Corriere canadese/ “Con la radio diamo voce agli Italiani nel Regno Unito” – di Marzio Pelu

TORONTO\ aise\ - “Correva l’anno 2014 quando nell’etere londinese ripresero a circolare parole e note italiane, per la prima volta dai tempi della gloriosa Radio Londra: da allora, London One Radio ne ha fatta di strada, diventando in soli dieci anni la voce degli Italiani di tutto il Regno Unito ed un centro di produzione di inchieste giornalistiche, videodocumentari, rubriche dedicate agli Italiani che scelgono di lasciare il Belpaese. Basta dare un’occhiata al sito internet oppure al canale YouTube dell’emittente italiana a Londra per rendersi conto di quanto sia viva e vivace la stazione radio aperta nel 2014 da Philip Baglini, toscano cresciuto in un borgo della Val di Serchio alle porte di Pisa e, oggi, imprenditore di successo a Londra”. Ad intervistare Baglini è stato Marzio Pelu per il “Corriere canadese”, quotidiano diretto a Toronto da Francesco Veronesi.
““Imprenditore”, però, è riduttivo per Philip, che è un letteralmente un vulcano in continua eruzione, come emerge dal suo curriculum vitae, spaventoso, che proviamo a sintetizzare nelle insufficienti righe che seguono.
Inizia a manifestare un talento per la scrittura sin da bambino, scrivendo i suoi primi articoli per i giornali locali ad appena 13 anni. Il suo amore per la natura, però, lo porta a scegliere studi scientifici: nel 2003, si laurea in Fisica Nucleare a Pisa (frequentando molti corsi anche alla Scuola Normale Superiore) e negli stessi anni si cimenta in approfondimenti personali filosofici e teologici (studiando per quattro anni anche la Sacra Sindone di Torino). Non abbandona mai, però, la passione per il giornalismo e fonda “L’Itaoleuropeo” (www.italoeuropeo.com e .it), un magazine online che trova la sua collocazione a Londra e diventa, in poco tempo, il primo magazine per la comunità italiana londinese. In pochi anni, Philip scrive centinaia di articoli, realizza inchieste giornalistiche e videodocumentari come quello sulla vita del “genio italiano delle onde”, Gugliemo Marconi, inventore della radio. E non a caso è proprio la radio il definitivo (ma sicuramente non ultimo!) approdo di Philip, che un bel giorno lascia il lavoro di fisico per un’azienda che collabora con il Cern (lavoro ottenuto dopo la laurea in Fisica Nucleare), molla clamorosamente tutto e va a Londra per iniziare il suo nuovo “viaggio”.
D. Philip, qual è stato il suo impatto con Londra? Ha incontrato difficoltà?
R. Venivo da realtà come il Cern e l’ambiente scientifico, quindi ero in una specie di bolla, fuori dal mondo. Non conoscevo nessuno, la città era enorme, ma avevo le idee chiare, maturate nel tempo. Volevo aprire un’azienda che coprisse il turismo ed il giornalismo broadcasting radiofonico. Ma volevo ripartire dal basso, dimenticandomi di avere una laurea in Fisica e l’esperienza in giornalismo. E così ho fatto ristorazione prima, agente di sicurezza poi, mentre di notte studiavo il mercato e preparavo un business plan per creare quel qualcosa di mio. Non è stato facile bussare alle porte degli Inglesi e nemmeno a quelle degli Italiani che all’inizio, proprio loro, mi hanno sbattuto la porta in faccia. Ma non mi sono mai arreso ed è questa la chiave di tutto: mai porsi limiti.
D. E come nasce, specificamente, l’avventura di London One Radio?
R. Letteralmente da un armadio dell’Ikea nella mia casa londinese. Usavo i vestiti come ‘foam’ per isolare l’ambiente nel quale dovevo registrare le prime trasmissioni di prova, con un microfono da dieci sterline e con un mixer che avevo costruito a mano grazie alle mie competenze tecnologico-scientifiche. Ma prima di questi ‘esperimenti’, e prima di dare il via alle trasmissioni in uno studio vero e proprio nel 2014, c’è stato un enorme lavoro precedente: ho passato circa tre anni a studiare il mercato perché, è bene sottolinearlo, prima che un’antenna e due microfoni, la radio è un’azienda.
D. La nascita del magazine “L’Italoeuropeo”, però, risale addirittura al 1998, quindi ad un periodo precedente a quello della radio…
R. Sì: in realtà, inizialmente era un blog di Fisica, dove spiegavo in maniera semplice i concetti fondamentali di questa scienza agli allievi del primo anno. Poi l’ho trasformato in un magazine, per il mio desiderio di scrivere, di mettere nero su bianco le mie riflessioni, idee, fatti e news che incontravo nella mia vita. Si è quindi trasformato in un magazine di notizie a tutti gli effetti. Ed è diventato un punto di riferimento per molti italiani in Europa e, in particolare, a Londra e nel Regno Unito, a testimonianza del fatto che gli Italiani che vivono in Uk si sono sempre sentiti Italiani ed Europei, prima e dopo la Brexit. Il magazine ‘L’Italoeuropeo’ mi ha quindi consentito di gettare le fondamenta a Londra della mia nuova ‘casa’: London One Radio.
D. Quando si è reso conto che London One Radio stava diventando un punto di riferimento per gli Italiani nel Regno Unito?
R. La prova del nove è stata il Covid. È brutto dirlo, ma la gente ha iniziato a prendere più consapevolezza di London One Radio nel momento del bisogno. Gli Italiani in Uk avevano fame di informazioni e di intrattenimento, in un momento di così grande isolamento come la pandemia. E così siamo diventati un loro punto di riferimento. Lo siamo ancora oggi, perché abbiamo mantenuto il solito spirito. Da oltre otto anni produciamo uno show chiamato ‘Storie di Italiani in Uk e nel mondo’, allargando dal microfono alla camera e producendo dei radio-documentari. Raccontiamo storie di Italiani in formato video, ma con un taglio radiofonico pop. La scorsa estate, per esempio, siamo stati accolti da delle famiglie italiane sull’Isola di Man, terra natìa dei Bee Gees: abbiamo scoperto, là, una comunità di 300 italiani con storie che fanno venire i brividi da quanto sono belle.
D. Quali sono le tematiche che interessano maggiormente a questo target?
R. Gli Italiani in Uk voglio essere informati su cose concrete, come aprire un conto in banca, comprare oppure affittare casa, ma anche la politica, oppure gli eventi italiani a Londra, e poi ancora chi sono i medici e gli avvocati italiani in Inghilterra. Il target va dai 20 ai 50 anni, vogliono leggere l’Italiano su un magazine ed ascoltare la radio in lingua italiana, proprio come se fossero nel Belpaese.
D. In questi dieci anni, quali sono state le maggiori soddisfazioni per lei?
R. Sono così tante che è impossibile elencarle tutte. Qui in radio abbiamo ospitato moltissimi grandi personaggi italiani: da Piero Angela a Zucchero Fornaciari, da Amadeus a Riccardo Cocciante… negli ultimi dieci anni, chiunque sia passato da Londra è venuto a trovarci. Ma devo dire che una delle cose più belle che mi è capitata è stata questa: durante la pandemia di Covid, gli infermieri italiani a Londra ci chiamavano e ci dicevano “grazie, in questo momento difficile ci siete voi e ci fate sorridere”. In quel momento, ho capito che stavo facendo la cosa giusta e la farò fino alla fine, cercando sempre di migliorare. Capiterà di sbagliare, ma non importa. Con gli errori si cresce e noi, in fondo, siamo dei pionieri perché non abbiamo modelli italiani di radio da seguire in Inghilterra. Quindi sbagliamo una volta per fare meglio due.
D. A quali programmi del palinsesto di London One Radio è maggiormente affezionato?
R. London Calling, uno dei programmi storici, dove molti ospiti vengono in radio e parliamo, approfondiamo certi argomenti. Ma essendo la radio una mia creatura, sono il papà di tutti i programmi e quindi mi piacciono tutti, come se fossero davvero dei figli.
Il decimo compleanno di London One Radio cade proprio nel centenario della nascita della radio: 1924-2024. Un buon auspicio, per il futuro che Philip immagina lungo e roseo.
“Farò di tutto perché la radio non finisca con me. London One Radio proseguirà anche dopo di me”, ci dice Philip dagli studi dell’emittente che trasmette 24 ore su 24 da un edificio storico inglese dell’800, nella zona di Tottenham Hale, nel nord-ovest di Londra. Sono lontani i tempi dell’armadio dell’Ikea. Ma l’entusiasmo di Philip è immutato. Ed è proprio questa la sua forza”. (aise)