LondraItalia.com/ Brexit cinque anni dopo: un fallimento annunciato – di Francesco Ragni
LONDRA\ aise\ - “Oggi (il 31 gennaio, ndr) ricorrono cinque anni esatti dal 31 Gennaio 2020, il giorno in cui il Regno Unito è ufficialmente uscito dall’Unione Europea. A cinque anni di distanza, è possibile guardare con una certa obiettività a come è cambiato il paese e quasi sono stati gli effetti della Brexit. In questi giorni lo stanno facendo politici, economisti e commentatori e il consenso è quasi unanime: la Brexit non ha funzionato”. Così scrive Francesco Ragni direttore di “LondraItalia.com” in un articolo pubblicato venerdì scorso sul quotidiano online edito a Londra.
“In una lunga analisi pubblicata oggi, la BBC elenca cinque effetti della Brexit per il popolo britannico, tutti negativi.
Il commercio si è ridotto, di un valore stimato tra il 6% e il 30%, a causa dei dazi doganali e della burocrazia necessaria per l’import/export;
l’immigrazione (un tema chiave del referendum) invece di diminuire è aumentata ed è cambiato il mix. Si è ridotto il numero di europei, ma è aumentato in misura molto maggiore quello di immigrati extra-europei: meno rumeni e portoghesi, piú indiani e pakistani.
Viaggi e vacanze sono piú difficili: dopo la Brexit un britannico non può soggiornare in Europa per piú di sei mesi in ciascun anno, una circostanza che ha rovinato i piani dei tanti che avevano comprato casa in Spagna per trascorrerci la pensione. E a breve sarà necessario disporre di un visto (elettronico) prima di entrare nell’UE.
La tanto desiderata “sovranità legale”, quella del “take back control”, non si è ancora vista. Il Regno Unito ha adottato in pieno 6,901 leggi europee senza cambiare una virgola e non ha avuto il tempo o la voglia di cambiarle. Nei quattro anni successivi, soltanto 600 di queste leggi sono state abrogate, molte delle quali irrilevanti o ormai superate.
Last but not least, le finanze pubbliche. Uno degli slogan chiave della propaganda del Leave diceva che con la Brexit il Regno Unito avrebbe risparmiato 350 milioni di sterline a settimane, da destinare all’NHS. La madre di tutte le fake news. Non solo la cifra era stata gonfiata (il contributo netto del Regno Unito era piú o meno la metà) ma l’uscita ha avuto un costo spropositato (30 miliardi di sterline) e non c’è stato nessun beneficio per le casse dell’NHS.
Un’analisi simile arriva dall’Independent, che ha dedicato una intera prima pagina al “vero costo della Brexit” con una serie di statistiche illuminanti (una su tutte: 16,400 aziende hanno smesso di esportare verso l’Unione Europea a causa delle nuove regole).
L’opinione pubblica sta lentamente cambiando idea. Secondo l’ultimo sondaggio YouGov, il 55% dei britannici sostiene sia stato un errore votare l’uscita dall’Unione Europa, mentre il 62% ritiene che la Brexit finora sia un fallimento.
Nel campo politico il tema rimane divisivo. Se alcuni politici pro-Brexit negli anni si sono ricreduti, i piú convinti euroscettici rimangono tali. Per loro i mancati benefici della Brexit sono dovuti alla incapacità dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni, da Johnson a Starmer. Come dire, il problema non è la Brexit, ma la lentezza e timidezza nel metterla in pratica.
“Nigel Farage promette di realizzare la Brexit in modo adeguato – e sa esattamente come farlo” titola il Daily Express, il tabloid pro-Brexit. All’orizzonte c’è un possibile scenario nel quale Reform UK, il partito di Farage, conquista il potere alla prossima elezione, magari con l’aiuto di un certo Elon Musk. Terrificante ma possibile.
Cosa succederà nei prossimi cinque anni non possiamo saperlo. Quello che è certo è che, nonostante le evidenze del suo fallimento, la Brexit rimane un oggetto misterioso, un totem dalle mille sfaccettature destinato a restare ancora a lungo al centro del dibattito politico”. (aise)