Presenza/ Bellezza e utilità della lingua italiana – di Nello Gargiulo

SANTIAGO\ aise\ - “In una delle prime edizioni della Settimana Della Lingua Italiana nel Mondo, ricordo che da Roma venne inviato qui a Santiago del Cile lo scrittore e giornalista Beppe Severgnini. Una frase della sua esposizione ho frequentemente avuto in mente in questi anni: “L’italiano si studia perché è bello, l’Inglese perché è utile”. Nel mese di ottobre si celebra la edizione n. 24 della SLIM, quest’anno con il titolo “L’Italiano e il libro, il mondo tra le righe”. Un titolo, una frase, che stimola più di una considerazione”. A scriverne è stato il Consigliere del Cgie per il Cile, Nello Gargiulo, in questo pezzo pubblicato su Presenza, quindicinale della comunità italiana in Cile da lui diretto.
“Intanto, la bellezza è una parola che porta ad affrontare il tema della lingua italiana come veicolo di trasmissione della ricchezza culturale del Paese e per l’armonia espressiva del linguaggio. Sulla valenza/utilità dell’italiano, valga come esempio l’interesse crescente di studiare nelle Università Italiane.
Le prove di certificazioni linguistica che permettono di accrescere le conoscenze e le competenze raggiunte secondo parametri europei stabiliti (A1, A2, B1 ecc…) sono in aumento da quando questi parametri esistono, ossia dalla seconda metà degli anni ‘90. Va da sé che la stessa cittadinanza europea si è avvalsa di questi strumenti che avendo parametri comuni delle lingue parlate in Europa sono anche uno strumento di integrazione e di identità propria.
Come cittadini italiani all’estero non possiamo tralasciare gli aspetti di un italiano certificato che sia alla base della formazione dell’identità culturale. Ma ecco un paradosso: la grande varietà e offerta di studio dell’italiano (che avviene seguendo diverse strade, dagli IIC alle scuole italiane paritarie fino ai corsi per adulti dei Comitati Dante Alighieri) non motiva a sufficienza il grande pubblico degli italo-discendenti che preferiscono iniziare il percorso per l’ottenimento della cittadinanza tramite Ius Sanguinis.
La legge attuale non prevede tra i requisiti la conoscenza dell’italiano. Portare avanti un discorso comune sul tema, allontanerebbe anche le tentazioni facili, che possono rasentare forme di populismi e di sciovinismi di chi sostiene che la legge della cittadinanza Ius Sanguinis non vada toccata.
La Settimana della Lingua Italiana nel Mondo 2024 è una buona occasione per riflettere, poiché il tema della cittadinanza smuove le acque a tutti i livelli. Anche nella politica, nei movimenti e nelle associazioni che si occupano del mondo degli italiani all’estero. Si tratta non di negare un diritto di sangue, ma di educarlo all’esercizio dei doveri connessi, di cui l’identità linguistica e culturale ne sono il principio fondante. (aise)