ItaloAmericano.org/ Casa I wonder: cinema e cibo italiano al Sundance Film Festival – di Silvia Nittoli

foto di Riccardo Piazza

SAN FRANCISCO\ aise\ - “Si chiama Casa I Wonder ed è un luogo di incontro dove si scambiano idee sui film e si intrattengono rapporti di lavoro con gli addetti al lavoro del mondo del cinema. La particolarità? Gli incontri si svolgono in una casa vera e propria, con una cucina spaziosa dove ai fornelli c’è uno degli chef italiani più rinomati di New York, Michele Casadei Massari. Un progetto che lo stesso Casadei Massari ha creato con l’amico di infanzia Andrea Romeo, anche lui bolognese, fondatore di I Wonder Pictures, casa di distribuzione cinematografica”. Ad intervistare Romeo e Massari è stata Silvia Nittoli per l’ItaloAmericano.org, magazine diretto a San Francisco da Simone Schiavinato.
““Per comprare film seguo i mercati e i festival insieme al mio amico d’infanzia Michele. Negli anni ci siamo accorti di quanto si mangiasse male nei festival e di quanto fosse faticoso prenotare in un ristorante e incontrarsi per appuntamenti di lavoro” ci racconta Romeo, che incontriamo a Casa I Wonder a Park City, in Utah, durante la 40esima edizione del Sundance Film Festival, la rassegna di cinema indipendente più famosa al mondo che si è tenuta dal 18 al 28 gennaio.
La sua casa di distribuzione, fondata dieci anni fa, ha distribuito in Italia successi mondiali come Everything, Everywhere All at Once e The Whale e che quest’anno si è aggiudicato i diritti per La Zona di Interesse, che ha raccolto ben cinque nominations per i prossimi Oscar. “Così abbiamo pensato di creare uno spazio nostro dove possiamo incontrare le persone che dobbiamo vedere, come rivenditori, registi, produttori, e di incontrarli durante pranzi e cene per chiacchierare con loro. Da base c’è proprio l’accoglienza tipicamente italiana, è tutto legato al concetto di comunità, alla possibilità di vivere degli spazi per avere delle occasioni di condivisione, al mangiare assieme, che fa parte del nostro modo di vedere anche il lavoro sui contenuti”.
“Cosa c’è di più bello di accogliere qualcuno a casa e scambiarsi contenuti intorno a un tavolo? Facendo da mangiare non solo ci rappresentiamo ma permettiamo a tutti di raccontarsi”. Ci dice lo chef Casadei Massari, 48 anni, nato a Riccione e cresciuto a Bologna ma dal 2009 residente a New York.
“In maniera molto spontanea ci è venuta questa idea. Per entrambi è normale che l’amore per i film significhi stare assieme e condividere anche momenti di socialità e di cibo. Casa I Wonder è dove la gente che lavora nel mondo del cinema può avere un’esperienza conviviale e dove può parlare dei propri contenuti. Il concetto è quello del breaking bread, ovvero rompere un pezzo di pane chiacchierando”. Ci spiega Casadei Massari, che oltre a essere proprietario del ristorante Lucciola nell’Upper West Side di New York è corporate executive chef di Ferrari e brand ambassador di Parmigiano Reggiano e di Pastificio Felicetti. “Oggi, ad esempio, abbiamo avuto un incontro con la casa di produzione francese Charades e abbiamo pensato di fare una fiorentina con salsa provenzale accompagnata da un vino piacentino”.
I piatti messi in tavola da Chef Casadei Massari cambiano ogni giorno e includono rigorosamente solo prodotti italiani come Ferrarini, Giusti 1605, Urbani Truffles, La Giardiniera Di Morgan, Filicori Zecchini, il Consorzio del Parmigiano Reggiano, Riso Buono, Pastificio Felicetti, Cainte Luretta, Ferrari Trento Doc e Palazzo di Varignan. Ed è qui che diventa cruciale la figura di Giulia Perovich, digital marketing director nonché fondatrice di Arnald NYC, agenzia di consulenza e Pr dedicata al cibo e che rappresenta proprio questi brand sul mercato americano. “Tutti i miei clienti sono aziende di famiglia che hanno alle spalle una grande storia. Ad esempio, Acetaia Giusti che produce aceto balsamico da 400 anni o Palazzo di Varignana che ha un resort sulle colline di Bologna dove hanno piantato 150mila ulivi e producono un olio pluripremiato e buonissimo. Sono tutti marchi che sono aperti ad essere contagiati da altri mondi e a scambiarsi valori e punti di vista”.
D. Come è stata coinvolta nel progetto Casa I Wonder?
R. Lavoro con lo Chef Michele Casadei Massari da diverso tempo e quando mi ha presentato Andrea qualche anno fa, proprio Andrea mi ha detto una cosa bellissima: “Il nostro obiettivo come casa di distribuzione è raccontare e scegliere storie visionarie e intime, che a noi piacciono molto. Il modo in cui tu mi racconti del tuo prodotto, è molto simile al nostro. Se vuoi possiamo unire questi due mondi e portare questi prodotti durante le nostre occasioni di hospitality, ovvero durante i festival del cinema ai quali partecipiamo”.
D. Quale è stato il primo evento di Casa I Wonder?
R. La Mostra del Cinema di Venezia di qualche anno fa dove abbiamo presentato un aperitivo firmato da Giusti, seguendo il trend nato in America dell’aceto balsamico nei cocktail. Abbiamo replicato nel 2023 con un grandissimo progetto presso il ristorante Valentino alle spalle del Palazzo del cinema, che è diventato il nostro hub di I Wonder Picutres e dove abbiamo portato i nostri prodotti e anche i nostri partner, ovvero registi, attori, giornalisti ecc.
D. E a un certo punto sono arrivati gli Stati Uniti?
R. Sì. Michele ha un ristorante a New York e anche io sono di base nella Grande Mela dunque il mio primo obiettivo era quello di dare voce ai prodotti italiani negli Stati Uniti. Abbiamo quindi deciso di partecipare al Telluride Film Festival in Colorado, dove abbiamo festeggiato il compleanno di Werner Herzog a Casa I Wonder. A volte si vedono attori o premi Oscar tagliare le cipolle con chef Michele, mettersi il grembiule e cucinare con lui. Succedono anche queste magie.
D. Che tipo di reazione avete dalle case di produzione Usa?
R. Ritroviamo lo stesso sguardo e gli stessi occhi stupiti di quando i clienti entrano da chef Michele al ristorante Lucciola di New York. Lì, ad esempio, sono stupiti di non essere mandati via dopo il conto, cosa tipica newyorkese. Quando gli chiediamo cosa vogliono da mangiare, loro si aspettano di trovare una sorta di menù, che invece noi non abbiamo, appunto perché il nostro concetto è quello di sentirsi come a casa”. (aise)