I Concetti Spaziali di Lucio Fontana inaugurano il Sorol Art Museum di Gangwon-do

SEOUL\ aise\ - “L’arte è eterna, ma non può essere immortale. Resterà eterno come gesto, ma morirà come materia”. Così scrisse Lucio Fontana nel 1947 nel Primo Manifesto dello Spazialismo, spiegando che il suo intento era quello di “separare l'arte dalla materia, liberare il senso dell'eterno dalla preoccupazione dell'immortale. E non importa se un gesto, una volta compiuto, vive un attimo o un millennio, perché siamo proprio convinti che, avendolo compiuto, sia eterno”.
È dedicata al maestro dell’arte italiana del XX secolo la mostra inaugurale del Sorol Art Museum di Gangwon-do, in Corea del Sud, che dal 14 febbraio al 14 aprile ospiterà la mostra “Lucio Fontana. Spatial Concept”.
L’esposizione intende porre in risalto il ruolo significativo delle opere di Fontana (1899-1968) nella storia dell’arte contemporanea e la sua influenza nei confronti del movimento della luce e dello spazio e dell’arte immersiva. Lucio Fontana propose una forma d'arte nuova e multidimensionale che superasse l'arte tradizionale e sapesse stare al passo con i tempi, abbracciando i progressi tecnologici ed evolvendosi insieme a loro.
Già nel 1946 con la pubblicazione del Manifiesto Blanco in Argentina Lucio Fontana definì una nuova arte, slegata dai canoni classici di pittura e scultura e strettamente connessa alle dimensioni di tempo e spazio. L’anno seguente, poi, ritornato in Italia, entrò in contatto con un gruppo di giovani artisti e critici e con alcuni di loro pubblicò il Primo Manifesto dello Spazialismo, che diede ulteriore slancio alla sua volontà di far evolvere l’arte.
La mostra di Gangwon-do si concentra sull’arte spazialista di Fontana che si è sviluppata dopo la proclamazione dei due manifesti. L’artista tentò di incapsulare la forma, il colore e gli aspetti scultorei del suono nello spazio, cercando di allargare l’opera d’arte ad una quarta dimensione, che incorporasse i movimenti dello spettatore. Nasce così, nel 1949, la serie Ambienti Spaziali con cui Fontana volle superare i limiti della piattezza insiti nella pittura tradizionale, sino ad elaborare il suo Concetto spaziale e creare la serie “Buchi”, bucando appunto la tela, e “Tagli”, tagliando la tela stessa con un taglierino.
Nelle sale del museo coreano saranno installati sei ambienti spaziali, per i quali sono state riprodotte fedelmente le ambientazioni originali di ciascuna opera d'arte dagli anni Quaranta agli anni Sessanta: dal primo ambiente spaziale a luce nera, presentato alla Galleria dei Navigli nel 1949, fino alla struttura al neon per la IX Triennale di Milano del 1951 i visitatori saranno invitati a entrare negli ambienti espansi di Fontana, trascendendo la materialità e immergendosi nella luce e nello spazio, diventando parte dell’opera stessa.
Curata dal Korea Research Institute of Contemporary Art (KoRICA) in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana, l’esposizione “Lucio Fontana. Spatial Concept” è organizzata dal Sorol Art Museum con il sostegno dell’Ambasciata d’Italia e dell’Istituto Italiano di Cultura di Seoul. (aise)