Mattarella ricorda Matteotti: il suo coraggio un inno alla libertà e un atto di fedeltà al Parlamento

ROMA\ aise\ - Un “assassinio politico” che “assunse una peculiare portata storica e simbolica”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che oggi, nel 100° anniversario del rapimento di Giacomo Matteotti, ha deposto una corona di fiori sul monumento in memoria del deputato socialista ricordando che il suo rapimento, “a cui fece seguito la sua crudele, barbara, uccisione, fu un attacco al Parlamento e alla libertà di tutti gli italiani e rappresentò uno spartiacque della storia nazionale”.
“La violenza che, da subito, aveva caratterizzato le azioni del movimento fascista, dopo le aggressioni ai lavoratori organizzati nei sindacati e nelle cooperative, contro le Istituzioni, dai Comuni si rivolse al Parlamento”, ha aggiunto Mattarella. “Quell’assassinio politico assunse una peculiare portata storica e simbolica. Lo Stato veniva asservito a un partito armato che si faceva regime, con la complicità della Monarchia”.
“Giacomo Matteotti, Segretario del Partito Socialista Unitario, impegnato com’era per il riscatto dei ceti più poveri, apparteneva al gruppo di coloro che sapevano come le libertà dello Stato liberale dovevano sapersi tradurre in effettivi diritti per tutti gli italiani”, ha proseguito il Presidente. “Il suo antifascismo poggiava su questa visione, opponendosi alle violenze esercitate contro i lavoratori dalle azioni squadriste. Manifestazione di un impegno che avrebbe trovato poi eco nella lotta di Liberazione e nella scelta repubblicana da parte del popolo italiano. Con lucidità Matteotti vide la progressiva demolizione delle libertà garantite dallo Statuto Albertino da parte del fascismo e ne denunciò conseguenze e implicazioni, mentre nelle classi dirigenti italiane non si faceva strada analoga coscienza”.
Il coraggio che animò la sua ultima, drammatica denuncia dai banchi di Montecitorio – ha sottolineato il Presidente – costituisce non soltanto un inno alla libertà e un testamento politico di perenne validità ma, altresì, un atto di fedeltà al Parlamento. Quel Parlamento che costituisce il cuore di ogni democrazia viva e che venne umiliato dal regime, sino alla sua soppressione. La Repubblica – ha concluso il Capo dello Stato – si inchina alla memoria di Giacomo Matteotti, difensore dei ceti subordinati e martire della democrazia”. (aise)