Papa Francesco: Dio ci accoglie e ci ama senza etichette e pregiudizi

ROMA\ aise\ - “Guardiamo al cuore di Dio, perché la Chiesa e la società non escludano nessuno, non trattino nessuno da “impuro”, perché ciascuno, con la propria storia, sia accolto e amato senza etichette, senza pregiudizi, sia amato senza aggettivi”, come fa Dio con noi. Questo il messaggio che Papa Francesco ha affidato a fedeli e pellegrini raccolti ieri in piazza San Pietro per assistere alla recita dell’Angelus nell’ultima domenica di giugno.
“Il Vangelo della liturgia odierna ci racconta due miracoli che sembrano essere intrecciati fra loro”, ha esordito Bergoglio. “Mentre Gesù va a casa di Giairo, uno dei capi della sinagoga, perché la sua figlioletta è gravemente malata, lungo la strada una donna emorroissa gli tocca il mantello e Lui si ferma per guarirla. Nel frattempo, annunciano che la figlia di Giairo è morta, ma Gesù non si ferma, arriva nella casa, va nella camera della fanciulla, la prende per mano e la rialza, riportandola in vita (Mc 5,21-43). Due miracoli, uno di guarigione e un altro di risurrezione. Queste due guarigioni sono raccontate in un unico episodio”, ha continuato il Papa. “Entrambe avvengono attraverso il contatto fisico. Infatti, la donna tocca il mantello di Gesù e Gesù prende per mano la fanciulla. Per quale motivo è importante questo “toccare”? Perché queste due donne – una perché ha perdite di sangue e l’altra perché morta – sono considerate impure e quindi con loro non può esserci un contatto fisico. E invece Gesù si lascia toccare e non ha paura di toccare. Gesù si lascia toccare e non ha paura di toccare. Prima ancora della guarigione fisica, Egli mette in crisi una concezione religiosa sbagliata, secondo cui Dio separa i puri da una parte e gli impuri dall’altra. Invece, Dio non fa questa separazione, perché tutti siamo suoi figli, e l’impurità non deriva da cibi, malattie, e nemmeno dalla morte, ma l’impurità viene da un cuore impuro”.
“Impariamo questo”, ha dunque affermato Francesco: “davanti alle sofferenze del corpo e dello spirito, alle ferite dell’anima, alle situazioni che ci schiacciano e anche davanti al peccato, Dio non ci tiene a distanza, Dio non si vergogna di noi, Dio non ci giudica; al contrario, Egli si avvicina per farsi toccare e per toccarci, e sempre ci rialza dalla morte. Sempre ci prende per mano per dirci: figlia, figlio, alzati! (cfr Mc 5,41), cammina, vai avanti! “Signore sono peccatore” – “Vai avanti, io mi sono fatto peccato per te, per salvarti” – “Ma tu Signore, non sei peccatore” – “No, ma io ho subito tutte le conseguenze del peccato per salvarti”. È bello questo!”.
Il Santo Padre ha dunque invitato i fedeli a fissare “nel cuore questa immagine che Gesù ci consegna: Dio è uno che ti prende per mano e ti rialza, uno che si lascia toccare dal tuo dolore e ti tocca per guarirti e ridonarti la vita. Egli non discrimina nessuno perché ama tutti”.
Poi ha chiesto: “noi crediamo che Dio è così? Ci lasciamo toccare dal Signore, dalla sua Parola, dal suo amore? Entriamo in relazione con i fratelli offrendo loro una mano per rialzarsi, oppure ci teniamo a distanza ed etichettiamo le persone in base ai nostri gusti e alle nostre preferenze? Noi etichettiamo le persone. Vi faccio una domanda: Dio, il Signore Gesù, etichetta le persone? Ognuno si risponda. Dio etichetta le persone? E io, vivo continuamente etichettando le persone?”.
“Fratelli e sorelle”, ha infine concluso Bergoglio, “guardiamo al cuore di Dio, perché la Chiesa e la società non escludano, non escludano nessuno, non trattino nessuno da “impuro”, perché ciascuno, con la propria storia, sia accolto e amato senza etichette, senza pregiudizi, sia amato senza aggettivi”.
Al termine dell’Angelus, Papa Francesco ha osservato che ieri si ricordavano i Protomartiri romani. “Anche noi viviamo in un tempo di martirio, ancor più dei primi secoli”, ha detto. “In varie parti del mondo tanti nostri fratelli e sorelle subiscono discriminazione e persecuzione a causa della fede, fecondando così la Chiesa. Altri poi affrontano un martirio “coi guanti bianchi”. Sosteniamoli e lasciamoci ispirare dalla loro testimonianza di amore per Cristo”.
Infine il Pontefice ha implorato “il Sacro Cuore di Gesù di toccare i cuori di quanti vogliono la guerra, perché si convertano a progetti di dialogo e di pace”, invitando a non dimenticare “la martoriata Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar e tanti altri luoghi dove si soffre tanto a causa della guerra”. (p.di dionisio\aise)