“ArgenTanos – Imágenes y relatos de la inmigración italiana”: a Cordoba gli scatti di Giovanni Marrozzini

CORDOBA\ aise\ - ArgenTanos – Imágenes y relatos de la inmigración italiana” è il titolo della mostra che sino al 24 marzo sarà allestita presso il Museo Privincial de Fotografía, in Palacio Dionisi, a Cordoba, in Argentina.
La mostra, a cura di Francesca Melegatti, presenta le opere del fotografo italiano Giovanni Marrozzini scattate durante un viaggio di oltre 3.000 km attraverso le province di Córdoba, La Rioja, Catamarca, Tucumán, Salta, Jujuy e Santiago del Estero.
Nel mese di aprile 2022, Marrozzini ha infatti visitato queste sette province, accompagnato da Rocío González con cui ha realizzato più di 30 interviste. Il risultato è stato un campione di volti e storie di discendenti italiani di prima, seconda e terza generazione.
“ArgenTanos” viaggia attravero sguardi e storie, solcando l'eredità del lavoro della terra e il silenzio della guerra; esplora l'Argentina tra pasta e ferroquina, evocando immagini di attese al porto, casse di legno e valigie di cuoio.
Il fotografo italiano Giovanni Marrozzini nasce a Fermo, nelle Marche, nel 1971. Sviluppa la sua attività professionale con particolare interesse per le problematiche sociali. Il suo lavoro lo ha portato in viaggi in varie parti del pianeta: Africa, Sud America, Medio Oriente, Europa, solo per citarne alcuni. Nel 2008 ha pubblicato “Echi”, un progetto che recupera storie di emigranti marchigiani in Argentina.
Quanto alla sua mostra fotografica a Cordoba, questa potrebbe aprirsi con molte domande: cosa significa essere migrante oggi? Cosa significava esserlo all’inizio del XX secolo? Quanto resta, oggi, dell'identità italiana in questo Paese? “ArgenTanos” nasce con il tentativo di dare una risposta a queste domande.
Dal percorso proposto da Marrozzini, le immagini si manifestano con forza nella loro dualità di oggetto artistico e documento, testimonianza di identità attraversate da un comune denominatore: le radici italiane.
In un viaggio emblematico di oltre 3000 km, il fotografo raccoglie volti e storie di discendenti italiani di prima, seconda e terza generazione. Le parole e le immagini che si intersecano e si intrecciano in questa mostra permettono al visoitatore di riconoscersi nelle tracce di un passato segnato dallo sradicamento, dall'abbandono delle persone care, dalla lingua materna, dalla familiarità del luogo che sentiamo nostro. La nostra casa. Sono storie di ricerca, di superamento e di lotta. Narrazioni di ciò che ricordiamo in prima persona e di ciò che ci hanno raccontato gli altri, che consentono di viaggiare in una dimensione onirica, sospesa tra mitologia e storia. (aise)