Mattarella: l’informazione è fondamentale per il funzionamento della democrazia

ROMA\ aise\ - Un compito “prezioso e talvolta non facile” quello dei giornalisti, che devono “seguire e interpretare il mondo delle istituzioni e della politica, dandone notizia ai cittadini, esprimendo opinioni, suggerimenti, critiche che – non va mai dimenticato - sono essenziali nella vita democratica”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che oggi ha ospitato al Quirinale la tradizionale cerimonia di consegna del "Ventaglio" da parte del Presidente dell'Associazione Stampa Parlamentare, Adalberto Signore.
“Nella società dell’informazione globale è del tutto superfluo richiamare l’importanza che l’informazione riveste per il funzionamento della democrazia, per un’efficace tutela del sistema delle libertà. La democrazia, infatti è, anzitutto, conoscenza”, ha sottolineato il Capo dello Stato. “È contesto nel quale avviene il confronto fra le idee e si esercita il diritto a manifestarle e testimoniarle. Alla libertà di opinione si affianca la libertà di informazione, cioè di critica, di illustrazione di fatti e di realtà. Si affianca, in democrazia, anche il diritto a essere informati, in maniera corretta. Informazione, cioè, come anticorpo contro le adulterazioni della realtà. Operare contro le adulterazioni della realtà costituisce una responsabilità, e un dovere, affidati anzitutto ai giornalisti”.
“Va sempre rammentato – ha sottolineato Mattarella – che i giornalisti si trovano a esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all’art.21 della Carta fondamentale, con un ruolo democratico decisivo”.
“Si vanno, negli ultimi tempi, infittendo contestazioni, intimidazioni, quando non aggressioni, nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti. Ma l’informazione è esattamente questo. Come anche a Torino, nei giorni scorsi”, ha aggiunto il Presidente riferendosi all’aggressione del giornalista de La Stampa, Andrea Joly, da parte di attivisti di estrema destra di Casapound. “Documentazione di quel che avviene, senza obbligo di sconti. Luce gettata su fatti sin lì trascurati. Raccolta di sensibilità e denunce della pubblica opinione. Canale di partecipazione e appello alle istituzioni. Per citare ancora una volta Tocqueville, “democrazia è il potere di un popolo informato”. Ecco perché – ha sottolineato Mattarella – ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica”.
Ricordato che “il pluralismo dell’informazione” è “garanzia di democrazia” e annotata la discussione “sulla opportunità di una nuova legge organica sull’editoria”, Mattarella ha sostenuto che “è responsabilità della Repubblica e dell’Unione Europea che i valori del pluralismo si affermino anche nei nuovi ambiti e si creino le condizioni per accompagnare la transizione in atto”.
Se le piattaforme digitali sono “divenute le principali responsabili della veicolazione di contenuti informativi” per il Presidente “appare singolare che a un ruolo così significativo corrisponda una convinzione di minori obblighi che ne derivano, con una tendenza, del tutto inaccettabile, dei protagonisti a sottrarvisi”.
Anche per questo “l’Ue ha approvato, nell’aprile di quest’anno il nuovo Regolamento sulla libertà dei media” che sostiene “la promozione del pluralismo e della indipendenza dei media in tutta l’Unione, con protezione dei giornalisti e delle loro fonti da ingerenze politiche; la pubblicità sui fondi statali destinati a media o a piattaforme; la garanzia del diritto dei cittadini alla gratuità e pubblicità delle informazioni; l’indipendenza editoriale dei media pubblici; la protezione della libertà dei media dalle grandi piattaforme; l’istituzione di un nuovo Comitato europeo per i servizi di media per promuovere una applicazione coerente di queste norme”.
Ciò a sottolineare “il valore che questo tema riveste per la libertà del nostro continente”.
Tra i compiti dei giornalisti, oggi, informare i cittadini sui focolai di guerra nel mondo: “pensiamo a come appare questo spettacolo di guerre agli occhi dei nostri giovani, che ritengono Erasmus e Schengen talmente naturali da non ritenerli più una conquista, ma una condizione ovvia, dalla Scandinavia a Malta, da Lisbona a Bucarest”, ha osservato Mattarella. “Aggiungo, personalmente, che spinge a grande tristezza vedere che il mondo getta in armamenti immani risorse finanziarie, che andrebbero, ben più opportunamente, destinate a fini di valore sociale. Ma – si è chiesto il Presidente – chi ne ha la responsabilità? Chi difende la propria libertà - e chi l’aiuta a difenderla - o chi aggredisce la libertà altrui?”.
“L’Italia, i suoi alleati, i suoi partner dell’Unione sostenendo l’Ucraina difendono la pace, affinché si eviti un succedersi di aggressioni sui vicini più deboli. Perché questo – anche in questo secolo - condurrebbe a un’esplosione di guerra globale”, ha continuato il Presidente, dopo aver richiamato i passaggi che portarono Hitler al potere e alle seconda guerra mondiale. “Naturalmente, - ha detto ancora – avvertiamo indispensabile adoperarsi – in Ucraina come tra Israele e Palestinesi – per la fine della guerra, per chiudere queste piantagioni di odio, che le guerre rappresentano anche per il futuro. Palestre di disumanità nel calcolo delle giovani vittime mandate a morire, come avveniva nelle pagine più buie della Prima guerra mondiale”.
Quanto al “diffondersi di una sub cultura che si ispira all’odio”, una “violenza che da verbale diventa frequentemente fisica”, Mattarella ha citato “il tentativo di grave attentato a Trump; in maggio quello, di più pesanti conseguenze al Primo Ministro slovacco, Fico; nello stesso mese quello all’ex Sindaca, spero che si possa ancora dire – ha aggiunto riferendosi alla proposta della Lega, poi ritirata, di vietare per legge la declinazione al femminile di alcuni termini – di Berlino, Giffey; al deputato europeo tedesco Ecke; che hanno fatto seguito ad altri attentati contro esponenti politici in Germania, talvolta con conseguenze mortali; due anni fa l’attentato al marito di Nancy Pelosi, sopravvissuto a fatica. È fondamentale e doveroso ribadire la condanna ferma e intransigente nei confronti di questa drammatica deriva di violenza contro esponenti politici di schieramenti avversi trasformati in nemici”.
Tutti devono “adoperarsi sul piano culturale contro la pretesa di elevare l’odio a ingrediente, a elemento legittimo della vita: una spinta a retrocedere nell’inciviltà”. Così come tutti devono essere in prima linea per respingere il “crescente antisemitismo, l’aumento dell’intolleranza religiosa e razziale, che hanno superato il livello di guardia. Un odio che viene spesso alimentato sul web, che va non soltanto condannato ma concretamente contrastato con rigore e severità. Vi sono, in giro per il mondo, molti apprendisti stregoni, incauti nel maneggiare, pericolosamente, strumenti che generano odio e violenza”.
Citati i “tradizionali rapporti di amicizia e vicinanza con Washington”, Mattarella sostenuto che “al Presidente Biden va il ringraziamento della comunità internazionale per il suo apprezzato servizio e per la sua leadership”.
“Sotto altro profilo, - ha aggiunto – rimango sorpreso quando si dà notizia o si presume che vi possano essere posizionamenti a seconda di questo o quell’esito elettorale, come se la loro indubbia importanza dovesse condizionare anche le nostre scelte. Nessuno – vorrei presumere – ipotizza di conformare i propri orientamenti a seconda di quanto decidono gli elettori di altri Paesi e non in base a quel che risponde al rispetto del nostro interesse nazionale e dei principi della nostra Costituzione. Questo vale sia per l’Italia, sia per l’Unione Europea”.
Ci sono poi “delle paure che attraversano alcuni Paesi” perché “vi sono molte persone che vivono in uno stato di tensione di fronte ai grandi cambiamenti in corso sempre più velocemente”. Cambiamenti che generano “allarme in tanti, che si sentono disorientati, forse indifesi. E che rischiano di cadere nella rete ingannevole di chi fa credere che la soluzione sia semplice: tornare a un’epoca dorata che non c’è più (se pur mai c’è stata). E che non ci sarà più. Perché la storia cammina, i cambiamenti non si possono fermare, il tempo non torna indietro”.
Nel suo intervento, Mattarella ha anche esortato il Parlamento a nominare il 15° giudice della Corte Costituzionale e parlato, infine, della situazione nelle carceri citando in particolare la lettera di alcuni detenuti di un carcere di Brescia: “la descrizione è straziante. Condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile, qual è – e deve essere - l’Italia. Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, Non va trasformato, in questo modo, in palestra criminale. Vi sono, in atto, alcune, proficue e importanti, attività di recupero attraverso il lavoro. Dimostrano che, in molti casi, è possibile un diverso modello carcerario. È un dovere perseguirlo. Subito, ovunque”. (aise)