La voce di New York/ Trump: “Il sogno americano è inarrestabile” – di Massimo Jaus

NEW YORK\ aise\ - “Solo contro tutti e quello che è stato fatto mentre lui non era più alla Casa Bianca è tutto sbagliato. Ma non solo. Per quasi due ore, il presidente Donald Trump nel suo discorso al Congresso riunito in seduta congiunta ha esposto i suoi piani per il futuro. “Il sogno americano è inarrestabile”, ha detto e ha raccontato il suo sogno nella sua maniera, tra esagerazioni, fatti non veri già smentiti e minacce, deridendo i democratici che non sono riusciti a portargli il conto con la giustizia, accusando i partner commerciali di “aver derubato l’America” e affermando che gli Stati Uniti “si riprenderanno il canale di Panama”, annetteranno la Groenlandia “in un modo o nell’altro”. “Dio mi ha salvato da un attentato e io farò l’America di nuovo grande””. A fare una sintesi del primo discorso al Congresso nel presidente Usa è Massimo Jaus su “La voce di New York”, quotidiano online diretto da Giampaolo Pioli.
“In un’aula carica di tensione il presidente ha fatto un discorso molto divisivo, accusando i democratici di essere perennemente scontenti, incompetenti e incapaci di fare proposte concrete. Li ha chiamati “estremisti lunatici”, “inetti”, “incapaci”. “I Democratici hanno continuato a dire che serviva una nuova legge per contrastare l’immigrazione illegale. Ma alla fine ciò di cui avevamo davvero bisogno era un nuovo presidente. Ho fatto più io in quattro settimane che il mio predecessore in quattro anni”, ha attaccato Biden tra gli applausi dei repubblicani e lo sdegnoso silenzio dei democratici.
Il parlamentare Al Green, democratico del Texas, è stato espulso dopo aver urlato a Trump di essere un bugiardo che si doveva vergognare delle sue bugie. È stato allontanato dall’aula mentre alcuni suoi compagni di partito timidamente sventolavano dei microscopici cartelli contro Musk, mentre altri hanno abbandonato l’aula. È stata questa l’unica contestazione. Per il resto è stato un atto auto elogiativo del presidente, della sua amministrazione e delle sue capacità presidenziali.
I cambiamenti radicali che proporrà si scontreranno con la realtà, perché Trump nei suoi piani fa i conti senza l’oste. Alla fine la lista delle spese dovrà superare il voto al Congresso e lì, anche se le maggioranze sono in mano ai repubblicani, non sono così forti da poter bloccare l’ostruzionismo. Ci sarà inevitabilmente lo shutdown perché nessun democratico getterà una ciambella di salvataggio allo speaker della Camera Mike Johnson per varare una legge ponte, una Continuing Resolution, per evitare la chiusura forzata delle attività di governo.
Il Congresso, come si è visto anche dalle telecamere, è profondamente diviso. I repubblicani hanno la maggioranza con un solo voto alla Camera e tre voti al Senato.
Dal giorno del suo insediamento, sei settimane fa, Trump ha imposto una valanga di cambiamenti e discutibili decisioni che hanno sconquassato l’Amministrazione.
I leader militari, che martedì sera erano nei posti in prima fila alla destra del presidente, sono stati oggetto di una epurazione senza precedenti: cambiato il capo dello Stato maggiore congiunto, il generale Charles Q. Brown Jr., così come del capo delle operazioni navali e del vice capo di Stato maggiore dell’Aeronautica. Licenziata con una email di due righe la comandante della Guardia Costiera.
Il corpo diplomatico, che per tradizionale deferenza partecipa a questo evento annuale, è profondamente perplesso dalle amichevoli aperture del capo della Casa Bianca al presidente russo Vladimir Putin e dal poco cortese strappo, finito con l’invito a lasciare Washington, col presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy. Canada e Messico, i due maggiori partner commerciali degli Stati Uniti, nazioni confinanti, alleate e amiche, sono state prese di petto con una inspiegabile guerra commerciale. Danimarca e Panama sono state messe in agitazione dai suoi commenti di annessione territoriale.
“Riporteremo legge e ordine nelle nostre città messe sotto sopra dai lunatici radicali di sinistra” che Trump ha poi accusato di aver diffuso “le ideologie tossiche nelle scuole”, rivendicando di avere vietato l’insegnamento del “gender” e il taglio dei fondi alle politiche di sostegno a una sessualità informata, sostenendo di avere ormai sconfitto l’ideologia “woke”.
Si è congratulato per “l’azione rapida e incessante” intrapresa dalla sua amministrazione nelle ultime sei settimane e ha detto che era “appena iniziata”. Ha elogiato il lavoro di Elon Musk e del suo Dipartimento per l’efficienza governativa. Ha insistito che la guerra commerciale da lui lanciata con i dazi farà bene al Paese. Ha detto che il Congresso “deve approvare i tagli fiscali che i cittadini stanno aspettando” e rivolgendosi direttamente ai parlamentari democratici, ha detto di essere “sicuro che voterete a favore, della mia proposta altrimenti dubito che verrete rieletti”.
Il presidente ha anche rivendicato alcune delle promesse fatte in campagna elettorale, come la cancellazione delle tasse sulle mance e sugli straordinari. Ha poi promesso che “andremo su Marte e pianteremo la bandiera americana”.
Parlando della politica estera, Trump ha detto di aver ricevuto una lettera da Volodymyr Zelensky, dove il presidente ucraino ammette di voler tornare a negoziare per un accordo di pace con Mosca. “Abbiamo avuto discussioni serie con la Russia e abbiamo ricevuto forti segnali che sono pronti per la pace. Non sarebbe meraviglioso?”, ha commentato il presidente davanti al Congresso. Ha poi dato una sua nuova chiave di lettura della guerra, dopo che solo la settimana scorsa aveva detto che era stata Kiev a lanciare l’offensiva militare. E lo ha fatto incolpando Biden per “la gestione inefficace del ritiro statunitense dall’Afghanistan che ha incoraggiato la Russia a invadere l’Ucraina. Putin ha visto quello che è successo e ha pensato di avere una possibilità”.
Ha anche detto che la Social Security paga la pensione a milioni di persone che hanno più di 100 anni, un fatto smentito anche dallo stesso responsabile dell’agenzia federale. In un turbinio di accuse ad alleati e Paesi amici ha detto: “Siamo stati sfruttati per anni da quasi ogni singolo Paese al mondo e non permetteremo che accada più”, citando come esempi Cina, Brasile, India, Messico e Canada. Trump ha fatto riferimento anche alla Corea del Sud, tra i principali alleati internazionali di Washington, sostenendo che i loro dazi sono “quattro volte più alti dei nostri: e noi li abbiamo aiutati moltissimo, non solo sul piano militare. Il Lesotho? Nessuno ne ha mai sentito parlare”, giustificando i massicci tagli al bilancio degli aiuti esteri degli Stati Uniti. “Ascoltate solo alcuni degli sprechi spaventosi che abbiamo già identificato” e ha fatto riferimento agli “otto milioni di dollari per promuovere la comunità LGBT+ nella nazione africana del Lesotho, di cui nessuno ha mai sentito parlare”.
“Tenevi pronti per un incredibile futuro, perchè l’età dell’oro dell’America è appena cominciata e sarà come qualcosa che non si è mai visto. Dio vi benedica”. Con queste parole Trump ha concluso il suo discorso al Congresso tra gli applausi dei repubblicani e il gelido silenzio dei democratici”. (aise)