Eunews/ L’Europa che conta nel mondo inizia da cittadini che le rafforzano la “spina dorsale” – di Lorenzo Robustelli

BRUXELLES\ aise\ - ““L’Europa non conta niente a livello internazionale”. “Gli equilibri nel mondo stanno cambiando, e noi ne saremo schiacciati”. “Ma dov’è l’Unione europea?”. Queste domande ce le facciamo un po’ tutti, magari modulate diversamente, e spesso le sentiamo fare a altri. Ci preoccupiamo che il mercato più ricco del mondo, abitato da quasi 450 milioni di persone, con quasi tutti i suoi membri che aderiscono alla Nato (e uno di questi ha anche l’arma atomica) non ha abbastanza forza per contare davvero a livello globale e per qualcuno la risposta è di “essiccare” l’Unione e tornare agli stati nazionali, a minuscoli stati nazionali che, spesso, per le loro dimensioni, non potrebbero contare neanche in Europa. La risposta secondo noi è tecnicamente sbagliata, anche per chi volesse valorizzare le caratteristiche proprie del suo Paese”. Così Lorenzo Robustelli nell’editoriale che firma oggi per “Eunews”, quotidiano online che dirige a Bruxelles.
“Le risposte giuste sono invece tante, ma sono giuste quelle che hanno un obiettivo: rafforzare l’Unione. Dunque migliorare la sua governance, rafforzare la sua economia, rafforzare il suo ruolo nel mondo, trarre forza dalle grandi possibilità che l’unione di tante forze può fornire.
E comunque una cosa è certa: lamentarsi non basta. Non basta nella vita privata, non basta nella vita pubblica. Bisogna farsi parte attiva della società, anche sapendo che si affronteranno delusioni e sconfitte politiche. La partecipazione è la chiave, e fra pochissime settimane ognuno di noi cittadini maggiorenni (ma in molti Paesi anche solo sedicenni) avrà una rara occasione di fare la nostra parte, di dire la nostra, di mostrare che non deleghiamo a chi ha voglia di assumersi qualche responsabilità ma che ci siamo tutti, o per lo meno in tanti, per far sapere che i cittadini dell’Unione vogliono dire la loro, vogliono partecipare alla gestione di questa organizzazione unica al mondo, che credono che ci sia qualcosa da dire e da fare.
Le elezioni, da quelle per i Municipi, per i Comuni e via salendo fino alle europee, sono il momento nel quale possiamo dimostrare di non essere ignavi, di non essere persone che stanno lì a subire e che hanno solo la lamentazione come arma, ma che vogliono esserci e dimostrare, che 450 milioni di cittadini vogliono essere parte di quel che avviene, in Europa e nel mondo, dicendo la loro.
Il panorama dei partiti offre davvero un po’ di tutto, forse nessuno di loro stimola entusiasmi, ma certo scartarli tutti, mostrare di non essere interessati può solo dare spazio a chi, in Europa e nel mondo, pensa che tanto i cittadini non contano, perché non si manifestano, e dunque quel che c’è da fare è “altro” dal rappresentare i bisogni, e la forza, dell’interesse comune”. (aise)