Presenza/ Cittadinanza italiana a ritmo di valzer – di Nello Gargiulo

SANTIAGO\ aise\ - “Parlare di cittadinanza per gli italiani all’estero si va trasformando in un racconto quotidiano di incertezze e speculazioni. La nuova legge, la numero 74/2025, sostituisce quelle del 1912 e del 1992 che sono state i pilastri su cui si sono costruite le attuali comunità italiane all’estero. La storia ha i suoi dinamismi e questo vale anche per le leggi”. Così scrive Nello Gargiulo nell’editoriale che apre il nuovo numero del quindicinale “Presenza”.
“La preoccupazione di questo Governo di regolare la materia della cittadinanza per disciplinare un fenomeno che ha generato anche eccessi ed abusi, almeno in alcuni Paesi, trova una sua spiegazione. Sarebbe sciocco negarlo.
L’italianità all’estero è cresciuta con molta spontaneità e con frequenza, sempre carente di un piano organico di conoscenza diretta dell’Italia, della sua storia e della Costituzione, specialmente dal dopoguerra ad oggi. Si doveva fare certamente di più, considerando che conoscere la lingua e qualche nozione di educazione civica per la concessione della cittadinanza avrebbe regolato il flusso delle richieste e portato una consistente ventata di consapevolezza in termini di appartenenza ma anche dei diritti e dei doveri del cittadino.
Certamente l’affetto, ma in molti casi anche l’interesse ad avere il passaporto italiano, ha portato (le due leggi menzionate lo permettevano) molti a risalire a radici genealogiche anche di 5 o 6 generazioni. Questo ha generato situazioni effettivamente di grande lavoro per i consolati, per i comuni ed i tribunali italiani, anch’essi gradualmente coinvolti, fino ad esplodere in alcuni casi.
Gli abusi vanno sempre corretti e puniti, come diceva il Giurista milanese Cesare Beccaria, ma anche gli esempi virtuosi vanno premiati e rilevati, come sosteneva l’economista e giurista napoletano del settecento, Giacinto Dragonetti.
La doppia appartenenza lavora a favore dell’integrazione dei popoli e delle culture, favorendo anche il multilateralismo. L’Italia con questa nuova legge corre il rischio di ridurre i legami con la tradizione migratoria. Viene da chiedersi: come fare per non regredire là dove i connazionali sono anche punti forza nei vincoli con i Paesi di accoglienza? Il giro di Valzer aumenterà ritmi e passi dopo l’incoraggiamento del Presidente Matterella a fare delle proposte per opportuni cambi alla nuova legge?
Da augurarci che si apra una stagione di dialogo tra il governo, il parlamento e le nostre comunità attraverso l’organo di rappresentanza ufficiale: il CGIE.
La sfida per essere all’altezza dei tempi dovrà generare una cittadinanza attiva e consapevole, disegnata in funzione dei cambi socio-culturali che il fenomeno dell’emigrazione sta producendo in Italia, in Europa e nel mondo intero. Un buon futuro si costruisce tenendo presente il passato e quindi ridurre le tensioni tra i partiti per generare una legge giusta ed obiettiva”. (aise)