L’Italoamericano/ A colloquio con Daphne Di Cinto regista del cortometraggio “Il Moro” in corsa agli Oscar - Silvia Nittoli

foto DePasquale Communication

SAN FRANCISCO\ aise\ - “Le famose Cappelle Medicee nella Basilica di San Lorenzo a Firenze sono il luogo di riposo dell’illustre famiglia Medici, visitate da migliaia di turisti ogni giorno. Tutti i Medici più noti sono sepolti all’interno della Sagrestia Nuova, progettata da Michelangelo. Qui si trovano la tomba di Lorenzo il Magnifico, quella del fratello Giuliano e quella di Alessandro de’ Medici, Duca di Firenze, che dopo essere stato assassinato nel gennaio del 1537, fu gettato nella tomba di quello che era considerato il padre ufficiale, Lorenzo duca di Urbino”. Così Silvia Nittoli introduce la sua intervista a Daphne Di Cinto, regista del cortometraggio “Il moro”, incontrata per “l’ItaloAmericano", magazine diretto a San Francisco da Simone Schiavinato.
“Per molto tempo non si è saputo che Alessandro de’ Medici riposasse qui: mentre tutti gli altri Medici hanno il loro nome inciso sulla lapide, il nome di Alessandro non è mai stato menzionato da nessuna parte. Quando la scrittrice, regista e produttrice Daphne Di Cinto ha visitato la tomba di Alessandro de’ Medici a Firenze, si è meravigliata di non trovare alcuna indicazione del suo nome: né davanti alla tomba, né nel resto della cappella. Di Cinto ha allora deciso di agire e la sua intraprendenza, un anno dopo, ha avuto come risultato la riparazione di questa omissione.
“Non capivo perché si potessero trovare informazioni su tutti gli altri, ma non su Alessandro. Ricopriva una posizione molto importante all’epoca. Perché la sua memoria è stata cancellata?”, si è chiesta Di Cinto, che ha visitato la Cappella molte volte mentre scriveva il cortometraggio Il Moro, il suo debutto alla regia, ispirato proprio ad Alessandro de’ Medici. “Il mio film racconta la storia di un vero Duca nero italiano, ma allo stesso tempo racconta la storia delle comunità afro-italiane e afro-europee, della nostra costante presenza nella storia del nostro continente e di come questa presenza sia stata nascosta”.
Gli storici sono oggi convinti che Alessandro sia il figlio dell’allora diciassettenne cardinale Giulio de Medici, divenuto poi papa Clemente VII.
Il Moro è un cortometraggio che mira a fare luce sul primo uomo di origine africana a diventare un capo di Stato nell’Europa del Rinascimento ed è attualmente in lizza per la 96ª edizione degli Academy Awards nella categoria Miglior cortometraggio live-action. Nel cast: Alberto Malanchino nel ruolo di Alessandro de’ Medici, Paolo Sassanelli nel ruolo di Clemente VII e Andrea Melis nel ruolo di Ippolito de’ Medici.
Dopo che il cortometraggio ha iniziato a ottenere riconoscimenti nel circuito dei festival, Daphne ha scritto una petizione al Consiglio di Firenze, chiedendo di riconoscere il nome di Alessandro nella Cappella Medicea. La petizione, presentata tramite i consiglieri Antonella Bundu e Dimitri Palagi, è stata ufficialmente accettata il 4 novembre 2022, ma è stato solo nel novembre 2023 che con un rinnovato appello è stata aggiornata la maggior parte dei pannelli informativi. “Ad oggi le Cappelle Medicee presentano finalmente un pannello davanti al luogo di riposo di Alessandro che finalmente menziona il suo nome. Vorrei che il pannello parlasse di più della storia e del passato di Alessandro de’ Medici, ma il solo fatto che il suo nome venga menzionato è un grande passo avanti. Spero che la gente possa scoprire meglio la sua storia guardando Il Moro”.
Daphne Di Cinto, nota per il ruolo della madre del Duca di Hastings in Bridgerton, serie targata Netflix che ha riscosso un successo mondiale, è una convinta sostenitrice della diversità e della rappresentazione positiva nell’industria dello spettacolo e, di conseguenza, nella formazione della cultura. Il suo debutto alla regia con Il Moro presenta un cast e una troupe che riflettono magnificamente l’attuale diversità dell’Italia, con l’obiettivo di “essere un’ode all’amore per i neri italiani, gli afro-europei e la diaspora africana, promemoria del fatto che siamo parte integrante della storia europea al di là del modo in cui ci ha ritratto finora”, ha dichiarato la scrittrice, regista e produttrice Daphne Di Cinto.
Di Cinto, nata e cresciuta a Ravenna, ha studiato a Roma, dove si è concentrata sulla recitazione alla Scuola del Cinema, e successivamente alla prestigiosa Sorbona di Parigi e all’Actors Studio Drama School di New York per il Master in Fine Arts. Attualmente vive a Londra dove sta lavorando per trasformare Il Moro in una serie televisiva.
Tra i vari premi ricevuti quello per il miglior cortometraggio agli Italian Black Movie Awards e il premio per il miglior cortometraggio narrativo al Reel Sisters Film Festival, qualificato agli Oscar. Il Moro, dopo il successo del festival, sta ottenendo un notevole successo e sta facendo il giro delle università statunitensi, puntando al palcoscenico più grande di tutti: la corsa agli Oscar del 2024. Il cortometraggio è stato presentato anche alla California State University di Northridge, dove noi de L’Italo-Americano abbiamo incontrato la regista, scrittrice e attrice.
D. C’è qualcosa della storia di Alessandro De’ Medici che l’ha particolarmente sorpresa mentre studiava e faceva ricerche per il suo cortometraggio?
R. Il fatto che la narrazione che gli storici facevano di lui non era necessariamente basata su materiale di prima mano. Uno storico gli ha attribuito citazioni di un altro e in questo modo si è perpetrata un’immagine negativa di Alessandro. Naturalmente non sto dicendo che fosse un santo, ma sicuramente c’è di più in lui rispetto all’immagine che ne danno. Questo mi ha spinto a pensare in modo critico rispetto a quello che leggo nei libri di storia. Ora sto adottando un nuovo approccio, per cui cerco di guardare un fatto o una persona da diverse angolazioni e studi. La storia ufficiale non è altro che una versione degli eventi.
D. A livello personale, in che modo la sua storia particolare l’ha colpita?
R. Se la storia di Alessandro fosse di dominio pubblico, molti di noi afro-europei non dovrebbero affrontare domande del tipo “da dove vieni veramente?”. La nostra esistenza non sarebbe messa in discussione nei luoghi che chiamiamo casa. La nostra legittimità non sarebbe uno strumento di propaganda politica. Di conseguenza, saremmo più sicuri. Credo che una storia possa fare molto per un gruppo molto ampio di persone.
D. Nel 2019 ha interpretato la Duchessa di Hastings nella popolare serie Netflix Bridgerton che, come il suo spin-off del 2023, Queen Charlotte, ha molte cose in comune con il suo cortometraggio. Che esperienza è stata per lei?
R. L’ho adorata, naturalmente! Shonda Rhimes è una fonte di ispirazione per me e ho avuto la fortuna di lavorare con artisti straordinari sul set. Bridgerton ha fatto una cosa incredibilmente bella: ha aperto una conversazione che è stata a lungo messa a tacere: quella sulla presenza della diversità in Europa. Anche il patrimonio della Regina Carlotta era misto. E sebbene i personaggi di Bridgerton fossero di diverse origini, la serie dichiarava apertamente che si trattava di una fiction. Per questo ho trovato interessante il fatto che, nonostante l’eredità della regina e nonostante una certa diversità esistesse all’epoca, molte persone si siano sentite provocate. Credo che dovremmo chiederci perché questo accada. Si tratta di un grande esempio di arte che mostra i pregiudizi inconsci che la nostra società del 2023 deve affrontare.
D. Tornando a Il Moro, che nonostante sia un cortometraggio storico, è una storia estremamente necessaria da raccontare al giorno d’oggi. Qual è il messaggio che vorrebbe trasmettere nel 2023?
R. Che la storia di un giovane di origine africana è anche la storia di ogni europeo. Pertanto, politiche arcaiche come quella che ancora oggi nega la cittadinanza ai figli di due genitori immigrati, anche se nati e cresciuti in Italia, non hanno alcun fondamento e devono cambiare”. (aise)