LondraItalia/ Per il 97% degli italiani del Regno Unito un'ingiustizia dover rientrare in Italia per votare - di Francesco Ragni

LONDRA\ aise\ - “La quasi totalità degli italiani del Regno Unito (97%) considera un’ingiustizia il fatto di non poter votare per le Elezioni Europee a meno di rientrare in Italia. Una decisione dai più definita anti-democratica e lesiva dei diritti costituzionali. Nonostante un forte desiderio di partecipare alle elezioni (il 94% afferma di essere interessato a votare), saranno in pochi a farlo. Soltanto il 6% intende viaggiare verso l’Italia per votare. Gli altri rimarranno nel Regno Unito citando tra i motivi i costi elevati dei voli e l’impossibilità ad allontanarsi per motivi di lavoro o personali”. Come scrive Francesco Ragni in un articolo in primo piano sul portale di “Londra Italia”, questi risultati emergono da un sondaggio esclusivo realizzato dallo stesso giornale on line bilingue “tra il 3 e il 22 maggio 2024 e al quale hanno partecipato 348 persone identificatisi come italiani residenti nel Regno Unito. Un campione sufficientemente rappresentativo della popolazione complessiva, stimabile in circa 500mila persone.
I RISULTATI
Dal sondaggio emerge un forte interesse per le elezioni europee da parte degli expat italiani in UK. Il 75% degli intervistati dichiara di considerarsi “abbastanza informato”, mentre alla domanda “Sei interessato a votare per eleggere gli europarlamentari?” la risposta è uno schiacciante Sì (espresso dal 94% dei rispondenti). Una evidenza coerente con i sondaggi a livello europeo, che mostrano un rinnovato interesse per la consultazione.
Come sappiamo, però, per gli italiani non è stato previsto il voto dal Regno Unito. Ed è su questa circostanza che emerge prepotentemente lo scontento. Solo il 2% dei rispondenti è d’accordo con la decisione del Governo, un 1% è indeciso, mentre una schiacciante maggioranza (97%) la considera un’ingiustizia.
Nei commenti, i rispondenti al sondaggio bollano la mancata apertura dei seggi nel Regno Unito come una decisione “anti-democratica” e la “violazione di un diritto”. In molti usano parole forti, definendola “scandalosa”, “ridicola”, “ingiusta”, “assurda”, “abominevole”, “scellerata”, “vergognosa”, “disgustosa”, “deludente”, “incredibile” o semplicemente “sbagliata”.
“È un nostro diritto votare; ci viene di fatto negata la possibilità di farlo; le condizioni imposte (tornare in Italia a proprie spese per votare) sono inaccettabili e anti-democratiche”.
La maggioranza dei rispondenti fatica a capire perché per le Europee non sia stato usato il voto postale tramite il Consolato, sistema utilizzato per tutte le elezioni politiche e per i referendum, mentre alcuni rispondenti si lamentano del mancato utilizzo del voto elettronico (“Nel 2024, con la tecnologia a nostra disposizione, ritengo assurdo dover recarsi di persona in Italia per votare“).
Il rientro in Italia per le votazioni è improponibile per il 94% dei rispondenti. I motivi più citati sono l’impossibilità di assentarsi per ragioni lavorative o familiari, il costo elevato del viaggio (volo aereo ma per alcuni anche albergo), la mancanza di agevolazioni e la complessità logistica, vista anche la necessità di ritirare la scheda elettorale presso il proprio Comune di residenza. E c’è anche chi sottolinea l’impatto ambientale di viaggi che si potrebbero evitare.
“Non è semplice organizzare un ritorno in Italia considerando i costi dei voli e lo sforzo richiesto nel fare andata e ritorno in un weekend, con il lavoro settimanale prima e dopo. Avrei voluto votare per queste elezioni ma mi trovo impossibilitato a farlo”.
Agli intervistati pesa la mancanza di informazione e il fatto di avere scoperto di non poter votare solo poche settimane prima della data delle elezioni. In tanti ammettono di avere dato per scontato il voto al Consolato e si lamentano di non avere ricevuto nessun avviso sulle regole del voto.
Il sentimento generale che emerge dai commenti è quello di rabbia e delusione, per essersi visti di fatto privati di un diritto costituzionale. Sullo sfondo, c’è la constatazione di sentirsi, come scrive uno dei rispondenti “sempre più cittadina di secondo grado“.
“Di fatto siamo cittadini di serie C senza la libertà di votare. Andare in Italia non è possibile a chi non ha mezzi e permessi di lavoro. Lo trovo a dir poco vergognoso”.
Pesa poi il confronto con gli altri paesi europei che tramite i loro Consolati consentono il voto dal Regno Unito (praticamente tutti con le uniche eccezioni di Irlanda, Cipro, Malta, Repubblica Ceca e Slovacchia).
“È un’anomalia tutta italiana” nota uno dei rispondenti “la mia compagna, cittadina francese, voterà tranquillamente a Londra presso il suo consolato”.
“Perché il nostro governo ci toglie un diritto che abbiamo sempre avuto? Abbiamo già pagato abbastanza per la Brexit“.
Il quadro delineato dal nostro sondaggio dovrebbe suggerire al mondo della politica italiana di riconsiderare la decisione presa, se non per questa consultazione (ormai è troppo tardi) almeno per le prossime.
A conti fatti, applicando i risultati del sondaggio ai circa 500mila italiani del Regno Unito, potrebbero essere centinaia di migliaia i voti italiani “perduti” in queste elezioni, un danno per la democrazia. Più difficile è valutare l’effetto in termini di aumento del senso di abbandono e di lontananza creato dalla Brexit”.
Va detto che la normativa applicata ai cittadini italiani nel Regno Unito, in seguito alla Brexit, è la medesima di quella applicata a tutti i connazionali residenti in Paesi extra UE, dalla Svizzera all’Australia. (aise)