Eunews/ Sulle nomine Ue l’Italia rimane sola con l’Ungheria, ma Meloni non ci sta – di Simone De La Feld

BRUXELLES\ aise\ - “Giorgia Meloni fuori dai giochi per le nomine delle alte cariche delle istituzioni europee, si diceva nei giorni scorsi. E così è stato”. Come scrive Simone De La Feld in un articolo in primo piano sul portale di informazione in lingua italiana di Bruxelles Eunews.it, “al vertice europeo di oggi, 28 giugno, le famiglie politiche della maggioranza – popolari, socialisti e liberali – hanno messo sul tavolo tre nomi e i capi di stato e di governi li hanno approvati. Ursula von der Leyen al bis alla guida della Commissione europea, Antonio Costa al Consiglio europeo, Kaja Kallas alto rappresentante per gli Affari esteri. Bastian contrari, ma non uniti, solo l’Italia e l’Ungheria di Viktor Orbán.
Un problema “di merito e di metodo”, ha spiegato la premier italiana a margine dei lavori. Che in principio si sarebbe opposta in tronco al pacchetto di nomine, ma ha poi votato contro Costa e Calla ed ha scelto di astenersi su von der Leyen nel rispetto dell’alleato di governo, Forza Italia, che sostiene la leader dei popolari. A conti fatti, Meloni è stata più oltranzista di Orban, che ha sì bocciato von der Leyen, ma ha dato il via libera all’ex premier socialista portoghese e si è astenuto su Kallas.
Secondo Meloni le nomine “non sono state neanche vagamente anticipate da una discussione su quali debbano essere i mandati”. Incarichi che dovrebbero essere espressione delle elezioni in cui “i cittadini europei hanno chiesto una nuova linea”. La premier ha contestato anche il metodo, una presunta logica “maggioranza-opposizione” che “non ha alcun senso nei massimi incarichi delle istituzioni europee”. In definitiva, la scelta di von der Leyen, Costa e Kallas è “un grande errore e soprattutto una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini europei”.
All’opposto, la premier ha rivendicato di aver preso una decisione a suo giudizio “rispettosa” del voto espresso lo scorso 9 giugno. Ma una scelta che fotografa un’Italia isolata. Che anzi ha scelto l’isolamento, perché come ha sostenuto la premier “si è decisamente meno isolati quando si ha la capacità di esercitare una leadership“. Che però questo potrà rendere la vita difficile all’Italia, per la presidente del Consiglio è inverosimile: “All’Italia verrà riconosciuto quello che le spetta, non in base alla simpatia che si ha per le scelte del governo, ma per il fatto che è un Paese fondatore, la terza economia d’Europa, la seconda manifattura e il governo più stabile” tra i più grandi.
La partita non è chiusa, ora von der Leyen dovrà passare al vaglio del Parlamento europeo. Dove avrà bisogno di più voti possibili per scongiurare il rischio di franchi tiratori tra i suoi e raggiungere la maggioranza di 361 voti a favore.
Palazzo Chigi ha confermato che, sulla candidata alla Commissione europea, “attende di conoscere le linee programmatiche e aprire una negoziazione sul ruolo dell’Italia“. Il problema per Meloni è che, da domani mattina, la sua posizione negoziale potrebbe essere decisamente più debole”. (aise)