Arrestato l’italoamericano Luigi Mangione: è accusato dell’omicidio di Brian Thompson – di Federica Farina
NEW YORK\ aise\ - “Luigi Mangione, il 26enne sospettato di aver assassinato il CEO di UnitedHealthcare Brian Thompson a New York, è stato formalmente accusato di omicidio volontario e possesso di arma da fuoco dalla procura di Manhattan, poche ore dopo essere stato incriminato da un tribunale della Pennsylvania per reati legati al possesso di armi e alla falsificazione dei documenti. Il 26enne, che rimane in carcere in Pennsylvania senza possibilità di cauzione, era stato identificato in un McDonald’s di Altoona, in Pennsylvania, da uno dei dipendenti del fast food, che aveva dato subito l’allarme. Chiunque avesse collaborato con le indagini avrebbe potuto ricevere una ricompensa da 50.000 dollari, promessi da FBI e polizia di New York. Secondo quanto ricostruito dalle autorità, Mangione si è brillantemente laureato in ingegneria informatica all’Università della Pennsylvania, ed è nato e cresciuto a Baltimora, in Maryland, da una famiglia di lontane origini italoamericane. Il cugino è deputato del Maryland Nino Mangione. I bisnonni erano originari di Pazzano in provincia di Reggio Calabria. Nessuno dei due aveva più sentito il figlio da qualche giorno ed entrambi hanno appreso la notizia dai giornali”. A scriverne è Federica Farina in un pezzo pubblicato in queste ore da “La Voce di New York”, quotidiano online edito negli Stati Uniti e diretto da Giampaolo Pioli.
“Secondo il suo account LinkedIn, Mangione lavorava come ingegnere dei dati presso il rivenditore automobilistico TrueCar, anche se un portavoce dell’azienda ha dichiarato a CBS News che Mangione non lavorava più lì dal 2023. Mentre era all’università, ha lavorato come assistente all’insegnamento e ha fondato un club di sviluppo di videogiochi, secondo il suo account LinkedIn.
Secondo quanto ha riferito il capo dei Detective di NYPD, Joseph Kenny, il giovane quando è stato fermato era in possesso di una pistola simile a quella usata nella sparatoria, forse creata con stampante 3D, oltre a quattro documenti falsi e un manifesto di due pagine scritto a mano, una sintesi delle motivazioni per cui avrebbe commesso l’omicidio, fra cui anche il modo in cui è stato trattato uno dei suoi parenti deceduti. Si legge: “Questi parassiti se la sono cercata… Chiedo scusa per ogni trauma, ma andava fatto”.
Nei post condivisi su LinkedIn, il 26enne esprime sentimenti di rabbia nei confronti dell’industria delle assicurazioni sanitarie che proliferano sui mali degli americani. E ancora, si leggono pensieri contro il capitalismo e il cambiamento climatico.
La caccia all’uomo si era estesa fuori dallo Stato di New York appena sono state diffuse le immagini del sospettato a bordo di un taxi che si stava dirigendo verso il terminal dei pullman di Port Authority, sulla 42esima Strada. Gli investigatori newyorkesi hanno collaborato con l’FBI, gli US Marshall, spingendosi fino ad Atlanta perché, secondo le ricostruzioni, l’uomo sarebbe arrivato a Manhattan il 24 novembre scorso a bordo di un pullman partito dalla Georgia. Poi avrebbe perlustrato il luogo del delitto e si sarebbe recato in un ostello sulla 104esima Strada dove ha alloggiato fino alla mattina dell’omicidio. Da lì, sarebbe partita la fuga, prima con una bicicletta verso Central Park e poi tornando verso la stazione.
“Siamo sconvolti da questa notizia”, ha dichiarato la famiglia del presunto killer in un comunicato pubblicato su X. “Purtroppo non possiamo commentare le notizie che riguardano Luigi Mangione. Sappiamo solo quello che abbiamo letto sui media”, continua il post. “Offriamo le nostre preghiere alla famiglia di Brian Thompson e chiediamo alle persone di pregare per tutte le persone coinvolte”.
Nei giorni scorsi, il sindaco Eric Adams aveva ammesso che le autorità avevano identificato il suo nome, senza avere intenzione di rivelarlo per non interferire con le indagini. “Se lo facciamo diamo una soffiata alla persona che stiamo cercando e non vogliamo assolutamente dargli un vantaggio. Lasciamo che continui a credere di potersi nascondere dietro la maschera. Abbiamo rivelato il suo volto. Riveleremo chi è e lo consegneremo alla giustizia”.
Intanto l’opinione pubblica è in fibrillazione. Lo scorso sabato, a New York, è stato organizzato un contest per i sosia del killer, tutti vestiti con parka, mascherine, passamontagna o sorrisi. Un utente ha pubblicato su Reddit la marca del parka con cui è stato fotografato il sospettato dalle telecamere di sorveglianza, uno Sherpa Lined Two Picket Hooded Trucker Jacket della Levi’s. Nelle ultime 48 ore, Macy’s ne ha venduti più di 700”. (aise)