C’è un mondo in italiano: la Dante Alighieri al Quirinale

ROMA\ aise\ - Una lingua viva, che si trasforma, che aggrega, che cresce. Ospitati al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, presidente e delegati della Dante Alighieri hanno dato il via all’84° congresso della Società, dedicato al tema “L’italiano luce nel mondo”.
Con la conduzione di Monica Maggioni, l’evento di apertura del Congresso, alla presenza, tra gli altri, del nuovo Ministro della Cultura Alessandro Giuli, è iniziato con l’intervento del Presidente della Società, Andrea Riccardi, che ha ringraziato Mattarella per il sostegno che, negli anni delle sue presidenze, ha sempre mostrato nei confronti della Dante.
Una società di cui Riccardi ha ripercorso la storia, dalla fondazione ad opera di Giosuè Carducci – quando la Dante era “Società Nazionale” - al manualetto redatto da Benedetto Croce per gli emigrati affinchè non perdessero la loro lingua, passando per la trasformazione durante il Regime, quando divenne suo malgrado strumento di propaganda fascista fino all’espulsione dei soci ebrei – i cui discendenti nel 2018 furono dichiarati “soci onorari” -, per poi tornare all’antico durante la Repubblica e fino ai giorni nostri.
Una storia lunga, durante la quale la funzione della Dante è mutata in modo significativo, ha detto Riccardi, cercando di stare al passo coi tempi, sempre lavorando a tutela e per la diffusione della lingua: una “lingua creativa, non una lingua imperiale, ma una lingua-mondo".
“L’italiano è una lingua senza impero” diceva Francesco Bruni e nonostante questo, ha rimarcato Riccardi, è amata e studiata nel mondo, anche se paga la mancanza di sistematicità e, soprattutto, “di risorse e investimenti”.
“Il destino dell’italiano nel mondo non è provinciale”, ha ammonito il Presidente della Dante. “C’è una grande richiesta di lingua italiana nel mondo”. Una lingua che “non è minacciata dall’inglese, ma da noi che non crediamo in essa e che mal consideriamo le nostre istituzioni universitarie preferendo, a volte, quelle straniere”.
“La lingua sta bene, gli italiani meno”, diceva Tullio De Mauro, ha ricordato Riccardi che è tornato a parlare anche oggi dell’italsimpatia, intendendo con essa il sentimento niente affatto nostalgico, ma curioso e aperto con cui nel mondo si pensa alla nostra lingua, sempre più studiata.
“Abbiamo visto negli anni che col miglioramento dell’offerta didattica è aumentata la richiesta di corsi”, ha detto Riccardi evidenziando “il successo del Plida, il controllo della qualità mediante certificazione”.
“Rilevante” anche il lavoro con gli Istituti Italiani di Cultura, così come importante è stato l’impatto degli Stati generali della cultura italiana all’estero, promossi dalla Farnesina, che “hanno fatto crescere la coscienza del valore dell’italiano” in un “salto di consapevolezza, cui però non corrisponde l’investimento di nuove risorse”.
Negli anni, poi, la Dante ha accompagnato l’apprendimento dell’italiano per gli immigrati e costituito una associazione di scrittori stranieri che scrivono in italiano – circa 700 secondo il censimento della Dante. Tra loro anche la vice presidente della Società, Edith Bruck, in Italia dal 54, che ha definito l’italiano “lingua di libertà”.
A veicolare la nostra lingua, ha aggiunto Riccardi, contribuisce anche la Chiesa Cattolica con cui la Dante ha avviato un “progetto per insegnare l’italiano nelle università pontificie a Roma e tra il personale del Vaticano”.
Ricordata la rilevanza dei tanti Comitati attivi nel mondo e in Italia, così come il ruolo delle loro scuole di lingua, Riccardi ha evidenziato come ci sia “un mondo in italiano”, che “ha anche una funzione geopolitica”, e che, anche per questo, dovrebbe avere l’attenzione che merita.
La cerimonia prosegue con gli interventi di Edith Bruck, Giulio Ferroni, Susanna Tamaro e Massimiliano Finazzer Flory per poi concludersi con l’intervento del Presidente Mattarella.
I lavori del congresso proseguiranno oggi pomeriggio a Palazzo Firenze, sede centrale della Dante, dove termineranno domani. (ma.cip.\aise)