LondraItalia.com/ Agevolazioni fiscali e meno tasse di successione: i vantaggi del rientro in Italia – di Francesco Ragni


LONDRA\ aise\ - “Vivere a Londra, lo sappiamo, è costoso. Morirci lo è ancora di piú. Colpa delle tasse di successione, che nel Regno Unito raggiungono livelli draconiani: alla morte dei genitori, i figli devono pagare sul patrimonio un’aliquota del 40%, con una franchigia di sole 325mila sterline. Una tassazione severa che affonda le radici nella storia e nella cultura britannica”. Così scrive Francesco Ragni su “LondraItalia.com”, da lui fondato e diretto.
“La ricchezza, secondo la tradizione anglosassone, deve circolare ed essere redistribuita, evitando che si tramandi intatta di generazione in generazione. Uno strumento di mobilità sociale, almeno in teoria.
Introdotta nel 1894 per colpire le grandi fortune, oggi la tassa grava sempre più sulla classe media. È sufficiente possedere un’immobile a Londra per superare facilmente la soglia di esenzione, costringendo spesso gli eredi a venderla per pagare la successione.
Al confronto l’Italia è praticamente un paradiso fiscale: nel nostro paese, chi eredita dai genitori paga il 4% con una franchigia di un milione di euro. L’aliquota arriva al massimo all’8% in caso di parenti lontani o altri eredi.
Un trattamento decisamente piú generoso, che consente di mantenere pressoché intatto il patrimonio familiare nel passaggio tra generazioni.
Per i tanti italiani non più giovanissimi che vivono nel Regno Unito, questa differenza rappresenta un argomento finanziariamente allettante a favore del rientro in Italia. Attenzione, però: il ritorno va pianificato con anticipo ed eseguito con cautela, per evitare di restare esposti al fisco britannico.
Una norma introdotta di recente stabilisce infatti che chi è stato residente fiscale nel Regno Unito per almeno 10 dei 20 anni precedenti venga considerato “long term resident” e rimanga soggetto alle regole sulle successioni per alcuni anni dopo aver lasciato il Paese.
In pratica, pur essendo rientrati in Italia da anni, si rimane soggetti alle regole di Sua Maestà, e si rischia di finire sotto il tiro incrociato sia di HMRC che dell’Agenzia delle Entrate.
Di tutto questo si è parlato Giovedì 2 Ottobre al Consolato Generale di Londra, gremito per l’occasione, in un incontro con tre esperti: il fiscalista Paolo Minà e gli avvocati Matteo Castelli e Marco Paracchi, moderati da Chiara Ciroldi.
I relatori hanno offerto un’ampia panoramica delle normative dei due paesi, dalla Convenzione del 1966 che evita la doppia imposizione, fino alle regole che disciplinano le donazioni in vita (esentasse nel Regno Unito se trascorsi sette anni).
Il quadro che emerge è quello di un panorama legislativo complesso, per navigare il quale è consigliabile farsi assistere da un professionista.
Tasse di successione a parte, il rientro in Italia può portare anche notevoli vantaggi “in vita”, grazie alle agevolazioni fiscali per chi decide di rimpatriare.
Introdotte nel 2016, e aggiornate nel 2024, queste misure permettono di usufruire di un’esenzione dalle tasse del 50% del reddito imponibile, fino a un massimo di 600mila euro, per cinque anni. Ne può beneficiare chiunque rientri in Italia dopo avere vissuto all’estero per almeno tre anni.
Ancora piú generosi sono i benefici per ricercatori e docenti universitari: per loro vale una esenzione del 90% del reddito per sei anni, estendibili fino a tredici in caso di figli minorenni a carico.
Incentivi fiscali, per chi si interroga sul rientro in patria, possono fare pendere la bilancia a favore del Bel Paese.
Unica avvertenza: studiare bene le normative e affidarsi a un professionista del settore”. (aise)