“Olivetti. Storie da una collezione”: la mostra a Cesano Maderno in occasione della Milano Design Week

© Olivetti

MILANO\ aise\ - “Cara Valentine, voglio dirti con la presente che sono contento della nostra amicizia e che ti scriverò molte lettere”: la dedica è presente in una mazzetta di dieci cartoncini illustrati che compongono il libretto di istruzioni della Valentine disegnata da Ettore Sottsass con Perry A. King e Alberto Leclerc King per Olivetti nel 1968. Questo è solo uno degli oltre 500 oggetti di comunicazione, grafica e pubblicità raccolti all’interno del volume “Olivetti. Storie da una collezione”, che il comune di Cesano Maderno ha scelto di portare in mostra a Palazzo Arese Borromeo in occasione della prossima Milano Design Week, dal 13 aprile al 2 giugno.
Pubblicato a gennaio da Ronzani Editore, con il patrocinio dell’Associazione Archivio Storico Olivetti e di Tipoteca Italiana, il libro – volume della collana Arti e design diretta da Fiorella Bulegato – è stato curato da Sergio Polano, storico dell’architettura recentemente scomparso, e da Alessandro Santero, libraio antiquario e collezionista, con la direzione artistica di Giorgio Cedolin.
La mostra omonima, con allestimento a cura di M•IA Studio di Cristina Barbiani ed Elisabetta Facchinetti, offrirà al pubblico l’occasione di un confronto diretto con alcuni dei materiali accuratamente raccolti e descritti nelle oltre 300 pagine del testo: progetti, disegni, brochure, manifesti, libri aziendali, libretti d’istruzione e cataloghi appartenenti a questa importante collezione privata.
Dal libro 25 anni di Olivetti del 1933, con la copertina di Bruno Munari, primo esempio italiano di grafica aziendale all’avanguardia, al fascicolo che analizza le questioni urbanistiche legate alla casa operaia. Dalla rarissima brochure Storia della scrittura, dove il poeta Leonardo Sinisgalli commenta “una pagina scritta a macchina è una pagina scritta da una mano mitologica che ha 45 dita”, al volume in cui Elio Vittorini parla di “umanesimo pubblicitario” (1939). E ancora: dai ritratti degli operai completi di testimonianze dirette in Olivetti di Ivrea. Visita a una fabbrica (grafica di Albe Steiner) alla Piccola guida di ortografia affidata all’allora presidente dell’Accademia della Crusca.
Spiccano le foto scattate da Mulas, Ballo, Zanuso, Roiter per il volume Olivetti 1908 – 1958. Sbuca anche una Lettera allo studente, brochure pubblicitaria che proponeva l’acquisto a rate di una Lettera 22 con, in omaggio, libri o abbonamenti a riviste. Dello stesso anno è il catalogo prodotto con prefazione firmata da Richard Neutra che, a titolo di compenso, non chiese denaro ma, a sorpresa, proprio una Lettera 22. Compaiono anche il bambino, il gioco, il giocattolo, il catalogo Arte Cinetica. Arte programmata in cui Umberto Eco, nel ’62, teorizzava l’arte cinetica come “opera aperta”; fino alla prima delle agende Olivetti con progetto grafico di Enzo Mari e disegni di Jean-Michel Folon.
E il libro Uffici. From the traditional office to the open-plan office del 1974 a cura di Ettore Sottsass. Non manca ovviamente la prima edizione originale della Città dell’uomo, testamento spirituale dell’imprenditore di Ivrea.
“Dobbiamo far bene le cose e farlo sapere”, sosteneva Olivetti. Il libro e la mostra Olivetti. Storie da una collezione hanno il merito di far sapere al pubblico di oggi quante cose la fabbrica Olivetti sia riuscita a fare così bene nell’ambito della comunicazione, della grafica e della pubblicità, temi finora ancora poco indagati dall’analisi olivettiana. (aise)