"Italiani d’Egitto": la mostra ad Alessandria d’Egitto

foto Bibliotheca Alexandrina

ALESSANDRIA D’EGITTO\ aise\ - Due delle più significative figure della letteratura italiana del Novecento, Filippo Tommaso Marinetti e Giuseppe Ungaretti, sono nate ad Alessandria d’Egitto, rispettivamente il 22 dicembre 1876 e l’8 febbraio 1888, e hanno passato gli anni della formazione nella città cosmopolita.
A loro è dedicata “Italiani d’Egitto”, mostra ideata dalla Direzione generale Biblioteche e diritto d’autore e dalla Biblioteca nazionale centrale di Roma con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura del Cairo, della Direzione generale Archivi e del Gabinetto scientifico-letterario G.P. Vieusseux.
Inaugurata sabato scorso alla presenza del Ministro della Cultura Alessandro Giuli, in occasione del passaggio di Nave Vespucci ad Alessandria, la mostra rimarrà aperta al pubblico presso la Hall of Fame della Bibliotheca Alexandrina, fino al 2 marzo.
L’esposizione intende mettere in luce quanto per entrambi gli autori l’esperienza egiziana sia stata fondamentale per la loro formazione, scrittura e futura produzione letteraria attraverso l’esposizione di rare prime edizioni, tra cui una con dedica autografa di Marinetti, oltre a esemplari unici di giornali e testi dei due scrittori, provenienti dai fondi della stessa Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Tracce importanti di quel periodo emergono in diverse loro opere, segno di un legame non solo biografico che permane nel tempo e accompagna la loro scrittura fino all’ultimo.
Il fondatore del più importante movimento d’avanguardia italiano, Filippo Tommaso Marinetti, proprio nel 1909, anno della pubblicazione del primo manifesto futurista, pubblica anche il romanzo Mafarka le Futuriste con il particolare sottotitolo (Roman africain), ambientato in un’Africa immaginaria. Marinetti tornerà in Egitto nel 1930: la Gazzetta del Popolo di Torino pubblica man mano gli articoli sul viaggio, raccolti poi nel volume Il fascino dell’Egitto del 1933 nel pieno della scrittura parolibera. Il legame con il Paese natale è destinato a rimanere saldo fino agli ultimi anni quando vedrà la luce il poema in prosa autobiografico Una sensibilità italiana nata in Egitto, edito postumo.
Per Giuseppe Ungaretti, uno dei più rilevanti poeti italiani che in una lettera a Giovanni Papini si autodefinisce “poeta egiziano”, il primo stimolo della poesia è il deserto. Proprio ai confini del deserto è situata Alessandria d’Egitto e della città il poeta serberà «il sentimento del deserto e del mare, che col deserto faceva pianura illimitata». La città di Alessandria permea le sue prime poesie già dal titolo Il Porto Sepolto, poi confluite nella raccolta Allegria di naufragi del 1919. Gli anni egiziani sono segnati dall’amicizia con Moammed Sceab, a cui è dedicata la lirica d’apertura, In memoria.
Sempre ne Il Porto Sepolto è presente la celebre poesia I fiumi: «Questo è il Nilo / che mi ha visto / nascere e crescere / e ardere d’inconsapevolezza / nelle estese pianure». Il distacco da Alessandria d’Egitto sarà messo in versi in un componimento de Il Porto Sepolto, Silenzio, più tardi nella raccolta successiva Sentimento del Tempo del 1933, nella poesia 1914-1915. Tra le poesie disperse è da ricordare, inoltre, Paesaggio d’Alessandria. Come Marinetti, anche Ungaretti torna in Egitto, inviato della Gazzetta del Popolo di Torino. Da quel viaggio nascono le prose di viaggio Quaderno egiziano 1931, sezione del libro Il deserto e dopo. (aise)