Mattarella: la diplomazia presidio della pace

ROMA\ aise\ - “Rinnovare la fiducia nei confronti della diplomazia e nell’alta professionalità diplomatica non è esercizio laudatorio di maniera, ma un richiamo alla responsabilità”; e “tornare a investire risorse umane e intellettuali nella funzione diplomatica della mediazione è opera di grande utilità”, perché “la diplomazia, nella sua espressione autentica, è presidio della pace”. Con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha salutato oggi ambasciatori e ambasciatrici riuniti a Roma, presso la Sala Conferenze Internazionali della Farnesina, inaugurando con il ministro Antonio Tajani la 17^ edizione degli Stati Generali della Diplomazia.
La riflessione del capo dello Stato è partita da una constatazione: “Viviamo un’epoca di grande incertezza sul fronte internazionale. Il mondo, uscito stremato dalla pandemia, non ha imboccato la strada della collaborazione. Appare, al contrario, segnato dal proliferare di conflitti, da una corsa alla frammentazione, anche economica”. In questo quadro “le istituzioni multilaterali faticano ad agire in modo efficace” e “divisioni e fratture profonde si moltiplicano”.
“Siamo di fronte al paradosso di una società globale sempre più interconnessa e interdipendente che attraversa una fase in cui si affacciano nuovamente, con ricette stantie, le sirene del settarismo nazionalistico, etnico, quando non arbitrariamente religioso”, ha osservato Mattarella, chiedendosi “quale posto abbia la diplomazia in questo contesto”.
Ebbene “rinnovare fiducia nei confronti della diplomazia e nell’alta professionalità diplomatica non è esercizio laudatorio di maniera, ma richiamo alla responsabilità”, ha detto il presidente Mattarella, la cui presenza oggi ha inteso “testimoniare quanto sicurezza e prosperità della Repubblica dipendano anche dalla competenza e dedizione con cui svolgete la vostra opera, talvolta in contesti estremamente critici”.
Rivolgendo dunque il proprio “apprezzamento a quanti operano nella rete diplomatico-consolare”, Mattarella ha descritto in maniera vivida quale sia il ruolo della diplomazia italiana: “esercizio di paziente tessitura strategica” e ”proiezione dei valori propri alla comunità”, quei principi affermati dalla nostra Costituzione e che “ispirano la presenza dell’Italia nel mondo”. In particolare gli articoli 10 e 11: “diritto di asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l’esercito delle libertà democratiche, ripudio della guerra, perseguimento di pace e giustizia tra le nazioni anche attraverso limitazioni alla sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati”.
“Lo sforzo incessante della nostra azione è stato diretto a prevenire i conflitti, a elaborare soluzioni idonee a ricostruire il capitale di fiducia tra gli Stati, oggi pericolosamente eroso”, ha osservato il presidente Mattarella. “Questo ha consentito alla Repubblica di acquisire influenza e credibilità, in numerosi organismi multilaterali, a partire dalle Nazioni Unite, strumento ampiamente imperfetto ma prezioso”.
“Paziente e determinata ricerca della pace, difesa dei diritti inviolabili della persona, capacità di sintesi tra le posizioni dei nostri principali partner sui temi prioritari dell’agenda globale, sono gli sforzi evidenti, messi in campo anche nell’esercizio della Presidenza del G7”, ha proseguito, riconoscendo che “l’Italia ha dimostrato di saper coniugare la consapevolezza delle proprie scelte di collocazione internazionale con la capacità di interpretare le sensibilità di Paesi, a tratti distanti in termini di sensibilità, interessi, livello di sviluppo o matrice culturale”.
Di fronte ai “problemi di sicurezza e di stabilità” dovuti alle “gravi situazioni di conflitto” nel mondo, “tornare a investire risorse umane e intellettuali nella funzione diplomatica della mediazione è, dunque, opera di grande utilità”, ha affermato il capo dello Stato, auspicando che, dopo il cessate il fuoco in Libano con l’intesa di pochi giorni fa, non si spegna la speranza per Gaza. La diplomazia, d’altra parte, “conosce il valore prezioso dei piccoli passi”. Allo stesso tempo “mediare non significa rinunciare a obiettivi ambiziosi”.
Occorre dunque “l’immediata liberazione degli ostaggi israeliani”, ma anche “porre fine alle disumane sofferenze della popolazione civile della Striscia e poter farvi giungere aiuti immediati”; ma soprattutto “va ribadito fermamente che, per la Repubblica Italiana, l’autentica prospettiva di futuro risiede nella soluzione a due Stati. È un obiettivo privo di alternative”, ha ribadito Mattarella. “Perseguire l’obiettivo, ravvicinato, della statualità palestinese significa offrire al popolo della Cisgiordania e di Gaza un traguardo di giustizia e una convincente prospettiva di speranza per il proprio futuro, irrinunziabile condizione anche per una finalmente solida garanzia di sicurezza per Israele”.
“Con analoga tenacia occorrerà accompagnare la definizione dello Stato che sorgerà dalla nuova situazione siriana, sia dal punto di vista politico sia per quel che riguarda le conseguenze umanitarie”, ha proseguito il presidente della Repubblica, rivolgendo poi la sua attenzione all’Ucraina, che alla vigilia del terzo anno di conflitto vede il pericoloso “ingresso in campo di altri attori che forniscono truppe all’aggressione”, “alimentando i timori di una deriva fuori controllo”.
“L’Italia continuerà a lavorare affinché siano rispettati il diritto internazionale, l’integrità territoriale ucraina, il principio della sicurezza nucleare, il rilascio dei prigionieri di guerra, la restituzione alle famiglie dei bambini ucraini rapiti e condotti in Russia, l’accesso sicuro ai porti del Mar Nero e del Mar d’Azov, anche a beneficio della sicurezza alimentare al livello globale”, ha assicurato Mattarella. “L’Ucraina potrà contare sul nostro convinto sostegno militare, economico, diplomatico e umanitario”, ha aggiunto. “La prospettiva europea è quella che gli Ucraini hanno scelto e su di essa sanno di poter contare sul sostegno dell’Italia”.
Proprio di fronte alla guerra ucraina, così vicina ai propri confini, l’Unione Europea ha “trovato la forza e l’unità per reagire compatta”. Per il capon dello Stato “dobbiamo capitalizzare questa esperienza e non disperderla, proseguendo nel percorso di unificazione europea con l’ingresso dei Paesi dei Balcani Occidentali e riattivando efficacemente le politiche di vicinato della Ue e i suoi strumenti, a partire dall’Unione per il Mediterraneo che vedrà, nel 2025, il proprio trentennale”.
“La diplomazia, nella sua espressione autentica, è presidio della pace, come quest’ultima lo è dello sviluppo”, ha affermato Mattarella, ricordando che “la Legge 125 del 2014 definisce le attività di cooperazione come “parte integrante e qualificante” della nostra politica estera”, dunque anche della “proiezione internazionale dell’Italia”.
“La cooperazione allo sviluppo è sempre stata un indispensabile strumento per promuovere nel mondo una crescita equilibrata e giusta”, ha continuato Mattarella, puntando alla “lotta alla povertà”, alla “prevenzione dei conflitti”, al “consolidamento delle istituzioni democratiche” e alla “promozione di parametri di sostenibilità”, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e del Patto per il futuro delle Nazioni Unite.
Tra i ruoli della diplomazia vi è anche quello della “proiezione della complessa realtà del Sistema Italia” nel Paese in cui si opera. “La diplomazia economica resta, per un Paese che ha storicamente fondato il suo sviluppo sulle esportazioni, tassello centrale di un’efficace strategia di internazionalizzazione”, ha osservato il capo dello Stato. “Vale per la valorizzazione del nostro immenso patrimonio artistico, culturale, linguistico” e anche delle “attività educative, con le scuole italiane all’estero” e gli accordi tra Università, perché “i rapporti scientifici e artistici rappresentano veicoli di amicizia ineguagliabili”.
“Né può mai essere sottostimato il ruolo di collegamento e assistenza svolto nei confronti delle nostre comunità all’estero e delle comunità dei cittadini di origine italiana ormai saldamente integrati nelle società di accoglienza, che continuano a considerare un riferimento il nostro Paese”, ha riconosciuto il presidente Mattarella, per il quale “il dialogo interculturale costituisce uno strumento potente”, perché “crea legami profondi, forti e duraturi, scevri da convenienze o tensioni di natura politica o economica”.
“Occorre certamente, quindi, anche più diplomazia culturale, per sviluppare quel soft power espresso dall’immenso patrimonio culturale italiano, con effetti di accrescimento del potere di attrazione nazionale”, ha aggiunto.
Avviandosi a conclusione, Mattarella si è rivolto agli ambasciatori e alle ambasciatrici in sala. “La diplomazia ha il non facile compito di analizzare e comprendere costantemente la realtà internazionale, i movimenti al suo interno, e di costruire proficue relazioni con i nostri interlocutori esteri a tutela degli interessi fondamentali della Repubblica e di quello generale della Comunità degli Stati”, ha detto. “In questo quadro occupano un ruolo determinante le generazioni più giovani, impegnate in molti ambiti per la costruzione di un mondo con migliori condizioni”, ha aggiunto. “Il futuro è nelle loro mani, a patto di poterlo ricevere in consegna non compromesso da chi li ha preceduti” e, “anche in questo vostro ambito, in politica estera, vi è bisogno di un continuo apporto di idee nuove, di iniziative, di stimoli”, ha concluso Mattarella, rinnovando la propria “gratitudine per l’impegno e la dedizione con cui servite quotidianamente l’interesse generale del Paese”. (r.a.\aise)