Ottawa: l’Ambasciatore Cattaneo alla presentazione della “Positive Nutrition”

OTTAWA\ aise\ - I crescenti tassi di obesità e i costi sanitari associati a una cattiva alimentazione hanno recentemente indotto vari Paesi sviluppati ad adottare nuove misure. Ad alimentare il dibattito sulle migliori strategie in materia, il 26 giugno scorso esperti italiani e canadesi si sono riuniti alla Facoltà di Scienze della Salute dell’Università di Ottawa per discutere di “Positive Nutrition”, una corrente scientifica internazionale che sta spostando l’attenzione dalla restrizione all’inclusione. Questo evento, organizzato dall’Ambasciata italiana in Canada, ha proposto un approccio che potrebbe ridefinire il modo in cui pensiamo all’alimentazione sana, alle politiche alimentari e alla salute pubblica.
“Per l’Italia, il settore agroalimentare non è solo un pilastro della nostra industria, ma anche parte integrante del nostro patrimonio culturale”, ha dichiarato l’Ambasciatore Alessandro Cattaneo. “Il nostro approccio olistico alla nutrizione – ha proseguito – evidenzia l’importanza di una dieta equilibrata, varia e moderata, accompagnata da uno stile di vita attivo. Alla luce delle nostre relazioni strategiche con il Canada, ribadite nella recente Dichiarazione Congiunta adottata a Kananaskis dal Primo Ministro Mark Carney e dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, siamo desiderosi di rafforzare ulteriormente la nostra cooperazione bilaterale in tutti i settori della salute e dell’alimentazione”.
In collaborazione con le principali università e istituzioni di entrambi i Paesi, l’evento ha invitato gli attori del settore a esplorare un nuovo approccio alla nutrizione, che dia priorità a stili di vita equilibrati e sostenibili piuttosto che a diete alla moda o alla demonizzazione dei singoli nutrienti.
A differenza delle strategie tradizionali che spesso si concentrano sulla riduzione del consumo di singoli nutrienti, la Positive Nutrition promuove l’inclusione alimentare e il benessere a lungo termine attraverso moderazione, consapevolezza culturale e scelte informate. Si ispira a modelli tradizionali di successo come la Dieta mediterranea, dove varietà, equilibrio delle porzioni e integrazione nello stile di vita sono elementi centrali.
“Ogni alimento può avere posto in una dieta sana se consumato nelle giuste porzioni e frequenze”, ha affermato Daniela Martini, Professoressa Associata di Nutrizione Umana all’Università degli Studi di Milano. “Dobbiamo evitare di demonizzare gli alimenti e invece aiutare le persone a costruire regimi alimentari sani”, ha concluso.
“Uno degli errori più comuni in tema di alimentazione sana è ignorare che i consumatori non mangiano ‘nutrienti’, ma alimenti nel contesto di una dieta complessiva”, ha osservato Luca Piretta, gastroenterologo, nutrizionista e docente di Allergie e Intolleranze Alimentari all’Università Campus Bio-Medico di Roma. “Se la nostra attenzione si concentra solo su lipidi, proteine, zuccheri o vitamine, dimenticando che questi nutrienti fanno parte di alimenti molto più complessi, diventa impossibile definire un programma alimentare sano in grado di prevenire le malattie e promuovere la salute”.
L’approccio nazionale canadese alla politica nutrizionale è stato illustrato dal Professor William Yan di Health Canada e docente alla School of Nutrition Sciences dell’Università di Ottawa. Il Professor Yan ha spiegato la Strategia Canadese per l’Alimentazione Sana, “un’iniziativa di salute pubblica che mira a rimodellare l’ambiente alimentare. Attraverso strumenti basati sull’evidenza e misure normative, stiamo aiutando i canadesi a compiere scelte sane e consapevoli come parte di uno stile di vita più ampio”.
Anche Nick Bellissimo, Professore di Fisiologia della Nutrizione alla Toronto Metropolitan University, ha sottolineato l’importanza di un approccio complessivo alla nutrizione: “Le politiche sanitarie basate su una visione riduzionista della nutrizione, che si concentrano su nutrienti isolati anziché su schemi dietetici olistici e funzionali, difficilmente riusciranno a incidere sulle malattie croniche. Al contrario, rischiano di minare il loro stesso obiettivo”. (aise)