Mattarella: il nuovo anno porti vera pace ovunque

ROMA\ aise\ - “Queste sono ore di speranza nel futuro dell’anno che viene; tocca a noi saperle tradurre in realtà”. Questo l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha aperto il suo messaggio di fine anno con un richiamo alla pace, ricordando prima la guerra in Ucraina, poi l’arresto di Cecilia Sala, con un richiamo all’importanza della libertà di espressione e al ruolo dei giornalisti, e citando poi l’apertura del Giubileo e il “richiamo alla speranza” di Papa Francesco, per sottolineare la necessità di “coltivare la fiducia” e il bisogno di “riorientare la nostra convivenza, il modo di vivere insieme” per superare le “faglie profonde” che attraversano la nostra società e dare opportunità a tutti, in egual modo, a cominciare dai giovani che spesso sono costretti ad “andare all’estero” perché “senza alternative”. Nel suo discorso, il Presidente ha evidenziato l’importanza del rispetto tra gli uomini, ma anche per il clima; la sicurezza sul lavoro e il rispetto dei diritti, anche dei carcerati; il “patriottismo” dei militari e dei medici, degli insegnanti e deli imprenditori che lavorano con coscienza, dei volontari, degli “anziani che assicurano sostegno alle loro famiglie”, degli immigrati che vivono qui e contribuiscono alla crescita dell’Italia. Tanti i “valori e comportamenti incoraggianti e positivi che ho riscontrato nelle testimonianza di tanti italiani”, ha detto Mattarella che non ha mancato di ricordare nel 2025 celebreremo gli 80 anni della Liberazione.
“Care concittadine e cari concittadini,
questo nostro incontro tradizionale mi consente di rivolgere l’augurio più sincero a tutti voi, a chi si trova in Italia e agli italiani che sono all’estero”, le parole del presidente. “Stiamo vivendo come ogni fine anno ore di attesa per un tempo nuovo che viene e che speriamo migliore. Ore in cui cerchiamo la serenità rinsaldando i nostri rapporti. Nelle nostre comunità, nelle famiglie, nelle amicizie. Facciamo i nostri auguri e ne riceviamo. Non è soltanto un rito, è la dimostrazione della nostra natura più autentica, quella che ci chiama alla relazione con gli altri. Lo facciamo, dobbiamo farlo tanto più in quanto viviamo momenti difficili. Quando migliaia di vittime civili delle guerre in corso turbano tragicamente le nostre coscienze”.
Le morti a Gaza, i bombardamenti russi in Ucraina, gli “innocenti rapiti da Hamas, e tuttora ostaggi”, ci sono “forme di barbarie non risparmiano neppure il Natale e le festività più sentite. Eppure mai come adesso la pace grida la sua urgenza”. La pace, ha sottolineato, “che la nostra Costituzione indica come obiettivo irrinunziabile, che l’Italia ha sempre perseguito, anche con l’importante momento quest’anno della presidenza del G7. La pace di cui l’Unione Europea è storica espressione. La pace che non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi, ma la pace del rispetto dei diritti umani, la pace del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità. Perché è giusto. E - se questo motivo non fosse ritenuto sufficiente - perché è l’unica garanzia di una vera pace, evitando che vengano aggrediti altri Paesi d’Europa”.
“Questo è, quindi, il primo augurio che tutti ci rivolgiamo. Che il nuovo anno porti vera pace ovunque”, ha detto Mattarella. “Interpreto, in queste ore, l’angoscia di tutti per la detenzione di Cecilia Sala. Le siamo vicini in attesa di rivederla al più presto in Italia. Quanto avviene segnala ancora una volta il valore della libera informazione. Tanti giornalisti rischiano la vita per documentare quel che accade nelle sciagurate guerre ai confini dell’Europa, in Medio Oriente e altrove. Spesso pagano a caro prezzo il servizio che rendono alla comunità”.
“La notte di Natale Papa Francesco - cui invio auguri pieni di riconoscenza - ha aperto il Giubileo, facendo risuonare nel mondo il richiamo alla speranza. Quelle di questa sera – ha evidenziato Mattarella – sono ore di speranza nel futuro, nell’anno che viene. Tocca a noi saperla tradurre in realtà”.
Ma, si è chiesto il Presidente, “cosa significa concretamente coltivare fiducia in un tempo segnato, oltre che dalle guerre, da squilibri, da conflitti? Vi è bisogno di riorientare la convivenza, il modo di vivere insieme. In questo periodo sembra che il mondo sia sottoposto a una allarmante forza centrifuga, capace di dividere, di allontanare, di radicalizzare le contrapposizioni. Sono lacerate le pubbliche opinioni. Faglie profonde attraversano le nostre società. La realtà che viviamo ci presenta contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza”, ha detto ancora il Capo dello Stato, citando “l’aumento in modo esponenziale della ricchezza di pochissimi mentre si espande la povertà di tanti” a livello globale così come “la crescita della spesa in armamenti, innescata nel mondo dall’aggressione della Russia all’Ucraina - che costringe anche noi a provvedere alla nostra difesa – e che ha toccato quest’anno la cifra record di 2.443 miliardi di dollari. Otto volte di più di quanto stanziato alla recente Cop 29, a Baku, per contrastare il cambiamento climatico, esigenza, questa, vitale per l’umanità. Una sconfortante sproporzione”.
“Luci e ombre riguardano anche la nostra Italia”, ha osservato Mattarella. “La scienza, la ricerca, le nuove tecnologie aprono possibilità inimmaginabili fino a poco tempo addietro per la cura di malattie ritenute inguaribili. Nello stesso tempo vi sono lunghe liste d’attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita. Numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari”.
Se “i dati dell’occupazione sono incoraggianti”, restano “aree di precarietà, di salari bassi, di lavoratori in cassa integrazione. L’export italiano registra dati positivi, e così il turismo. Segno che il Paese esercita una forza di attrazione, che va anche al di là delle sue bellezze naturali, delle sue città d’arte, della sua cultura. Con questo aspetto confortante stride il fenomeno dei giovani che vanno a lavorare all’estero perché non trovano alternative, spesso dopo essersi laureati”.
Richiamato il divario tra Nord e Sud, Mattarella ha indicato la necessità di “colmare queste distanze” perché “assicurare un'effettiva pienezza di diritti è il nostro compito”.
Nel suo discorso, Mattarella ha citato il mutamento del clima che “incide decisamente anche sugli eventi meteo che subiamo in Italia”, il fenomeno della violenza che “tocca tutto il mondo ma diviene ancor più allarmante quando coinvolge i nostri ragazzi”, e poi “bullismo, risse, uso di armi” così come “preoccupante” è il “diffondersi del consumo di alcool e di droghe, vecchie e nuove, anche tra i giovanissimi. Comportamenti purtroppo alimentati dal web che propone sovente modelli ispirati alla prepotenza, al successo facile, allo sballo”.
I giovani, ha sottolineato, “sono la grande risorsa del nostro Paese. Possiamo contare sul loro entusiasmo, sulla loro forza creativa, sulla generosità che manifestano spesso. Abbiamo il dovere di ascoltare il loro disagio, di dare risposte concrete alle loro esigenze, alle loro aspirazioni. La precarietà e l’incertezza che avvertono le giovani generazioni vanno affrontate con grande impegno anche perché vi risiede una causa rilevante della crisi delle nascite che stiamo vivendo. Si intrecciano, quindi, straordinarie potenzialità e punti di debolezza da risolvere. Impegniamoci per una comune speranza che ci conduca con fiducia verso il futuro”.
Ricordato che la Treccani ha scelto, come parola dell’anno, “rispetto”, Mattarella ha sostenuto che “il rispetto verso gli altri rappresenta il primo passo per una società più accogliente, più rassicurante, più capace di umanità. Il primo passo sulla strada per il dialogo, la collaborazione, la solidarietà, elementi su cui poggia la nostra civiltà. Rispetto della vita, della sicurezza di chi lavora”.
Nel pensiero del Presidente anche i diritti dei carcerati e del personale che se ne occupa.
“La fine dell’anno è anche tempo di bilancio. Ho incontrato valori e comportamenti positivi e incoraggianti nel volto, nei gesti, nelle testimonianze di tanti nostri concittadini”, ha proseguito, citando tra gli altri Sammy Basso. E ancora: “si trovano nel rumore delle ragazze e dei ragazzi che non intendono tacere di fronte allo scandalo dei femminicidi. Siamo stati drammaticamente coinvolti nell’orrore per l’inaccettabile sorte di Giulia Cecchettin e, come lei, di tante altre donne uccise dalla barbarie di uomini che non rispettano la libertà e la dignità femminile e, in realtà, non rispettano neppure sé stessi. Non vogliamo più dover parlare delle donne come vittime. Vogliamo e dobbiamo parlare della loro energia, del loro lavoro, del loro essere protagoniste”.
Esempi di persone che “hanno scelto di operare per il bene comune perché è proprio questa trama di sentimenti, di valori, di tensione ideale quel che tiene assieme le nostre comunità e traduce in realtà quella speranza collettiva che insieme vogliamo costruire. È questa medesima trama che ci consentirà di evitare quelle divaricazioni che lacerano le nostre società producendo un deserto di relazioni, un mondo abitato da tante solitudini. Siamo tutti chiamati ad agire, rifuggendo da egoismo, rassegnazione o indifferenza”.
“Nella quotidiana esperienza di tanti nostri concittadini si manifesta un sentimento vivo, sempre attuale, dell’idea di Patria”, ha detto ancora il Presidente prima di citare diversi esempi di “patriottismo”: “quello dei medici dei pronto soccorso, che svolgono il loro servizio in condizioni difficili e talvolta rischiose. Quello dei nostri insegnanti che si dedicano con passione alla formazione dei giovani. Di chi fa impresa con responsabilità sociale e attenzione alla sicurezza. Di chi lavora con professionalità e coscienza. Di chi studia e si prepara alle responsabilità che avrà presto. Di chi si impegna nel volontariato. Degli anziani che assicurano sostegno alle loro famiglie. È patriottismo quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità. È fondamentale creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione perché anche da questo dipende il futuro delle nostre società”.
La sicurezza “rimane una preoccupazione dei cittadini e massimo sostegno deve essere assicurato alle vittime dei reati”, ha aggiunto, richiamando l’importanza del lavoro delle forze dell’ordine.
Mattarella ha quindi rivolto “un saluto alle donne e agli uomini di sport in questo che è stato un anno olimpico e paralimpico. Ricordo le notti di Parigi, l’orgoglio dei nostri atleti attorno alla nostra bandiera. Sono a loro grato per i successi e ancor di più per l’autentico spirito sportivo con cui hanno vissuto la loro partecipazione: un bell’esempio, ben oltre i confini dello sport”.
Quindi, la Liberazione, di cui “nel 2025 celebreremo gli ottanta anni”. Essa “è fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità. Una ricorrenza importante. Reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia. Sono valori che animano la vita del nostro Paese, le attese delle persone, le nostre comunità. Si esprimono e si ricompongono attraverso l’ampia partecipazione dei cittadini al voto, che rafforza la democrazia; attraverso la positiva mediazione delle istituzioni verso il bene comune, il bene della Repubblica: è questo il compito alto che compete alla politica. Siamo chiamati a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale. È un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra. Perché la speranza non può tradursi soltanto in attesa inoperosa. La speranza – ha sottolineato, concludendo – siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte. Buon anno a tutti!”. (aise)