Riapre a Roma il Museo Ostiense

ROMA\ aise\ - Riapre al pubblico, all'interno del Parco archeologico di Ostia antica, il Museo Ostiense con un finanziamento Cipe di oltre 3 milioni di euro.
Alla cerimonia odierna sono intervenuti il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il direttore generale Musei, Massimo Osanna, e il direttore del Parco archeologico di Ostia antica, Alessandro D’Alessio.
L’intervento si è articolato in due distinti capitoli, uno relativo ai lavori di adeguamento strutturale e allestimento, l’altro al restauro delle opere inserite nel percorso espositivo.
La necessità di riallestire il museo nasce dalla duplice esigenza di illustrare la storia e il contesto della città romana di Ostia grazie a un racconto museale del tutto nuovo rispetto al passato e, al tempo stesso, di adeguare e mettere a norma, anche dal punto di vista statico-strutturale e dell’accessibilità fisica e cognitiva, il Casone del Sale, l’edificio risalente al XVI secolo e già sede del Museo Ostiense. Quest’ultimo è stato aggiornato anche nella dotazione impiantistica, illuminotecnica e tecnologica, oltre che sul piano scientifico ed espositivo, al fine di conferire alle opere che ospita la giusta atmosfera e la piena godibilità.
Cenni storici
Prima colonia di Roma e porta dell’Urbe sul Mediterraneo, Ostia fu fondata secondo la tradizione letteraria dal quarto re di Roma Anco Marzio (VII secolo a.C.). I dati archeologici non risalgono però oltre il IV secolo a.C., epoca alla quale si datano i resti più antichi dell’insediamento fortificato (castrum) posto alla foce del Tevere. Nel I secolo a.C. la città era a tal punto cresciuta che dovette dotarsi di una cinta muraria ben più ampia, la cui costruzione fu avviata sotto il consolato di Cicerone. Nel I secolo d.C., con la costruzione di Portus per volontà dell’imperatore Claudio, poi ampliato da Traiano all’inizio del II secolo, Ostia potenziò il suo ruolo di scalo commerciale di Roma. Questo comportò uno sviluppo economico e demografico che si tradusse in uno straordinario impulso edilizio e monumentale. A partire dalla metà del III secolo d.C., invece, la città entrò in una fase di inesorabile declino che condusse al suo progressivo e poi definitivo abbandono intorno alla metà del VI secolo.
Dopo essere stata per secoli cava di materiali a cielo aperto, nella seconda metà del Settecento Ostia fu oggetto di sterri finalizzati al recupero di opere d’arte e altri oggetti destinati al mercato antiquario. Le prime indagini archeologiche mirate a rendere il sito accessibile risalgono al XIX secolo, ma è sotto la direzione di Dante Vaglieri (dal 1908 al 1913), e poi a seguire di Guido Calza (fino al 1946), che la città romana venne progressivamente riportata alla luce. Nel 1934 fu inaugurato il Museo Ostiense all’interno del Casone del Sale, per il cui primo riallestimento si dovrà attendere il 1962. Oggi, a più di 60 anni, il Museo riapre, rinnovato e totalmente ripensato.
Percorso espositivo
Articolato in 12 sale, il racconto museale si sviluppa in 7 grandi macrotemi: le origini e l’età repubblicana, il potere imperiale, gli spazi civici, la gente, le religioni e i culti, le necropoli del territorio, le forme dell’abitare. Focus specifici riguardano il santuario di via della Foce, i contesti funerari dall’Isola Sacra e lo spazio “dei filosofi”.
Il percorso espositivo è integrato da un apparato multimediale che va a completare gli strumenti didattici tradizionali: touchscreen su cui si possono approfondire, attraverso fotografie storiche e disegni conservati negli archivi ostiensi, i principali monumenti e quartieri cittadini – un modo per rendere fruibile un patrimonio di documentazione solitamente non visibile; inoltre, video di approfondimento fruibili mediante sistema sound shower, cioè con audio direzionato sullo spettatore in modo da non arrecare disturbo agli altri visitatori presenti in sala.
In occasione del riallestimento, oltre cento opere che ne costituiscono la collezione permanente sono state interessate da interventi di restauro specialistico: un progetto complesso, che ha affrontato diverse situazioni conservative determinate innanzitutto dalla tipologia dei manufatti (sculture, rilievi, mosaici, pitture, ecc.) e dai relativi materiali costitutivi; si è inoltre dovuto tenere conto delle integrazioni e modifiche apportate alle opere dopo il loro rinvenimento nel corso del XX secolo. Diversamente dal passato, si è deciso di non reintegrare quanto inesorabilmente perduto, proprio per favorire l’apprezzamento di quanto invece superstite; pertanto, per una serie di sculture sono state studiate e dimensionate strutture autoportanti in metallo, in grado di restituire gli ingombri delle porzioni assenti consentendo al visitatore di immaginare e reintegrare mentalmente le parti perdute.
La realizzazione del nuovo Museo Ostiense ha rappresentato un impegno importante del Parco archeologico di Ostia antica, nel segno di una sempre maggiore e più diversificata offerta culturale che va ad aggiungersi alla serie di nuove aperture dei rispettivi luoghi già approntate negli ultimi 4 anni: dapprima l’inaugurazione, nell’ottobre 2021, del Museo delle Navi di Fiumicino e la contestuale apertura in via continuativa, dal martedì alla domenica, dell’area archeologica dei porti di Claudio e di Traiano e della Necropoli di Porto all’Isola Sacra a Fiumicino, del Castello di Giulio II a Ostia Antica; infine, risale all’ottobre 2023 l’inaugurazione, alla presenza del ministro Sangiuliano, del complesso della basilica di Sant’Ippolito all’Isola Sacra a Fiumicino.
“Questa riapertura è importante non solo per il Parco archeologico di Ostia ma per l’intero sistema museale nazionale”, ha detto Sangiuliano. “All’interno del sito, con un nuovo percorso espositivo e il restauro di numerose opere, è possibile comprendere pienamente il ruolo di Ostia nella storia di Roma. I musei sono la geografia identitaria della nazione. I dati, eccezionali, sull’affluenza resi noti in questi giorni, con 57 milioni di visitatori nel 2023 e oltre il 22 per cento rispetto all’anno precedente, confermano una rinnovata consapevolezza da parte di cittadini e turisti dell’importanza di visitare un sito culturale. In meno di due anni abbiamo riaperto numerosi musei: Castellammare di Stabia, Correale di Sorrento e stiamo lavorando per altre riaperture. Ritengo che la cultura debba essere uniformemente diffusa su tutto il territorio nazionale perché significa innanzitutto qualità della vita. L’Italia è una super potenza culturale, un unicum nella storia globale e dobbiamo essere orgogliosi, quando si inaugura un nuovo sito museale, del nostro grande passato”.
“La riapertura del Museo Ostiense rappresenta un risultato di grande rilevanza non solo per il Parco archeologico di Ostia antica, ma per l’intero Sistema museale nazionale, di cui va ad arricchire l’offerta culturale, anche nella direzione di un rafforzamento dei percorsi di visita in un’ottica di rete”, ha commentato Massimo Osanna. “Questo traguardo offre inoltre un contributo fondamentale al più ampio obiettivo, fortemente perseguito dalla Direzione generale Musei, di valorizzazione del patrimonio culturale inespresso: reperti, opere e spazi che diventano o tornano fruibili al pubblico, con i depositi che, da luoghi dimenticati, sono ormai sempre più il crocevia da cui passano il ripensamento e il rinnovamento dei nostri luoghi della cultura”.
“L’intero Parco archeologico, con le monumentali aree dei porti imperiali di Claudio e Traiano e della Necropoli di Porto all’Isola Sacra, rappresentano, senza dubbio, un caposaldo dell’archeologia e della storia dell’arte romana, per quel che riguarda sia la produzione scultorea, sia e soprattutto quella musiva e pittorica con opere di altissima qualità del tutto identitarie ed esemplificative della realtà ostiense”, ha osservato Alessandro D’Alessio. “E lo stesso può dirsi dell’architettura monumentale e dell’edilizia di Ostia, praticamente una summa delle tipologie e delle tecniche costruttive come della decorazione architettonica romana. La prima ambizione del Museo Ostiense è quella di ricomporre, come mai era stato prima e al netto dei pur imprescindibili aspetti museografici, la rete di relazioni, strettissime e biunivoche, che unisce i capolavori e gli altri oggetti esposti ai contesti urbani, infrastrutturali e funerari di pertinenza. Mettere cioè a sistema la città (quella dei vivi e quella dei morti), le sue istituzioni e il suo funzionamento, con la cultura artistica e materiale che ne promanò”.
Per accompagnare la visita del museo è stata pubblicata un’agevole guida, a cura di Alessandro D’Alessio e Cristina Genovese per i tipi Electa, che raccoglie i testi dei pannelli introduttivi al nuovo percorso e alle singole sale in cui si articola l’esposizione delle opere, comprensiva di una nutrita selezione dei pezzi più eclatanti e significativi. (aise)