Comunità Italiana/ Il bambino e l'acqua sporca - di Fabio Porta

RIO DE JANEIRO\ aise\ - "I modi di dire spesso aiutano a rendere meglio un’idea, più di lunghe argomentazioni retoriche; in questo caso parlare del classico “bambino e dell’acqua sporca” ci fa capire benissimo quanto rischia di succedere se il Parlamento italiano dovesse approvare il cosiddetto “decreto cittadinanza” presentato il 27 marzo scorso dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani al Consiglio dei Ministri, convertendo in legge i contenuti di quel decreto – già approvato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri presieduto da Giorgia Meloni – che con un colpo di mano governativo farebbe diventare la legislazione italiana sulla cittadinanza tra le più rigide di tutta l’Unione Europea". Ne ha scritto in queste ore Fabio Porta, deputato del Pd eletto in Sud America, in questo articolo pubblicato da “Comunità italiana”, mensile italiano a Rio de Janeiro diretto da Pietro Petraglia.
"Una normativa, lo abbiamo sostenuto in tanti e scritto più volte su questa rivista, che andava adeguata anzitutto rendendo più semplice l’accesso alla cittadinanza di quei tanti ragazzi che già vivono e studiano in Italia ma ai quali questo diritto viene ancora negato in maniera miope e obsoleta; un intervento auspicato dallo stesso Ministro degli Esteri e che faceva parte della proposta di legge ‘ius Italiae’ che il suo partito ha già depositato in Parlamento, che andava semmai accompagnato da un parallelo adeguamento dello ‘ius sanguinis’ attraverso l’inserimento di elementi di conoscenza della lingua e della cultura italiana che ne rafforzassero il vincolo genuino con la madrepatria.
Tutto ciò, in un Paese realmente democratico e rispettoso dell’equilibrio tra i poteri stabiliti dalla Costituzione, doveva però avvenire in Parlamento (dove già erano stati depositate diverse proposte di legge in materia) in un confronto utile e necessario con l’articolato sistema di rappresentanza degli italiani all’estero e tenendo in debito conto la complessità e delicatezza di una materia che andrebbe trattata con grande sensibilità e le dovute gradualità in grado di attenuarne l’impatto su una collettività attualmente costituita da diversi milioni di italiani nel mondo.
Agendo in questa maniera, scegliendo il ricorso alla decretazione d’urgenza senza che ne esistessero i relativi presupposti, il governo di Giorgia Meloni non soltanto smentisce sé stesso e le sue promesse agli elettori ma finisce per confermare un approccio al fenomeno migratorio viziato da un’ideologia nazionalista e da una visione repressiva che dimentica il valore storico, i sacrifici e soprattutto l’incommensurabile apporto di risorse umane ed economiche che gli italo-discendenti potrebbero continuare ad offrire al Paese.
La recessione demografica, infatti, è la vera emergenza dell’Italia; lo scorso anno sono stati 190mila gli italiani espatriati e senza una politica intelligente di ricorso all’immigrazione regolare ed un parallelo programma di attrazione delle nuove generazioni di italo-discendenti nate all’estero saremo destinati nei prossimi anni a perdere sistematicamente competitività nonché a rendere insostenibile il nostro Stato sociale.
Una strana maniera di chiudere l’anno delle radici italiane nel mondo e le celebrazioni dei centocinquanta anni di immigrazione italiana in Brasile: un tempismo perfetto, quello del governo italiano, che con uno schiaffo plateale rischia di compromettere un rapporto storico e profondo con la nostra diaspora, vero e proprio valore aggiunto dell’Italia nel mondo". (aise)