“Haring, Banksy, Obey: libertà non autorizzata” al Museo Le Carceri di Asiago
ASIAGO\ aise\ - Nascita ed evoluzione dell’arte di strada internazionale - un linguaggio che, come un fiume carsico, appare e scompare lasciando tracce inequivocabili del suo passaggio sui muri di tutto il mondo – sono in mostra al Museo Le Carceri di Asiago in occasione di “Haring, Banksy, Obey: libertà non autorizzata”.
Aperta fino al 23 febbraio 2025 e curata da Matteo Vanzan, la mostra è organizzata dall'Amministrazione Comunale di Asiago in collaborazione con l'agenzia MV Arte di Vicenza.
Protagonisti del percorso espositivo sono le opere di coloro che sono considerati tra i principali portavoce di un'espressione che ha unito intere generazioni: Cope 2, Delta 2, Dondi, John Fekner, King 157, Kool Koor, Indie 184, Keith Haring, JonOne, Bo 130, Microbo, Seen, Taki 183, Toxic, Banksy, D*Face, Dolk, Stelios Faitakis, KayOne, Logan Hicks, JR, Mike Giant, Mr. Brainwash, Obey, Slog 175, Sten e Lex, Swoon, Mr. Wany e molti altri ancora.
Oltre 50 le opere presentate, provenienti da Italia, Spagna, Francia, Inghilterra e Stati Uniti, in un'alternanza di lavori su tela, legno, carta, serigrafie firmate, poster, memorabilia oltre ad una selezione di tag e sketch di Ces, Futura 2000, Phase 2, Mr. Wany, KayOne e Slog 175 selezionati dopo oltre due anni di ricerca e concessi in via esclusiva al Comune di Asiago (Vi) con l'obiettivo di comprendere le ragioni e i luoghi che hanno permesso alla Street Art di svilupparsi nell'arco degli ultimi decenni.
Le opere d'arte si articolano nelle sale del Museo Le Carceri accompagnate da una colonna sonora composta da brani hip hop, rock, punk ed elettronici di artisti quali Public Enemy, Beastie Boys, N.W.A., Krs One, Blur, Massive Attack, Gorillaz, Offspring, Bad Religion, Rage against the machine e molti altri ancora, con l'obiettivo di immergere il visitatore nelle strette sinergie tra musica e arti visive nei circuiti underground.
“Ancora una nuova risonante mostra per la Città di Asiago” afferma il sindaco di Asiago, Roberto Rigoni Stern, “realtà storica, geografica e turistica che, oggi come mai prima, è riuscita a contraddistinguersi per la sua intensa attività di ricerca, crescita e promozione anche a livello culturale, riuscendo sempre a balzare agli onori della cronaca territoriale e regionale. Con vivo interesse il Museo “Le Carceri” apre l’imminente stagione invernale 2024 - 2025 accogliendo nelle sue antiche sale espositive tutti i concetti di una particolare forma di espressione dell’arte moderna che prende origine dalla corrente del graffitismo diffusosi a New York tra gli anni ‘60 e ‘70: la “Street Art”. L’esposizione è curata da Matteo Vanzan e MV Arte in un ambiente, quello delle Carceri, che sa dialogare sapientemente anche con una ampia varietà di tecniche, ovvero pittura, applicazione di materiali quali scultura e vernice spray, basandosi su obiettivi e concetti differenti. Un sincero augurio, anche a nome dell’Amministrazione della Città di Asiago, per questa nuova esposizione, dove si elargisce il significato di un’arte espressiva moderna custodita nelle opere di più artisti che, con genialità intuitiva, esprimono incommensurabilmente quelle linee introspettive che si intersecano in un linguaggio tra figurativo ed astratto aprendo la nostra Città ad un nuovo mondo”.
Entusiasta la vice sindaca e assessora alla Cultura Ludovica Tondello. “Questa esposizione ci accompagna in un viaggio che parte dalle strade di New York dalla fine degli anni Sessanta fino ai giorni nostri, esplorando le mille sfumature e le voci che hanno reso la Street Art un movimento globale e un linguaggio artistico profondamente contemporaneo. In questo periodo natalizio, la nostra città si arricchisce di una mostra che rappresenta un invito a riflettere e a lasciarsi ispirare. La Street Art, infatti, ha spesso saputo cogliere le criticità della nostra società, augurando un'aspirazione al cambiamento e trovando nella strada un luogo di espressione e di dialogo diretto con la comunità. Attraverso questa mostra, anche Asiago intende dare voce a questo dialogo, aprendosi a un’arte che spesso è fuori dai musei portando questi storici ed importanti protagonisti all’interno del nostro Museo”.
La mostra, come spiega il curatore, “è strutturata per essere un'indagine scientifica, oltre che artistica, sul fenomeno generazionale di quella che oggi viene comunemente definita come Street Art. Vogliamo porre al visitatore una serie di interrogativi che parlano di una sottocultura indomabile, affascinante, misteriosa, sexy e per molti versi ancora avvolta nel mistero che, all'improvviso, emerse dall'underground per riversarsi nei canali mainstream grazie ad alcuni dei suoi protagonisti: Keith Haring, Banksy e Obey in primis. Questi artisti rappresentano solamente la punta di un iceberg ben più profondo: un mondo fatto di attitudine, regole non scritte, codici interni svolti in non luoghi come le metropolitane, i sottopassi o i muri del mondo per un'arte senza confini che si estende in ogni angolo del pianeta e che raccoglie le voci di un'umanità in continua urgenza espressiva”.
Con contenuti sempre nuovi e forme in continua mutazione, la Street Art è affascinante, alternativa e, allo stesso tempo, mainstream diventando, dagli anni Ottanta, linguaggio istituzionalizzato proprio grazie ad un sistema dell'arte che tutto fagocita. Le più rinomate gallerie newyorkesi iniziarono ad interessarsi a quelli che, ancora, non erano considerati artisti, ma che ben presto, e grazie ai sistemi di promozione culturale, divennero a tutti gli effetti delle vere e proprie leggende, come avvenuto nei casi di Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Oggi Banksy rappresenta una vicenda le cui origini iniziano nelle metropolitane degli Stati Uniti verso la prima metà degli anni Sessanta per dilagare nei pieni Settanta. Fu grazie alle contestazioni studentesche e sociali del '68 che si sancì la nascita di quella controcultura sintomo del rinnovamento di stili, linguaggi e forme espressive che, dal Post-Minimalismo, condusse alla nascita della Street Art. Quello scolpito sui muri è un messaggio necessario per esprimere il proprio dissenso, per riappropriarsi di spazi la cui genuinità non deve sopportare i vincoli dei circuiti ufficiali. Ecco nascere, in tutto il mondo, un coro che, parlando direttamente al pubblico, riporta l'arte ad una nuova dimensione di significato: lo crea senza mai subirlo.
“Credo che la street art”, conclude Vanzan “sia l'unico vero fenomeno artistico realmente internazionale: abbraccia artisti di tutto il mondo in un dialogo incessante nato nel momento stesso in cui Taki 183, il writer che diede inizio a tutto, venne intervistato dal New York Times nel 1971 nell'articolo TAKI 183 Spawns Pen Pals. Grazie a quell’articolo divenne a tutti gli effetti il padre del graffitismo e la sua leggenda si è estesa a dismisura. Tutto questo interessamento mediatico verso un fenomeno sovversivo e di istanza polemico-sociale fu solamente la miccia che fece esplodere l’attenzione verso quello che viene ancor oggi considerato un luogo della notte e dell’invisibilità in un'attitudine che trova in Banksy la sua definitiva consacrazione. Quello rappresentato in questa esposizione è dunque questo luogo del mistero, consapevoli che non c'è più tempo per definizioni o accademismi, ma che la Street Art è oggi linguaggio universale e condiviso della nostra società”.
A completare la mostra è il calendario di eventi collaterali composto da incontri con gli artisti, conferenze, presentazioni e contest dedicati ai giovani e ospitati presso il Museo Le Carceri: sabato 21 dicembre alle ore 15.30 il curatore Matteo Vanzan presenzierà all'incontro “Banksy è chi Banksy fa!” cui seguirà la visita guidata alla mostra; incontro con l'artista in programma per sabato 1 febbraio 2025 alle ore 15.30 con KayOne, storico protagonista della scena milanese che, nell'occasione, presenterà “Vecchia scuola: graffiti writing a Milano”, un libro che racconta e fotografa la nascita del fenomeno del Graffiti Writing a Milano tra il 1980 e i primi anni ‘90, visto attraverso gli occhi dei protagonisti. Sabato 15 febbraio 2025, infine, alle ore 15.30 lo street artist milanese Mr. Wany presenterà il suo libro “Wild and free”, volume monografico che ripercorre 35 anni di attività dagli esordi sino all'arrivo nella gallerie ed i musei di tutto il mondo. Conclude il calendario degli eventi il contest, dedicato ai ragazzi tra i 12 e i 22 anni, dal titolo “Walls: Muri che raccontano”, nel quale i partecipanti sono chiamati a rappresentare il senso più profondo della Street Art attraverso uno scatto fotografico che dovrà essere stampato e consegnato in busta chiusa, entro il 30 dicembre 2024, presso il Museo Le Carceri, allo IAT oppure in Biblioteca di Asiago. Tra tutte le opere raccolte, i primi tre classificati, oltre ad esporre le foto nella mostra ospitata in Museo, riceveranno il premio della giuria: al primo classificato sarà consegnata una serigrafia originale di Obey, al secondo classificato un abbonamento di un mese al corso di inglese con la British School di Asiago mentre il terzo classificato vincerà l'ingresso gratuito al Museo Le Carceri per un anno. (aise)