EuNews/ Ma davvero si può credere che il problema dell’Unione europea sia l’arrivo dei migranti? - di Lorenzo Robustelli

ROMA\ aise\ - “C’è una famosa battuta del film di Roberto Benigni “Johnny Stecchino” (1991), nella quale al novizio arrivato a Palermo viene spiegato che tra le “piaghe” della città, quella che “infama la Sicilia agli occhi del Mondo” è “il traffico”, che mette “famiglie contro famiglie”. Le altre due piaghe sono l’Etna che erutta e la siccità. Il novizio, poi diventa un boss della mafia. Ecco, l’impressione che l’Unione europea ha dato dopo lo scorso vertice dei Capi di Stato e di Governo, che sta dando nel dibattito di questi giorni, è che il problema dell’Unione sia l’immigrazione, in generale, legale o clandestina. Certo, a Palermo c’è traffico, come in ogni grande città, ed in Europa c’è immigrazione, come in ogni zona del mondo più ricca di quella accanto. Ma troverei difficile mettere questa cosa in testa alle questioni di cui l’Unione dovrebbe occuparsi per garantirsi un futuro che le permetta di restare il mercato più ricco del Mondo e di diventare un protagonista della politica estera. E garantire i servizi che necessita la sua popolazione”. Ne scrive Lorenzo Robustelli nell’editoriale che ha firmato per “Eunews”, quotidiano online che dirige a Bruxelles.
“Non so, definirei il traffico come principale problema di Palermo e l’immigrazione come principale problema dell’Unione “specchietti per le allodole”, dei veri stratagemmi per soddisfare una parte degli elettori e per nascondere quello che davvero andrebbe rimesso a posto.
Il dibattito sui Rapporti Draghi e Letta, due punti di partenza fondamentali per il nostro futuro, è, di fatto, già finito. C’è qualche sprazzo ogni tanto, Enrico Letta è stato questa settimana in Parlamento per illustrare il suo lavoro, ma di fatto i due testi sono stati ordinatamente messi in un cassetto, dal quale saranno tirati fuori ogni tanto per fare qualche citazione. Ma quel che chiedono è troppo serio, troppo impegnativo, troppo politicamente a breve termine rischioso per dei governi spesso fragili e forse politiche alla ricerca di un artificio che permetta un po’ a tutti di “fare un giro” nelle cancellerie.
La migrazione non è un problema. È un fatto naturale, appartiene al genere umano, c’è sempre stata e sempre ci sarà. Non è risolvere un problema mandare 12 o 200 persone da un gommone nel Mediterraneo in un centro in Albania (per chi viene pescato dagli italiani) o in Uganda (come vorrebbero fare gli olandesi) o in Kosovo, (meta pensata dai danesi). Nei primi nove mesi del 2024 gli ingressi irregolari nell’Unione sono stati, secondo i dati dell’Agenzia per le frontiere Frontex, 166.000, dei quali 47 mila, grosso modo, nel Mediterraneo centrale, la zona che riguarda principalmente l’Italia. Ingressi irregolari non vuol dire che sono persone che non hanno diritto alla protezione internazionale, si badi, vuol dire solo che arrivano senza varcare una frontiera fisica, esibendo un passaporto. Perché quasi sempre, non sono in condizioni di farlo.
Il problema della migrazione, per un Continente vecchio come l’Europa (vecchio nel senso con gente anziana e bisognosa di cure che lo abita) non è fermarla, ma gestirla, per il bene della nostra economia. Poi certo, non è che tutti tutti abbiano il diritto di restare (anche se, finché c’è spazio, come si può dire ad una persona: no, tu non puoi venire qui?). I soldi spesi per costruire centri come questi non sarebbero forse meglio spesi, ad esempio, per finanziare programmi di gestione dei migranti? Per vedere chi può dare, oltre che legittimamente darsi, una mano? Chi ha delle professionalità utili? Chi può lavorare per garantire che ci siano pensioni per i nostri anziani? Chi può essere messo a studiare?
Il problema è che la destra e i populisti cavalcano l’immigrazione per avere facili consensi, e la sinistra segue. Non c’è nessuno che mantiene la mentre fredda e prova a ragionare, a capire e spiegare”. (aise)