Eunews/ L’Ue “inorridita” dal massacro nel campo profughi a Rafah chiede di convocare un Consiglio di associazione con Israele - di Simone De La Feld

BRUXELLES\ aise\ -L’uccisione di almeno 45 sfollati palestinesi – tra cui diversi bambini – in un bombardamento israeliano sul campo profughi di Tal-Sultan, a Rafah, “dimostra che non esiste luogo sicuro a Gaza“. E “inorridisce” a tal punto le coscienze dei Paesi Ue, che i ministri degli Esteri dei 27 decidono all’unanimità che è ora di convocare un Consiglio di associazione con Israele per discutere del rispetto dei diritti umani previsto nell’accordo di associazione tra Bruxelles e Tel Aviv”. Ne scrive Simone De La Feld su Eunews, , quotidiano online diretto a Bruxelles da Lorenzo Robustelli.
“Al termine di una due giorni dedicata al conflitto a Gaza, con l’incontro del 26 maggio con il neo-premier dell’Autorità nazionale palestinese, Mohammad Mustafa, e la riunione dei ministri degli Esteri Ue a cui oggi (ieri - ndr) si sono uniti gli omologhi da Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Emirati Arabi e Qatar, l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, si è presentato in conferenza stampa scuro in volto. “Voglio insistere sulle orribili notizie provenienti da Rafah“, ha esordito, sottolineando che l’attacco israeliano è arrivato poche ore dopo l’ordine della Corte di Giustizia Internazionale di astenersi da qualsiasi operazione militare a Rafah.
“Per ora, quello che stiamo vedendo non è uno stop delle attività militari, ma al contrario un aumento di bombe e vittime civili”, ha constatato Borrell. La sfacciata noncuranza delle misure richieste dall’Aia con cui ha agito il governo di Netanyahu ha convinto i 27 a convocare un Consiglio di associazione Ue-Israele. Chiedere conto al partner del rispetto degli impegni presi nell’ambito dell’accordo di Associazione è il primo passo per una sua eventuale sospensione. Come avevano chiesto oltre tre mesi fa in una lettera a Ursula von der Leyen i governi di Spagna e Irlanda, ma la richiesta era stata finora rimasta inascoltata.
Proprio Madrid e Dublino domani (oggi - ndr) procederanno al riconoscimento formale dello Stato palestinese. Sulla reazione israeliana all’annuncio, Borrell ha commentato: “Con Spagna e Irlanda non la chiamerei escalation diplomatica, ma aggressione verbale assolutamente ingiustificata ed estrema da parte del governo Netanyahu”.
La pazienza del capo della diplomazia europea nei confronti delle scelte del primo ministro israeliano è ai minimi storici. Addirittura, Borrell ha dichiarato che “d’ora in poi non dirò più Israele, ma governo Netanyahu”, per sottolineare ancora di più le responsabilità dell’esecutivo di estrema destra israeliano. Che ha deciso di bloccare l’esborso delle tasse che raccoglie in Cisgiordania per l’Autorità Nazionale Palestinese, risorse con cui l’ANP paga i salari ai dipendenti pubblici e garantisce un minimo di servizi in un territorio già “in ebollizione”. Una decisione pensata “per asfissiare economicamente e finanziariamente l’Anp”, ha denunciato ancora l’Alto rappresentante.
Con i rappresentanti dei Paesi arabi, i 27 hanno provato a immaginare il day-after. I cinque mediorientali hanno “gettato il guanto sul tavolo – ha spiegato Borrell -, ora tocca a noi coglierlo”. Hanno cioè presentato una sorta di piano di pace, ipotizzando l’organizzazione di una conferenza di pace internazionale su “come implementare la soluzione dei 2 Stati”. Un impegno che Borrell vuole prendersi, ma “fino a quel giorno, la cosa più importante è sostenere l’Anp e l’Unrwa”.
Sull’Agenzia Onu per il soccorso l’occupazione dei rifugiati palestinesi, la terza richiesta di Borrell al governo Netanyahu: “Basta chiamarla organizzazione terroristica”. Perché Tel Aviv non ha fornito prove alle sue accuse di complicità di membri dello staff con Hamas, e perché senza l’Unrwa la distribuzione degli aiuti a Gaza è impensabile. Questo l’ultimo punto toccato dall’Alto rappresentante: “L’unica cosa che possiamo fare per facilitare gli aiuti è riaprire la missione Ue a Rafah”, la missione con cui – dal 2005 al 2007 – l’Ue ha gestito il passaggio di merci e persone alla frontiera tra Gaza e l’Egitto. “Ci è stato chiesto, i ministri mi hanno dato il via libera politico per riattivare EUBAM Rafah, ma deve essere fatto in accordo con l’Anp, l’Egitto e ovviamente Israele””. (aise)