Carla Accardi al Palazzo Esposizioni di Roma

ROMA\ aise\ - Si è aperta il 6 marzo al Palazzo Esposizioni la mostra con cui la città di Roma celebra Carla Accardi (Trapani 1924-Roma 2014) in occasione del centenario della sua nascita: una grande mostra antologica che, per il numero e l’importanza delle opere esposte - tra le quali la Triplice tenda (1969-1971) proveniente dal Centre Georges Pompidou di Parigi - si configura come la più esaustiva sino ad ora dedicata all’artista.
La mostra “Carla Accardi”, in programma sino al 9 giugno, è promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, che l’ha ideata, prodotta e organizzata; la mostra è inoltre realizzata con la collaborazione dell’Archivio Accardi Sanfilippo e con il sostegno della Fondazione Silvano Toti.
La cura dell’esposizione e del catalogo è affidata a Daniela Lancioni e Paola Bonani, curatrici dell’Azienda Speciale Palaexpo.
Figura di assoluto rilievo, Carla Accardi è stata per oltre mezzo secolo protagonista della cultura visiva italiana e internazionale. Attraverso la sua pittura, continuamente ridefinita da scelte radicali, ha contribuito in maniera rilevante alla nascita e allo sviluppo di nuovi modi di intendere l’opera d’arte, dall’astrattismo dell’immediato dopoguerra all’informale, dalla pittura-ambiente a un’arte segnata dalle istanze del femminismo, fino alla rinnovata joie de vivre incarnata nei dipinti negli anni Ottanta e nei grandi dittici e trittici degli anni Novanta e Duemila.
Caso unico tra gli artisti italiani della sua generazione, ha allacciato dialoghi significativi con artisti e intellettuali più giovani nell’arco delle diverse stagioni del suo lavoro.
In mostra circa cento opere, datate dal 1946 al 2014, articolate in un percorso cronologico che include porzioni di allestimenti concepiti dalla stessa Carla Accardi, dedotti dalla documentazione fotografica che ha consentito di ricostruire anche la sala personale alla Biennale di Venezia del 1988.
Grazie a questi “innesti”, nel progettare la mostra è stato possibile affidarsi alla “scrittura espositiva” dell’artista stessa, potendo così restituire l’estrema libertà con la quale concepì il rapporto tra opera e spazio, scardinando convenzioni e inaugurando nuove pratiche.
I capolavori sono stati scelti con l’idea sia di mettere in evidenza le fasi germinali nel lavoro di Carla Accardi sia di presentare le opere nelle quali l’artista si è espressa con maggiore radicalità e che si sono rivelate seminali nel contesto nazionale e internazionale.
In mostra si possono ammirare i suoi primi oli su tela, mai esposti. Sarà possibile ripercorrere gli esordi nella compagine di Forma e verificare le diverse fasi del suo lavoro: l’approdo a una originale definizione del segno, la radicalità del bianco e nero e la successiva iridescente apparizione del colore, la dematerializzazione del corpo della pittura e la scoperta della superficie di sicofoil trasparente, gli ambienti degli anni Sessanta che hanno precorso i tempi, le sperimentazioni degli anni Settanta e Ottanta, fino ai grandi dittici degli anni Novanta e Duemila.
Di particolare rilievo è la presenza di entrambe le Tende realizzate dall’artista: Tenda del 1965-1966 e la radiosa Triplice tenda del 1969-1971, il grande ambiente dipinto che si trova nelle collezioni del Centre Pompidou. In mostra sono esposte anche le due altre opere dell’artista concepite come spazi abitabili e attraversabili, la Casa labirinto del 1999-2000 e il Cilindrocono del 1972-2013. È riproposta inoltre l’installazione-ambiente Origine, l’opera maggiormente legata alla militanza femminista di Carla Accardi, nel modo esatto in cui l’artista la presentò nel 1976 a Roma, concependola come un percorso attraverso i recessi della memoria.
In mostra ancora opere provenienti da alcune importanti collezioni pubbliche, tra le altre il Museum Van Hedendaagse Kunst di Gent, il Museo del Novecento di Milano, il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma, il Musée d’art moderne et contemporain Centre Georges Pompidou di Parigi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Museo d’Arte Contemporanea Castello di Rivoli e la Galleria d’Arte Moderna di Torino.
PERCORSO ESPOSITIVO
Il percorso espositivo si articola al piano nobile, nella rotonda e nelle sette sale che la circondano. L’ordine cronologico è stato adottato per mettere in evidenza le invenzioni e le metamorfosi che si sono succedute nell’opera di Carla Accardi. Ma anche per favorire il senso dell’orientamento del pubblico, che può così associare con più facilità le proprie conoscenze storiche alle diverse fasi della ricerca dell’artista.
Sala 1
La sala è dedicata alle opere d’esordio e alle diverse sperimentazioni – poco conosciute – condotte da Carla Accardi prima di approdare ai suoi iconici segni.
Sono esposte alcune opere giovanili; Vista su campo da tennis, il piccolo dipinto del 1947 pubblicato in bianco e nero nella rivista “Forma” (mai esposto, né mai pubblicato a colori); le Scomposizioni del 1947; le tempere su carta presentate dall’artista nella sua prima mostra personale all’Age d’Or di Roma nel 1951; i dipinti degli anni 1950-1951, tra cui Composizione del 1950 proveniente dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma; alcuni dei primi dipinti nei quali appaiono i segni che caratterizzano l’opera di Carla Accardi, tra cui Grande grigio bruno del 1954, proveniente dal Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma e Materico con grigi del 1954 proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino.
Sala 2
La sala è dedicata alle opere più note di Carla Accardi realizzate tra il 1955 e il 1961, contraddistinte dalla presenza di segni quasi biomorfici e dalla scelta radicale di dipingere in bianco e nero. Sono questi gli anni della piena affermazione del lavoro dell’artista e dell’importante sodalizio con Michel Tapié, critico, curatore e teorico dell’arte francese.
Tra le opere esposte nella sala figurano Arciere su bianco del 1955 proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino, Grande integrazione del 1957 proveniente dal Museo del Novecento di Milano, Assedio rosso n. 3 del 1956 di collezione privata e la prima opera di grandi dimensioni dipinta da Carla Accardi, Grande rettangolo grigio del 1960 di collezione privata, un dittico che può essere considerato, per come l’artista lo installò nel 1961, un incunabulo dei suoi ambienti.
Sala 3
La sala ospita i lavori realizzati nel periodo 1963-1966 e, in netto contrasto con la sala precedente, documenta l’esplosione del colore nelle opere di Carla Accardi, insieme alla sperimentazione di nuovi materiali, il sicofoil, e alla “uscita dal quadro” collaudata nei Rotoli e nel primo seminale ambiente, Tenda del 1965-1966.
In questa sala sono esposti anche alcuni dei dipinti con i quali l’artista allestì la sala a lei dedicata dalla Biennale di Venezia nel 1964. Tra le opere esposte Verderosso del 1963 proveniente dalla Collezione Intesa Sanpaolo di Milano, Violarosso (Concilio) del 1963 proveniente dal Museo del Novecento di Milano, Oriente del 1964 proveniente dalla Collezione Giancarlo e Danna Olgiati di Lugano, Tenda del 1965-1966 di collezione privata, Rotoli del 1966-1971 provenienti in parte dal Castello di Rivoli e in parte dall’Archivio Accardi Sanfilippo.
Rotonda
La rotonda ospita la Triplice tenda del 1969-1971, il grande ambiente conservato oggi al Centre Pompidou, opera tra le più rappresentative e impegnative dell’artista.
Sala 4
In questa sala sono raccolte alcune diverse e significative incursioni di Carla Accardi nella dimensione ambientale: Da Gent è stata aperta una finestra del 1971-1986 proveniente dal Museum Van Hedengaagse, opera realizzata da Carla Accardi in occasione della celebre mostra “Chambres d’amis” quando gli artisti vennero invitati a collocare i propri lavori all’interno delle case private di amici e collezionisti del museo; Casa labirinto del 1999-2000 e Cilindrocono del 1972-2013, entrambe provenienti dall’Archivio Accardi Sanfilippo, ambienti al cui interno i visitatori e le visitatrici potranno accedere. Sarà qui esposto anche il grande fregio (lungo 12 metri) intitolato Si dividono invano del 2006, realizzato sul modello di quello eseguito nel 1972 a Tangeri in Marocco e proveniente dall’Archivio Accardi Sanfilippo.
Sala 5
In questa sala è documentato il lavoro di Carla Accardi apparso nel corso degli anni Settanta, una ricerca alla quale più volte l’artista ha associato il carattere di “tabula rasa”.
L’accesso alla sala avviene attraverso un ambiente lungo e stretto, costruito ad hoc dove è installata l’opera Origine del 1976, realizzata in occasione della mostra personale alla Cooperativa di via Beato Angelico di Roma. A Palazzo Esposizioni quest’opera è per la prima volta presentata così come ideata dall’artista: una sorta di attraversamento accostabile alla pratica dell’autocoscienza sperimentata dall’autrice con Rivolta femminile, il gruppo femminista del quale è stata co-fondatrice.
Nella sala è poi riproposta una delle pareti della mostra personale alla galleria di Paola Betti a Milano nel 1978 dove Carla Accardi fece fluttuare nuovi quadri dalle forme del tutto inusuali, come Quattro trapezi verdi di proprietà privata o Dieci triangoli proveniente dall’Archivio Accardi Sanfilippo, entrambi del 1978.
Sala 6
Ad eccezione di due dipinti che non è stato possibile rintracciare, l’ambiente riproduce fedelmente la grande sala personale allestita dall’artista nella Biennale di Venezia del 1988.
Si tratta di dipinti, tutti di grandi dimensioni, che rappresentano nel loro insieme una summa del lavoro di Carla Accardi nel corso degli anni Ottanta. Tra gli altri: Grande dittico del 1986, Animale immaginario 3 del 1987 e Grande capriccio viola del 1988, tutti provenienti da collezioni private.
Sala 7
La sala che conclude il percorso espositivo è allestita con l’intento di testimoniare l’incandescente temperatura creativa che ha segnato sino alla fine l’opera di Carla Accardi. Fil rouge delle opere, risalenti agli anni Novanta e Duemila, è la particolare rivisitazione che Carla Accardi fece dei suoi segni, frammentandoli, dilatandoli, ingigantendoli, ponendoli, in maniere diverse in relazione con l’ombra.
Nella sala è riproposto l’incisivo dialogo orchestrato dall’artista alla Galleria Pieroni di Roma nel 1992 tra tre suoi grandi dittici, Grande nerobianco, Movenze notturne e Grande bianconero, tutti del 1991 e provenienti da collezioni private, insieme a Vortice del vento verde del 1998, il grande trittico proveniente dalle collezioni della Banca d’Italia e all’installazione Segni e forme del 2007 proveniente dall’Archivio Accardi Sanfilippo e ideata per la mostra personale alla Fondazione Volume! di Roma nel 2008. La sala si chiude con gli ultimi due dipinti di Carla Accardi, Imbucare i misteri e Ordine inverso, realizzati poco prima della sua scomparsa.
CATALOGO
La mostra è accompagnata da una pubblicazione che è al tempo stesso catalogo dell’esposizione e strumento di approfondimento sul lavoro dell’artista.
Nel volume (in due edizioni, italiano e inglese), editato dalla casa editrice Quodlibet, oltre alle tavole a colori delle opere esposte e ai testi delle curatrici, è pubblicata un’esaustiva antologia della letteratura critica dedicata a Carla Accardi, dal 1950 alla data della sua scomparsa.
Il progetto editoriale, oltre a mettere a disposizione una vasta mole di materiali storici ora tradotti in inglese, risponde anche all’auspicio di trasformare la celebrazione del centenario in una festa, chiamando a parteciparvi tutti coloro che negli anni hanno riflettuto sul lavoro di Carla Accardi offrendo nuove esegesi.
PUBLIC PROGRAM
La mostra è accompagnata da un ricco calendario di eventi collaterali, alcuni dei quali incentrati sulla poesia, di cui l’artista è stata una interessata lettrice.
BIOGRAFIA
Carla Accardi nasce a Trapani nel 1924. Dopo la maturità classica e artistica, segue i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Firenze. Nel 1946 si stabilisce a Roma assieme al pittore Antonio Sanfilippo, che sposerà nel 1949. Nel 1947 firma il manifesto pubblicato sul primo numero della rivista “Forma”. In questi anni esprime una ricerca sull’astrazione mirata a un aggiornamento della cultura visiva italiana.
Nel 1950 tiene la sua prima personale alla galleria/libreria L’Age d’Or di Roma, presentata da Giulio Turcato. Successivamente sviluppa il suo originale linguaggio incentrato sui segni bianchi e neri con il quale partecipa da protagonista alla temperie dell’informale. Michel Tapié, tra i principali critici e promotori di queste ricerche, la invita a partecipare a numerose mostre internazionali.
Nei primi anni Sessanta torna a utilizzare il colore, sviluppando opere imperniate sulle dinamiche tra forma, colore e percezione. A metà del decennio sperimenta nuovi supporti e pigmenti per la sua pittura. Impiega vernici colorate e fluorescenti, che applica su supporti plastici trasparenti (sicofoil) arrotolati (Rotoli) o assemblati. Tra le prime, conferisce alla pittura una dimensione spaziale con le sue Tende.
Nel corso degli anni Settanta lavora su schemi geometrici reiterati e realizza istallazioni, alcune delle quali sono legate alla sua breve, ma significativa militanza femminista. Negli anni Ottanta ritorna all’uso della tela, ma il suo linguaggio evolve ulteriormente verso segni e giustapposizioni cromatiche inediti.
Diverse sono le sue partecipazioni alla Biennale di Venezia: 1964, 1976, 1978, 1988, 1993 e 2011. I suoi lavori sono stati inoltre inclusi nella mostra Il latte dei sogni in occasione dell’ultima edizione della Biennale nel 2022. È presente in alcune importanti rassegne internazionali, tra le altre: Italian Art in the XXth Century, Royal Academy, Londra 1989; The Italian Metamorphosis 1943-1968, Guggenheim Museum, New York 1994; Minimalia, P.S.1, New York (Venezia e Roma), 1999; Wack! Art and the Feminist Revolution, MOCA, Los Angeles, 2007; Vita Nuova. Nouveaux enjeux de l’art en Italie 1960-1975, Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain, Nizza, 2022.
Nei decenni più recenti, sue mostre personali si sono tenute presso importanti istituzioni pubbliche, tra le altre: Castello Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli, 1994; Kunstverein, Ludwigshafen am Rhein, 1995; P.S.1, New York, 2001; Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Parigi, 2002; MACRO, Roma, 2004; Marta Herford Museum Zentrum Forum, Herford, 2007.
Tra le mostre personali tenutesi dopo la scomparsa dell’artista si ricordano quella al Museo del Novecento di Milano nel 2020 e alla Maison La Roche di Parigi nel 2022.
Tra la bibliografia selezionata si segnalano i volumi monografici curati da Germano Celant: Carla Accardi, Charta, Milano 1999; Carla Accardi. La vita delle forme/The Life of Forms, Zerynthia, Roma - Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2011.
Carla Accardi muore a Roma nel 2014. (aise)