Il corriere dell’italianità/ Il filo reciso dell’italodiscendenza – di Fabio Lo Verso

ZURIGO\ aise\ - “Sei italiano, italiana, nato, nata all’estero, e hai la doppia cittadinanza? I tuoi figli non saranno più automaticamente italiani. Lo ha sancito il Governo con un decreto del 28 marzo, e poi il Parlamento, con un voto definitivo alla Camera che recide il filo dell’italodiscendenza”. È dedicato alla riforma dello ius sanguinis l’editoriale con cui Fabio Lo Verso apre il nuovo numero del “Corriere dell’italianità” che dirige a Zurigo.
“Facciamo l’esempio di una coppia di expats italiani che ha avuto una figlia all’estero. Nata italiana fuori dall’Italia, ma cittadina a tutti gli effetti, alla maggiore età, la ragazza decide di acquistare anche la cittadinanza del Paese di residenza. Con la nuova legge, la trasmissione si arresta qui, i suoi figli non riceveranno il passaporto italiano.
Ora nel provvedimento sono sì stati allestiti un paio di binari sui quali la “trasmissibilità” continuerebbe a scorrere. Obbligando però a scelte che gli oppositori considerano “un’assurdità”. Ecco la prima: la figlia dovrà risiedere “almeno due anni continuativi in Italia”, prima di mettere al mondo i suoi figli. Così potrà tramandare loro la cittadinanza.
Seconda possibilità, in apparenza più semplice: risalire il filo e dimostrare che i suoi genitori, ora nonni, sono nati in Italia. In questo caso saranno in fondo loro, i nonni, a trasmettere la cittadinanza, ma non la madre italiana. Non è assurdo? Ma se i genitori-nonni hanno nel frattempo acquistato la doppia cittadinanza, cala la scure, e il filo dell’italodiscendenza rimane reciso.
Per intenderci, spiega nell’Espresso Maria Chiara Prodi, segretaria generale del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie), “è come se la cittadinanza diventasse un 'gene recessivo', che viene smarrito se i genitori non hanno la cittadinanza italiana 'esclusiva'”.
Il deputato Pd Toni Ricciardi, cittadino italiano e elvetico, professore di Storia delle migrazioni dell’Università di Ginevra, sbotta: “ma che Paese è, un Paese che celebra i morti di Marcinelle e Mattmark, e poi nega la cittadinanza ai nipoti e pronipoti di quelle vittime, ma concede la cittadinanza accelerata a uno come il presidente dell’Argentina Milei?”.
“La legge trasforma il futuro dei circa sette milioni di italiani all’estero”, commenta Maria Chiara Prodi. E di quelli che lasceranno il Paese in cerca di una vita migliore. Infliggendo a questi ultimi un ulteriore dilemma, oltre la fatidica scelta di partire o restare: acquistare o no la doppia cittadinanza?
Chi domani si traferirà all’estero e ci resterà, perché avrà trovato un lavoro soddisfacente e giustamente retribuito, e vorrà tramandare la cittadinanza italiana ai suoi discendenti, dovrà allora astenersi dal richiedere la cittadinanza del Paese in cui lavora e paga le tasse? Dovrà cioè rinunciare alla possibilità di votare e contribuire alla creazione delle leggi alle quali viene sottoposto?
Questo paradosso ne svela un altro: eliminando lo ius sanguinis automatico, e dato che gli italiani nati all’estero non sono compresi nello ius soli, si approda a una dimensione giuridica che è non è l’uno, né l’altro. E non è nemmeno un misto, osserva con arguzia Maria Chiara Prodi. Allora cos’è, se non una legge vessatoria contro gli italiani all’estero?”. (aise)