La Voce di New York/ Lo stile del futuro sostenibile: all’ONU l’Italia loda l’industria della moda - di Simone d'Altavilla

NEW YORK\ aise\ - "Come può l’industria della moda e dello stile di vita apportare un cambiamento positivo per un futuro sostenibile? La terza edizione dell’incontro annuale del Fashion and Lifestyle Network delle Nazioni Unite, organizzato congiuntamente dall’Ufficio delle Nazioni Unite per i partenariati e dal Fashion Impact Fund, rappresenta un appuntamento cruciale nel progresso delle collaborazioni nei settori della moda e dello stile di vita. Riunendo membri del comitato consultivo, i partenariati registrati, le parti interessate del settore, leader, media e rappresentanti delle Nazioni Unite, l’incontro funge da piattaforma fondamentale per informare su azioni e progressi di grande impatto. L’obiettivo generale è aumentare l’impegno del settore nell’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), riconoscendo la profonda influenza di questi settori sulle società e sull’ambiente". A scriverne è stato Simone d'Altavilla sulle pagine online "La Voce di New York", quotidiano online diretto dagli Stati Uniti da Giampaolo Pioli.
"L’incontro di quest’anno si concentra su settori chiave come moda, casa, tessile, gioielleria, lusso e viaggi che contribuiranno a rafforzare le promesse degli SDG, lottando per la trasparenza globale, l’inclusività e la trasformazione sostenibile.
All’evento tenuto al Palazzo di Vetro lunedì, molto atteso l’intervento dell’Italia: “Sono particolarmente lieto di partecipare alla terza edizione della riunione annuale della UN Fashion and Lifestyle Network. Siamo molto orgogliosi che l’Italia sia tra i paesi più attivi nel Fashion and Lifestyle Network delle Nazioni Unite” ha detto l’ambasciatore Maurizio Massari, che ha ricordato che “quando si parla di moda e stile, l’Italia è forse il primo paese che viene in mente come archetipo della bellezza e dell’artigianato”.
Il capo della missione d’Italia alle Nazioni Unite ha però sottolineato come “il successo dell’Italia non arriva senza un prezzo. L’Italia è tra i primi 10 paesi esportatori tessili al mondo, il che comporta anche una grande responsabilità”.
Secondo l’UNEP, ha ricordato Massari, “l’industria mondiale della moda da sola è responsabile del 10% delle emissioni globali. In questo contesto, siamo orgogliosi che l’Italia sia all’avanguardia nel ridurre le emissioni di gas serra dell’industria della moda e nell’aumentare la sua sostenibilità”. Massari ha fornito dati notevoli: l’Italia è al secondo posto in Europa per numero totale di brevetti sull’economia circolare, ed è in prima linea nell’impegno nel riciclo, raggiungendo il 79,4% del riutilizzo dei rifiuti – più del doppio della media europea – con l’industria tessile e della moda al timone. “Alcune aziende italiane sono in cima al Dow Jones Sustainability Index nella categoria tessile e guidano altre prestigiose classifiche” ha detto l’ambasciatore.
Anche il Ministero degli Affari Esteri italiano sta facendo leva sulla moda sostenibile per favorire lo sviluppo e aumentare le opportunità di lavoro per i giovani. “Questo notevole impegno è esemplificato dall’iniziativa triennale recentemente lanciata in Kenya dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo insieme all’Ethical Fashion Initiative dell’International Trade Center (ITC)” ha detto Massari che quindi ha ha ribadito: “Tutti questi risultati eccezionali non sarebbero stati possibili senza la guida delle imprese e dei numerosi imprenditori e imprenditrici che si sono impegnati a sostenere l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e i suoi obiettivi sostenibili. I Governi sono chiamati a promuovere e sostenere questo crescente impegno proveniente dal settore industriale e da quello dei servizi”.
Secondo il messaggio diffuso dall’Italia all’ONU, sono le aziende globali ad aver capito che la sostenibilità non è semplicemente una parola d’ordine: “E’ un imperativo morale e una necessità strategica” ha detto Massari che poi ha concluso facendo anche un appello:
"Nel mondo interconnesso di oggi, le azioni delle aziende si ripercuotono ben oltre i consigli di amministrazione e i margini di profitto. Il perseguimento di pratiche sostenibili è molto più che una questione di ottemperamento alle regole o di gestione della reputazione, e soprattutto non è antitetico alla redditività; piuttosto, favorisce il successo e la resilienza a lungo termine. Quindi, il mio appello a tutte le aziende e le parti interessate qui oggi è: per favore, continuate a investire in un mondo sostenibile e ad appoggiare l’azione delle Nazioni Unite. Lavoriamo insieme per estendere questa rete di imprese virtuose e attori della sostenibilità. Ognuno può e deve fare la propria parte"". (aise)