SBS Italian/ L'Australia rischia una deriva xenofoba? - di Dario Castaldo

MELBOURNE\ aise\ - “Le manifestazioni che hanno portato in piazza migliaia di persone unite dalla richiesta di uno stop all'immigrazione, riflettono una tensione e un disagio sociale crescenti e l’assenza di risposte politiche concrete ai bisogni e alle paure degli australiani”. È il parere che Matteo Vergani, professore associato alla Deakin University ed esperto di crimini d’odio, ha espresso ai microfoni di SBS Italian, lo Special Broadcasting Service che diffonde notizie in lingua italiana in tutta l’Australia.
Vergani è stato intervistato da Dario Castaldo, autore di un articolo e del relativo podcast di approfondimento pubblicato sul portale di SBS.
“Domenica 31 agosto migliaia di persone hanno sfilato nelle principali città australiane nella cosiddetta March for Australia, una mobilitazione promossa da frange di estrema destra, da gruppi neonazisti e da movimenti sovranisti contro quella che hanno definito “immigrazione di massa”.
A Sydney si sono contati circa 15.000 partecipanti, altre migliaia ad Adelaide, Brisbane e Melbourne, dove non sono mancati momenti di tensione con le contro-manifestazioni pro Palestina e antifasciste. In alcuni casi la polizia è intervenuta con spray urticanti e proiettili di gomma.
Per Matteo Vergani, professore associato alla Deakin University ed esperto di crimini d’odio, la giornata ha rappresentato un campanello d’allarme.
“Il bilancio è di tensioni elevate, con arresti e feriti, e mostra una polarizzazione crescente sul tema dell’immigrazione e dell’identità nazionale. La narrativa anti-immigrazione ha trovato spazio perché i problemi reali della popolazione – inflazione, carovita, costo delle case – non ricevono risposte politiche adeguate”, ha spiegato. “Il fenomeno è monitorato dalle autorità, ma il rischio è la normalizzazione di retoriche estremiste”.
Secondo Vergani, la protesta si inserisce in una dinamica internazionale. “Le destre radicali stanno vivendo un momento di crescita e si spostano sempre più verso il mainstream”, ha affermato. “Anche in Australia assistiamo alla diffusione di slogan che richiamano alla “difesa della nazione” o alla “tradizione”, spesso eufemismi per discorsi legati alla razza”.
Le autorità seguono con attenzione il fenomeno, temendo derive violente, soprattutto dopo l’attacco di Christchurch del 2019 che ha fatto emergere i legami tra suprematisti bianchi e radicalizzazione online.
“Il fenomeno è monitorato da vicino, le intelligence lo considerano a rischio – sottolinea Vergani – ma bisogna distinguere: la maggioranza dei partecipanti non appartiene a gruppi organizzati. Tuttavia la normalizzazione di simboli e retoriche neonaziste resta un pericolo reale””. (aise)