“La Repubblica bolivariana del Venezuela è attraversata dalla grave crisi politica, economica e sociale il cui impatto devastante sulla popolazione ha compromesso i diritti fondamentali e le condizioni di vita di milioni di persone;
negli anni, il Governo venezuelano è stato più volte accusato da numerose organizzazioni internazionali, tra cui l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, di violazioni sistematiche dei diritti umani, tra cui la realizzazione di detenzioni arbitrarie, torture, limitazioni alla libertà di espressione e repressione della società civile e dell'opposizione politica;
in particolare, sono aumentate le detenzioni politiche, spesso operate senza alcun rispetto per le garanzie processuali o per le condizioni dei detenuti;
molti dei prigionieri politici sono, infatti, detenuti in condizioni disumane, privati di cure mediche essenziali e sottoposti a trattamenti che si pongono in aperta violazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani;
tra i prigionieri politici vi sono decine di cittadini di origine italiana, i quali si trovano in una condizione di particolare vulnerabilità, determinata non solo dall'ingiustificata detenzione, ma anche dalle difficoltà di accedere a un'adeguata assistenza legale, sanitaria e consolare da parte delle autorità del nostro Paese;
si evidenzia anche la gravissima situazione che vede tristemente protagonisti alcuni leader dell'opposizione al regime, i quali hanno trovato da tempo riparo nell'ambasciata argentina di Caracas – il cui palazzo si trova sotto assedio ormai da diversi mesi – tra cui vi è anche un cittadino italo-venezuelano;
i casi di alcuni detenuti italo-venezuelani sono stati poi oggetto di numerose denunce e mobilitazioni a livello internazionale, ma non sempre si è registrata una risposta adeguata da parte delle istituzioni competenti;
emblematico, in tal senso, è anche il caso di Hugo Marino Salas, cittadino italo-venezuelano e professionista nel campo delle ricerche marine, scomparso in Venezuela dal 20 aprile 2019, già oggetto dell'interrogazione parlamentare Onori n. 4-03850. Nonostante emerga, dalle ricostruzioni dei familiari, che l'uomo sarebbe stato portato via con la forza da agenti del controspionaggio militare del regime di Maduro (DGCIM), le autorità venezuelane non hanno fornito alcuna risposta alle ripetute richieste di chiarimenti da parte dei familiari e della comunità internazionale;
con l'interrogazione parlamentare Onori n. 5/02757 erano anche stati evidenziati ulteriori casi di cittadini italo-venezuelani scomparsi in circostanze poco chiare e preoccupanti, oppure detenuti in condizioni spesso disumane, con segnalazioni di torture, mancanza di assistenza medica adeguata e abusi sistematici da parte delle autorità carcerarie, sottolineando la necessità di un intervento più incisivo da parte delle autorità del nostro Paese nei confronti del regime;
è proprio notizia di questi giorni, peraltro, l'arresto di Alberto Trentini, fermato dalle autorità venezuelane lo scorso 15 novembre e di cui la famiglia non ha più notizie da due mesi. Da quanto si apprende a mezzo stampa, egli sarebbe detenuto presso un carcere di Caracas senza che gli sia mai stata contestata formalmente alcuna imputazione e senza che nemmeno la rappresentanza diplomatica italiana sia riuscita a comunicare con lui o ad avere ulteriori notizie nonostante numerosi tentativi;
nel dicembre 2023 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che condannava con forza la violazione dei diritti umani in Venezuela e in cui si chiedeva ai Paesi membri dell'Unione europea di adottare misure più incisive per la tutela dei prigionieri politici e la promozione della democrazia nel Paese;
inoltre, nel corso del 2024, sempre il Parlamento europeo ha approvato un'ulteriore risoluzione che riconosceva Edmundo Gonzalez Urrutia come legittimo Presidente del Venezuela, denunciando violazioni dei diritti umani e le manipolazioni elettorali perpetrate dal regime di Maduro;
esemplificativo della grave crisi dei diritti umani che il Venezuela sta attraversando è anche il giuramento, avvenuto il 10 gennaio 2025, di Nicolas Maduro come Presidente del Venezuela per il periodo 2025-2031, durante una cerimonia davanti all'Assemblea nazionale, controllata dal suo partito. Tale situazione è stata determinata da un procedimento elettorale oggetto di svariate polemiche, per il quale si sono registrate numerose proteste e contestazioni sia a livello interno che internazionale, con accuse di irregolarità elettorali e repressione delle opposizioni politiche;
anche il Ministro interrogato ha recentemente dichiarato che “l'Italia è a fianco del popolo venezuelano, che ha espresso la propria volontà”, sottolineando l'urgenza di rispettare il voto democratico e condannando le manipolazioni elettorali registrate da osservatori indipendenti;
di recente, in occasione del sequestro della leader dell'opposizione venezuelana, Maria Corina Machado, avvenuto a Caracas il 9 gennaio 2025, da agenti incappucciati, il Ministro interrogato ne ha chiesto la “liberazione immediata”, condannando “le azioni repressive e illegittime del regime di Maduro” ed esprimendo la propria vicinanza “a tutti i cittadini che combattono per la libertà e democrazia in Venezuela”;
l'Italia, per la storica presenza della comunità italiana in Venezuela – la quale conserva stretti legami con il nostro Paese – e per gli importanti legami bilaterali tra i due Paesi, ha una responsabilità morale e politica nel promuovere il rispetto dei diritti umani e nel tutelare i propri cittadini e connazionali all'estero, anche in virtù del dettato costituzionale dell'articolo 24. Inoltre, essa è parte di numerosi accordi e convenzioni internazionali sulla tutela dei diritti umani che impongono di intervenire attivamente in caso di violazioni, ripetutesi, nel caso venezuelano, costantemente negli anni;
risulta necessario e quantomai indispensabile, per il rispetto del nostro ruolo internazionale e della dignità delle persone e dei nostri cittadini, che l'Italia intervenga in modo deciso, sia in ambito bilaterale che nelle opportune sedi multilaterali, per tutelare i diritti dei prigionieri politici in Venezuela e per garantire l'adeguata assistenza consolare ai cittadini italo-venezuelani detenuti arbitrariamente –:
quali iniziative il Governo italiano intenda realizzare, anche in collaborazione con le istituzioni internazionali e sovranazionali, per affrontare la grave crisi dei diritti umani in Venezuela;
come intenda affrontare questo delicato periodo di vuoto istituzionale e di enorme frizione politica che sta attraversando il Venezuela, con particolare riferimento alla gestione dei prigionieri politici italo-venezuelani”. (aise)