La voce di New York/ Il Consolato ritorna epicentro delle start up per i giovani innovatori italiani – di Federica Farina

NEW YORK\ aise\ - “Giovani e imprenditori hanno riempito la sala del Consolato Generale d’Italia per partecipare a un panel di confronto a tema start-up partendo dall’esperienza di alcuni innovatori italiani che si dividono fra Italia e Stati Uniti. “Non tutti lo sanno – ha dichiarato il Console Generale d’Italia Fabrizio Di Michele inaugurando la tavola rotonda – ma New York è la seconda città dopo la Silicon Valley con oltre 25.000 start up, dove il tech, contro ogni aspettativa, ha superato la finanza. E molte di queste sono italiane. La presenza forte di un ecosistema tricolore all’interno di una rete così importante è motivo di grande orgoglio””. A scriverne è Federica Farina su “La voce di New York”, quotidiano online diretto da Giampaolo Pioli.
“La giornalista Maria Teresa Cometto, fin dalle origini grande sostenitrice dell’evento “Meet the Italians”, arrivato alla terza edizione, ha moderato il dialogo fra il pubblico e i tre speaker, protagonisti della serata: Maurizio Scaltriti, vicepresidente di Medicina Translazionale nel Dipartimento di Oncologia di AstraZeneca e co-fondatore di Medendi, una piattaforma di servizi digitali per l’oncologia fondata nel 2021; Giacomo D’Angelo, co-fondatore e Ceo di SteetLib, un aggregatore e distributore di libri digitali, cartacei e audiolibri in tutto il mondo; Dalila Pasotti, venture capitalist e partner di Alphaprime Ventures, una società che investe in tecnologie per la gestione e protezione di beni e persone.
Ognuno di loro ha raccontato la propria storia, come sono arrivati ad aprire un’azienda, nel caso di Scaltriti e D’Angelo, o a lavorare nel mondo degli investimenti, come Pasotti, e soprattutto che cosa significa essere a cavallo di due culture. “In realtà, – ha commentato il co-fondatore di StreetLib – è stato proprio il mio percorso italiano a permettermi di arrivare dove sono e forse a guadagnare la fiducia degli insegnanti del Queens College, dove ho studiato, per proseguire con la mia idea”.
La ricetta segreta per il successo di una start up in realtà è un insieme di fattori, ha dichiarato Pasotti. “Ci sono talmente tanti elementi e a volte tutto dipende da una situazione precisa. Il vero imprenditore si riconosce quando, nel momento di massima difficoltà, riesce a tenere insieme la barca”.
Tutti e tre concordano che a fare la differenza è la passione. “La mia azienda – ha spiegato D’Angelo – è frutto del mio interesse verso Internet. Negli anni ’90, appena si diffuse, ero un adolescente che sperimentava e scopriva che, con questa nuova tecnologia, poteva creare e migliorare i suoi progetti. Volevo dare la possibilità agli autori di riunire in un unico luogo i loro cataloghi per poterli distribuire facilmente. Oggi, abbiamo più di un milione di liste, 85 lingue, tre sedi nel mondo fra Milano, Monaco e New York”.
Anche Pasotti è della stessa idea. Venture capitalist, artista, con un percorso accademico in scienze naturali. “Queste cose convergono nel mio amore viscerale per la scienza, il fil rouge della mia vita, e non sempre faccio qualcosa perché porti denaro”, ma piuttosto per passione o come risposta a un’esigenza.
Scaltriti riesce a far convivere la carriera all’interno di una grande azienda farmacologica come Astrazeneca e quella dentro alla sua startup, “perché c’è un vuoto da colmare nel settore oncologico del sistema sanitario – ha dichiarato. – A fronte del bisogno di tanti pazienti, che ogni giorno si presentavano chiedendomi a quali terapie potessero sottoporsi, mi sono sentito in dovere di creare una piattaforma che desse una visione onnicomprensiva dei trattamenti, ospedali, centri, medici disponibili per ogni tipo di tumore. Così le persone possono venire a conoscenza di tutti i possibili passi da intraprendere””. (aise)