Corriere canadese/ Finisce la campagna dei veleni, ora la parola passa agli elettori – di Francesco Veronesi


TORONTO\ aise\ - “La parola passa agli elettori. A conclusione di una campagna elettorale caratterizzata da accuse, polemiche e veleni, i canadesi sono chiamati a scegliere a chi affidare il governo del Paese in una fase estremamente delicata, caratterizzata dalla guerra commerciale con gli Stati Uniti e dalla crisi dei dazi. E proprio il braccio di ferro con Donald Trump è stato il principale tema della campagna elettorale, una minaccia che nel corso delle settimane ha completamente ribaltato i rapporti di forza tra i partiti federali, mettendo completamente in secondo piano gli altri temi che invece avevano animato il dibattito politico, dalla crisi abitativa alla Sanità, passando per l’aumento del costo della vita al tema della sicurezza”. Così scrive Francesco Veronesi sul “Corriere canadese” che dirige a Toronto.
“Alla vigilia del voto, i sondaggi delineano uno scenario ben preciso: sarà un testa a testa tra i liberali e i conservatori, dove almeno nelle intenzioni di voto i grit possono godere di un vantaggio attorno al 4 per cento sui tory. Nelle proiezioni dei seggi, invece, le previsioni della vigilia parlano di un netto vantaggio del partito guidato dal primo ministro uscente Mark Carney, che potrebbe conquistare la maggioranza assoluta dei seggi, mentre Pierre Poilievre si trova a dover rincorrere l’avversario.
Molto difficile la posizione dell’Ndp, che fino a dicembre nutriva l’ambizione – peraltro corroborata dai numeri – di scavalcare i liberali e diventare partito d’opposizione ufficiale alla House of Commons. Ora, le indagini demoscopiche delineano uno scenario politico ben diverso: il partito di Jagmeet Singh è in lotta per la sua sopravvivenza parlamentare. Il Bloc Quebecois è in corsa per restare la prima forza politica della provincia francofona, mentre i Verdi puntano a bissare il risultato del 2021, quando riuscirono a fare eleggere due rappresentanti a Parliament Hill. Molto difficile, invece, il compito del People’s Party di Maxime Bernier, che non è ancora riuscito ad entrare in parlamento nonostante la crescita costante degli ultimi anni.
Ieri i leader dei principali partiti hanno lanciato gli ultimi appelli in vista dell’appuntamento alle urne di oggi. Carney ha ribadito ancora una volta come il Canada, per far fronte alla minaccia rappresentata da Donald Trump, abbia bisogno di una persona affidabile e dall’esperienza provata alla guida del Paese: e il suo curriculum vitae – governatore di Bank of Canada durante la recessione del 2009, governatore di Bank of England durante la crisi scaturita dalla Brexit – parlerebbe chiaro, almeno secondo lui.
Poilievre invece ha lanciato un messaggio di cambiamento, chiedendo all’elettorato canadese di porre fine al dominio liberale durato ormai 10 anni per puntare su un nuovo governo conservatore. La linea da rimarcare ancora una volta è abbastanza chiara: il Canada – secondo lui – non può permettersi di affidare un quarto mandato ai liberali.
Ma gli ultimi giorni di campagna sono stati caratterizzati anche dalla pesante presa di posizione di Ives-Francois Blanchet. Il leader del Bloc Quebecois ha definito il Canada “una Nazione artificiale, con davvero poco significato”. Parole, quelle del leader autonomista, che sono state condannate con forza da tutti gli altri leader, che arrivano proprio in un periodo in cui il Canada si trova sotto la minaccia della Casa Bianca, sul fronte della guerra commerciale e della retorica dell’annessione del 51° Stato.
Ora, messe da parte le polemiche, la parola passa agli elettori: oggi i seggi saranno aperti dalle 9 di mattina alle 9 di sera, poi i risultati”. (aise)