Papa Francesco dice “no” alla guerra che distrugge la vita

ROMA\ aise\ - Nella Giornata per la Vita, in cui si celebra il “valore primario della vita umana”, Papa Francesco ha ribadito il suo “no” alla guerra, che “distrugge tutto, distrugge la vita e induce a disprezzarla” e che “sempre è una sconfitta”. Lo ha detto al termine dell’Angelus in piazza San Pietro, dove, di fronte ai fedeli e pellegrini accorsi per la preghiera, Bergoglio ha rinnovato “l’appello, specialmente ai governanti di fede cristiana, affinché si metta il massimo impegno nei negoziati per porre fine a tutti i conflitti in corso”. E ha invitato a pregare “per la pace nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Nord Kiwu”.
Durante l’Angelus il Pontefice ha illustrato ieri il Vangelo della liturgia (Lc 2,22-40) in cui si parla di “Maria e Giuseppe che portano il bambino Gesù al Tempio di Gerusalemme. Secondo la Legge lo presentano nella dimora di Dio, per ricordare che la vita viene dal Signore. E mentre la Santa Famiglia compie ciò che nel popolo d’Israele si faceva sempre, di generazione in generazione, succede qualcosa che non era accaduto mai. Due anziani, Simeone e Anna, profetizzano riguardo a Gesù: ambedue lodano Dio e parlano del bambino “a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (v. 38). Le loro voci commosse risuonano tra le vecchie pietre del Tempio, annunciando il compimento delle attese d’Israele. Davvero Dio è presente in mezzo al suo popolo: non perché abiti tra quattro mura, ma perché vive come uomo tra gli uomini. È questa la novità di Gesù. Nella vecchiaia di Simeone e Anna accade la novità che cambia la storia del mondo”.
“Dal canto loro”, ha proseguito Papa Francesco, “Maria e Giuseppe si stupivano delle cose che sentivano (cfr v. 33). Quando Simeone prende in braccio il bambino, infatti, lo chiama in tre modi bellissimi, che meritano una riflessione. Tre modi, tre nomi che gli dà. Gesù è la salvezza; Gesù è la luce; Gesù è segno di contraddizione. Anzitutto Gesù è la salvezza. Così dice Simeone, pregando Dio: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli” (vv. 30-31). Questo sempre ci lascia stupiti: la salvezza universale concentrata in uno solo! Sì, perché in Gesù abita tutta la pienezza di Dio, del suo Amore (cfr Col 2,9). Secondo aspetto: Gesù è “luce per illuminare le genti” (v. 32). Come sole che sorge sul mondo, questo bambino lo riscatterà dalle tenebre del male, del dolore e della morte. Quanto abbiamo bisogno, anche oggi, di luce, di questa luce! Infine, il bambino abbracciato da Simeone è segno di contraddizione “affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (v. 35). Gesù rivela il criterio per giudicare tutta la storia e il suo dramma, e anche la vita di ognuno di noi. E qual è questo criterio? È l’amore: chi ama vive, chi odia muore”.
“Gesù è la salvezza, Gesù è la luce e Gesù è il segno di contraddizione”, ha detto ancora una volta Bergoglio. “Illuminati da questo incontro con Gesù, possiamo allora chiederci: io che cosa attendo nella mia vita? Qual è la mia grande speranza? Il mio cuore desidera vedere il volto del Signore? Aspetto la manifestazione del suo disegno di salvezza per l’umanità?”. Infine l’invito a pregare insieme “Maria, madre purissima, perché ci accompagni nelle luci e nelle ombre della storia, ci accompagni sempre all’incontro con il Signore”. (p. di dionisio\aise)