Il cittadino canadese/ Timori per la sicurezza: annullato l’incontro con la Comunità – di Vittorio Giordano

TORONTO\ aise\ - “Una figuraccia mondiale! Il governo del Canada, paese del G7, non è riuscito a garantire l’ordine pubblico e, a causa di una pianificazione poco efficiente, ha fatto saltare l’atteso incontro tra il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e la Comunità Italo-Canadese. Il ricevimento, organizzato dal Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, in programma sabato 2 marzo all’Art Gallery of Ontario, è stato annullato per l’incapacità di gestire una manifestazione Pro-Palestina. Una protesta “ordinaria”, niente di trascendentale, che ha visto la partecipazione di non più di 400 persone: sicuramente rumorosa, ma assolutamente pacifica, con qualche sporadico momento di tensione”. A scriverne è Vittorio Giordano sul “Cittadino canadese”, settimanale che dirige a Montreal.
“Alcuni tra gli invitati – Ministri provinciali e federali, insieme a numerosi esponenti della Comunità provenienti dai quattro angoli del Canada – sono riusciti ad entrare nell’edificio prima che scattasse il lockdown (ad un certo punto l’edificio è stato sigillato: nessuno poteva entrare, o uscire, per motivi di ordine pubblico), mentre molti altri sono rimasti fuori.
Il Ministro dello Sviluppo internazionale, Ahmed Hussen, non è riuscito a entrare dall’ingresso principale. Dopo circa due ore di attesa, per precauzione, i due Primi Ministri hanno preferito rinunciare a partecipare all’evento. È stato lo stesso Primo Ministro Trudeau a chiamare l’omologa italiana per comunicarle personalmente di aver annullato l’incontro. Una decisione presa direttamente dal Premier canadese, visto che la Polizia di Toronto ha chiaramente fatto sapere di non aver mai caldeggiato questa opzione. Evidentemente, il leader liberale non se l’è sentita di autorizzare, di fatto, l’uso degli idranti o dello spray al peperoncino per disperdere i manifestanti.
Appresa la notizia, nella sala (dove Il Cittadino era presente con il sottoscritto, Vittorio Giordano, l’editore Basilio Giordano, la corrispondente da Ottawa, Carla Bonora, e la giornalista Giulia Verticchio) serpeggiava un disappunto misto ad imbarazzo ed incredulità. Sulla vicenda la Polizia di Toronto ha aperto un’indagine.
Doveva essere l’ultima tappa di una visita lampo, un bagno di folla per celebrare lo storico e incessante contributo degli Italo-Canadesi allo sviluppo di uno dei Paesi più ricchi e progrediti al mondo. Niente da fare: le urla e gli slogan dei manifestanti hanno avuto la meglio sulla celebrazione dell’Heritage Italo-Canadese.
Tra le personalità presenti in sala, ricordiamo: Marco Mendicino, Ministro dell’Immigrazione; la Presidente del Consiglio del Tesoro, Aniat Anand; il Senatore Tony Loffreda; i Deputati Patricia Lattanzio, Angelo Iacono e Francesco Sorbara; il direttore della Sicurezza e dell’Intelligence di “Via Rail Canada”, Luciano Bentenuto; il Presidente del Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi, Regione Québec, Antonio Sciascia; Gian Carlo Biferali, presidente di Biferali Fine Art, Egidio Vincelli, presidente dell’Associazione Italo-Canadese del West-Island, le Italo-Quebecchesi Filomena Alati Sclapari e Josée Sardo.
È importante ribadire un concetto: la libertà di manifestazione del pensiero, a prescindere dalla causa perorata, è sacrosanta e irriducibile, ma non può essere esercitata a detrimento di tutte le altre libertà, altrettanto sacrosante e irriducibili. Altrimenti diventa libertinaggio. “La mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”, ha detto Martin Luther King, riprendendo un concetto già presente nella filosofia di Kant. Si tratta di una frase potentissima, più attuale che mai, che esprime un principio fondamentale e di buon senso: la libertà ha dei vincoli e dei limiti intrinsechi, è sempre relativa, mai assoluta. Questo perché non viviamo in una giungla, ma in una società civile.
Non c’è libertà senza responsabilità. Quella che è mancata ai manifestanti. Ma anche agli organizzatori, i quali avrebbero potuto e dovuto fare altre scelte. Sarebbe bastato organizzare l’evento in un posto meno centrale, certamente non nel cuore di Toronto, ma in una location più ‘periferica’, più facile da gestire.
Magari a Ottawa, che poi è la capitale, presso l’Ambasciata d’Italia. Oppure, se proprio non c’era alternativa all’Art Gallery of Ontario, sarebbe bastato isolare il luogo transennando gli accessi, nel raggio di 3 km, a partire dal mattino presto. Niente di tutto ciò. E alla fine è successa la frittata, frutto dell’improvvisazione e della disorganizzazione. Sarebbe bastato un pizzico di buon senso e si sarebbe evitata una brutta figura planetaria”. (aise)