MalindiKenya/ Il ricambio generazionale degli italiani in Kenya: cosa dicono i dati del 2023 e le aspettative - di Freddie del Curatolo

MALINDI\ aise\ - “I dati alla mano sono inconfutabili. Solo un anno fa, commentando i numeri del 2022, notavamo tristemente come, con sole 30 mila presenze, gli italiani avessero un po’ snobbato il Kenya, sia come meta di vacanze sia come luogo sognato per viverci, lavorare, fare un’esperienza di volontariato. Nel 2023, con un aumento del 121%, sono poco meno di 70 mila i connazionali che lo hanno frequentato. Il ritorno in pianta stabile dei voli charter, il cambio vantaggioso dello scellino keniota per buona parte dell’anno, il boom di Nairobi come città cosmopolita e piena di opportunità per i giovani sono i motivi principali del ritorno in Kenya, per quello che si prospetta come un cambio generazionale”, osserva Freddie del Curatolo dell’editoriale pubblicato sul portale in lingua italiana da lui diretto MalindiKenya.net.
“Nelle scorse stagioni abbiamo iniziato a preoccuparci di un “popolo” italiano troppo vecchio e non solo anagraficamente, di stanza specialmente sulla costa, a Malindi e Watamu.
Villeggianti assidui, proprietari di case e ville, affittuari stagionali, lavoratori occasionali, pensionati in (presunto) relax, indefessi innamorati e professori per studentesse.
È un popolo di santini social, eroi della lamentela e navigatori in internet che spesso non fa onore a quanto di buono potrebbe sbarcare in un Paese giovane e ricettivo come il Kenya, non a caso additato tra quelli più promettenti del futuro prossimo, per salvare la malandata economia del pianeta.
Aiutarli a casa loro per aiutare casa nostra: la forma migliore possibile di post colonialismo può essere applicata anche ai soggiorni, al trasferimento in Kenya. Magari non alla vacanza nel resort all-inclusive, che però - e i confortanti dati di afflusso del 2023 ci fanno ben sperare - crea sempre nuovi “malati d’Africa” che torneranno, ma sicuramente svecchiare la nostra presenza, che può far bene anche ai meno giovani alle prese con i problemi dello sviluppo insostenibile del Paese.
Ben vengano quindi i lavoratori italici che staccano, gli amanti della natura che si rifocillano, le coppie che vivono magiche esperienze insieme e genitori che le fanno vivere ai figli.
Benvenuti i giovani che scelgono qui il servizio civile, che fanno volontariato, che perfezionano il loro mestiere e preferiscono stare “sul campo” africano, piuttosto che fare un master a Cincinnati.
Viva i ragazzi con lo zaino in spalla che non si accontentano di un selfie sulla spiaggia, ma esplorano usi e costumi dell’Africa, vivono esperienze uniche e non danno nulla per scontato. A Nairobi, specialmente, ne stiamo incontrando tanti, ma molti quest’inverno ne abbiamo conosciuti e ancor più ci hanno scritto da Watamu.
Il ricambio è in atto e fa sentire anche noi, ormai quasi vecchi (ma guai a lamentarsi, anche se manca la corrente elettrica o l’acqua viene razionata, se la corruzione non è stata ancora sconfitta e il “pole pole” regna ancora sovrano) molto più vivi”. (aise)