Dopo Washington arriva a Venezia la grande mostra su Vittore Carpaccio

VENEZIA\ aise\ - Si aprirà il 18 marzo in Palazzo Ducale a Venezia la prima grande monografica su Vittore Carpaccio dopo quella che la medesima sede ha ospitato nel lontano 1963.
In programma sino al 18 giugno nell'Appartamento del Doge, la mostra “Vittore Carpaccio. Dipinti e disegni” si è potuta concretizzare grazie alla collaborazione tra Fondazione Musei Civici di Venezia e National Gallery of Art di Washington dove, con il titolo “Vittore Carpaccio: Master Storyteller of Renaissance Venice”, la mostra ora al Ducale è stata allestita dal 2 novembre 2022 al 12 febbraio di quest’anno, con grande successo di pubblico e ampio seguito mediatico.
Con l’autorevole istituzione americana i Civici vantano una collaborazione consolidata, di cui è stata frutto anche la monografica su Tintoretto, organizzata congiuntamente dalle due Istituzioni e presentata in entrambe le sedi con grande successo di pubblico.
La curatela del progetto dedicato a Carpaccio è stata affidata a Peter Humfrey, riconosciuto specialista del pittore e del suo contesto, con Andrea Bellieni, curatore dei Musei Civici di Venezia, e Gretchen Hirschauer, curatrice della pittura italiana e spagnola alla National Gallery of Art di Washington.
In mostra sono riunite soprattutto opere oggi in musei e collezioni internazionali, oppure in chiese degli antichi territori della Serenissima, dalla Lombardia all’Istria e alla Dalmazia: opere che illustrano compiutamente la varietà e l’altezza della pittura di Carpaccio, seguendone anche l’evoluzione; fino al capitolo conclusivo della sua carriera, tra secondo e terzo decennio del Cinquecento, quando l’arte del maturo maestro, pur rimanendo colta e suggestiva, pare non tenere il passo delle novità tematiche e tecniche introdotte da Giorgione.
Carpaccio (1465 ca. – 1525 o 1526) era anche un disegnatore superlativo: dal notevole corpus dei suoi disegni - il maggiore pervenuto a noi di un pittore veneziano del suo tempo - in mostra sono presenti numerosi studi su carta, spesso straordinari di per sé, che spaziano da rapidi schizzi compositivi d’insieme ad accurati studi preparatori di teste e pose. La mostra al Ducale propone ben 70 opere dell'artista, di cui 42 dipinti e 28 disegni, sei dei quali sono recto / verso, per cui le opere da ammirare nel complesso salgono a 76.
“Questa mostra”, evidenzia Andrea Bellieni, “nasce dall’esigenza di guardare con occhi nuovi a questo grande pittore, soprattutto alla luce di recenti restauri rivelatori e della scoperta di significativi inediti: una preziosa opportunità per la Storia dell’Arte, ma anche per il pubblico, di fronte alla pittura di irresistibile fascino di un tale antico maestro”.
La mostra è stata l'occasione per sviluppare la collaborazione tra Fondazione Musei Civici di Venezia e Istituto Italiano di Tecnologia che rappresenta l’eccellenza della ricerca italiana nell’ambito della conservazione e dello studio del patrimonio culturale, potenziata anche dalla partnership con AerariumChain.
Carpaccio formò e alimentò la sua arte nella tradizione pittorica veneziana dei Bellini, dei Vivarini, nonché di altre influenti personalità e tendenze, come la lezione dei toscani, dei ferraresi, di Antonello da Messina, dei tedeschi (Dürer) e dei primitivi fiamminghi. Ne derivò una personalità subito originale e autonoma, soprattutto attratta dai particolari di flora, fauna e paesaggio, di architettura, arredo e decorazione, di abbigliamento ed esotismo. Il tutto composto con estro che spazia dal giocoso al teatrale, dell'aneddoto alla satira, ma giungendo anche a supremi vertici di poesia, psicologismo, drammaticità e profondità spirituale. Grazie a questi molteplici registri personali – per i quali Carpaccio fu di fatto l’inventore della pittura europea cosiddetta “di genere” –, egli fu soprattutto un insuperato narratore di storie; infatti fu sempre celebrato soprattutto per i suoi cicli, serie coordinate di tele (teleri) che tramandano articolati racconti sacri: quasi cinematografici, perfettamente sceneggiati nella loro eloquente narrazione visiva popolare, furono realizzati per le sale di riunione di confraternite religiose laicali, a Venezia dette scuole.
“Tali opere basilari di Carpaccio - alcune rimaste a Venezia, ma altre esulate all'inizio nel secolo XIX in musei italiani e internazionali - sono troppo grandi e fragili per essere condotte in mostra (solo si è potuto riunire integralmente il ciclo smembrato della Scuola del Albanesi). Ma il visitatore potrà facilmente ritrovare in città tali essenziali capolavori; in particolare l’unico ciclo rimasto nella sede originaria, nella Scuola di Giorgio degli Schiavoni, anche grazie all’ingresso ridotto che la Scuola riconosce ai visitatori del Ducale”, evidenzia Mariacristina Gribaudi, presidente di Fondazione MUVE.
“Vittore Carpaccio fu indubbiamente uno dei pittori più originali, fantasiosi e inventivi operanti nella Venezia del pieno Rinascimento, all’epoca straordinario crocevia economico e culturale”, le parole del sindaco Luigi Brugnaro. “Allora la Serenissima era una vera potenza europea e mediterranea. Carpaccio, che intride di fantastica venezianità ogni sua tela, ne è stato indubbiamente il più affascinante, visionario, innamorato illustratore”. (aise)