Eunews/ L’Italia che non emerge nel Parlamento europeo: da Roma solo 6 eurodeputati nei primi 100 per influenza politica – di Simone De La Feld

BRUXELLES\ aise\ - “Più che una novità, una deludente conferma. Secondo la piattaforma di ricerca Eu Matrix, nell’attuale legislatura che si avvia alle battute finali “l’influenza complessiva degli eurodeputati italiani al Parlamento europeo è ai gradini più bassi”. La causa principale? Il fatto che una sostanziosa fetta della delegazione italiana appartiene ai gruppi politici più emarginati a Bruxelles. Così sui 100 eurodeputati più influenti, solo 6 vengono da Roma. E la prima, la democratica Irene Tinagli, è al ventinovesimo posto”. A scriverne è Simone De La Feld su “Eunews”, quotidiano online diretto a Bruxelles da Lorenzo Robustelli.
“In cima alla classifica la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, che con i suoi cento punti funge da benchmark per calcolare il piazzamento di tutti gli altri. Dopo di lei, sul podio i presidenti dei due maggiori gruppi politici: Manfred Weber del Partito Popolare Europeo e Iratxe Garcia Pérez dei Socialisti e democratici. Nella top ten in ordine l’austriaco del Ppe Othmar Karas, la neo-leader francese dei liberali Valérie Hayer, la liberale ceca Dita Charanzovà, il conservatore lettone Roberts Zile, la vicepresidente irlandese del Ppe Frances Fitzgerald, il liberale rumeno Dragoş Tudorache e la socialdemocratica austriaca Evelyn Regner.
Prima di leggere un cognome italiano, bisogna scorrere fino al ventinovesimo posto di Irene Tinagli, che all’Eurocamera è presidente della commissione Affari economici (Econ). Nella débâcle nazionale, solo il Partito Democratico può salvare la faccia: con Tinagli, gli italiani più influenti sono il capodelegazione del Pd, Brando Benifei, al 55esimo posto, ed Elisabetta Gualmini – che è vicepresidente del gruppo S&d – al 64esimo.
Gli altri “influenti” sono l’ex pentastellato (ora in Azione e nel gruppo di Renew) Fabio Massimo Castaldo all’83esimo posto, la democratica Patrizia Toia all’87esimo e il leghista Marco Zanni, presidente del gruppo Identità e Democrazia, al 97esimo. Neanche uno dei 12 eurodeputati di Forza Italia, nonostante facciano parte della famiglia con il peso specifico maggiore del Parlamento europeo, il Ppe.
Un bottino magro, considerando che l’Italia – con 76 eurodeputati su 705 – è la terza delegazione nazionale dopo Germania e Francia. Secondo i criteri presi in considerazione da Eu Matrix, come leadership formali e informali, lavoro legislativo effettivo, rete politica, appartenenza alle commissioni e comportamento di voto, gli eurodeputati tedeschi sono i più influenti in assoluto. Tra i Paesi meno rappresentati, Lussemburgo, Malta e Portogallo sono quelli che superano di più il loro peso, mentre ungheresi, ciprioti e italiani sono i gruppi nazionali con le performance più scarse.
Il livello relativamente basso di influenza italiana si spiega con l’elevata concentrazione di deputati leghisti – 23 membri – all’interno del gruppo euroscettico Id e con gli 8 pentastellati privi di affiliazione europea. La panoramica migliora leggermente se si guarda agli ambiti specifici: Herbert Dorfmann e Paolo De Castro sono nei 20 più influenti per quanto riguarda l’agroalimentare, così come Paolo Borchia e Patrizia Toia nel settore energetico. Sempre nei migliori 20 ci sono Franco Roberti e Pietro Bartolo nelle politiche migratorie, Brando Benifei e Annalisa Tardino nel digitale, Alessandra Moretti e Annalisa Tardino nell’ambito della salute.
Dopo le elezioni del 6-9 giugno, qualcosa potrebbe cambiare almeno in termini di distribuzione nei vari gruppi. Fratelli d’Italia potrebbe fare man bassa di voti e seggi, ed esercitare una maggiore influenza rispetto alla Lega, vincitore alle urne europee nel 2019. E la delegazione del Partito Democratico all’interno della famiglia socialdemocratica potrebbe aumentare di peso e diventare addirittura la più numerosa. Infine, se il Movimento 5 Stelle trovasse una casa all’Eurocamera, gli eurodeputati pentastellati potrebbero aumentare notevolmente le loro possibilità di influenzare le politiche comunitarie. Sempre che – e questa è una lunga tendenza generale – i partiti italiani la smettano di “parcheggiare” politici a Bruxelles”. (aise)