I passi della cooperazione

ROMA – focus/aise - Nel quadro dell’impegno internazionale a favore della popolazione di Haiti, su impulso del vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, il vice ministro degli Affari Esteri, Edmondo Cirielli, ha firmato il 22 maggio scorso un pacchetto di delibere per erogare aiuti umanitari per 8 milioni di euro destinati a interventi delle Nazioni Unite e della Croce Rossa Internazionale per affrontare la grave situazione umanitaria del Paese.
Metà del contributo italiano viene destinato alla FAO a sostegno della sicurezza alimentare della popolazione, attraverso l’acquisto e la distribuzione ai contadini di sementi e sacchi di fertilizzanti, nonché per l’erogazione agli allevatori di mangimi e di materiali per la costruzione di allevamenti avicoli.
Le rimanenti risorse vengono invece destinate al Women’s Peace Humanitarian Fund (WPHF) e al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e permetteranno, rispettivamente, interventi per il rafforzamento dei diritti e del ruolo delle donne e delle bambine e dell’accesso e assistenza umanitaria in aree di Haiti -a partire dalla capitale Port-Au-Prince-, interessate da alti livelli di violenza.
Oltre al citato contributo e a conferma della priorità che rivestono l’America Latina e i Caraibi, il Governo italiano si accinge ad assicurare risorse al Trust Fund ONU per l’imminente dispiegamento ad Haiti della forza di polizia multinazionale autorizzata dal Consiglio di Sicurezza ONU. Inoltre, attraverso il Centro di eccellenza dell’Arma dei Carabinieri per le Unità di polizia di stabilità di Vicenza (CoESPU), l’Italia assicurerà l’addestramento di ufficiali di polizia keniani che verranno successivamente inviati ad Haiti.
L’Italia presiede inoltre il Gruppo di Lavoro G7 dedicato ad Haiti, creato in occasione della Ministeriale Esteri di Capri dell’aprile scorso presieduta dal vice presidente Tajani, e la cui prima riunione si è svolta il 24 maggio.
Sono state 735 le candidature, provenienti da 22 incubatori situati in 10 diversi Paesi, per il progetto STARTUP10 che nei mesi scorsi aveva aperto una call di selezione per startup del Mediterraneo e dell'Africa. Le startup sono attive nei settori della green e blu economy, dimostrando un fervido interesse per l'innovazione e la cooperazione internazionale.
L'iniziativa, finanziata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e implementata dal CIHEAM Bari, mira a favorire lo scambio di conoscenze e tecnologie tra giovani imprese emergenti delle Regioni coinvolte e il tessuto imprenditoriale italiano. I Paesi partecipanti al progetto sono: Albania, Bosnia e Herzegovina, Algeria, Egitto, Tunisia, Libano, Giordania, Kenya, Etiopia e Uganda.
Le candidature ricevute coprono una vasta gamma di settori, tra cui ICT, agricoltura di precisione, innovazione di prodotti, tecnologia applicata alla gestione dell’azienda agricola, energia sostenibile, gestione dei rifiuti, acquacoltura e pesca sostenibili, servizi alle imprese e agro-tech. Questa varietà dimostra la ricchezza e la diversità dell'ecosistema imprenditoriale mediterraneo e africano.
Le 140 startup selezionate parteciperanno al percorso di coaching volto a rafforzare il proprio business. Successivamente, avranno l'opportunità di interagire con imprese italiane attraverso un programma di Open Innovation, che prevede anche incontri in presenza in Italia. Questo scambio non solo faciliterà la condivisione di idee innovative, ma offrirà alle startup un accesso privilegiato a risorse, mentor e potenziali investitori italiani.
La risposta entusiasta a questa call evidenzia il grande fermento e il potenziale delle startup del Mediterraneo e dell'Africa. Il loro interesse a connettersi con il sistema Italia, inoltre, favorisce la creazione di “ponti” tra queste giovani imprese e le aziende italiane, promuovendo la crescita reciproca e lo sviluppo di soluzioni innovative con un impatto significativo anche a livello globale.
Le startup prescelte non solo beneficeranno del supporto e delle competenze delle imprese italiane, ma contribuiranno anche a rafforzare le relazioni economiche e culturali tra i Paesi coinvolti.
Le aziende italiane sono invitate ad iscriversi alla community per scoprire come partecipare a questa iniziativa, compilando il seguente Modulo di Adesione alla Community
La creazione di un ecosistema di innovazione più integrato e collaborativo nel Mediterraneo e in Africa, con l'Italia al centro di questa rete dinamica e promettente, rappresenta un importante passo avanti per tutte le parti coinvolte.
Si è svolta, alla presenza del vice ministro della salute federale Ismat Mustafa e dei rappresentanti della OSC AISPO, la cerimonia di inaugurazione del padiglione di ostetricia e ginecologia al Teaching Hospital di Port Sudan, realizzato da Aispo grazie ai fondi dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
“L’Italia investe il 51% dei fondi nel settore salute in Sudan. Continuiamo ad essere in prima linea dallo scoppio del conflitto grazie alle OSC italiane e ai nostri interventi in gestione diretta a supporto della popolazione”, ha affermato Michele Morana, titolare della sede Aics Khartoum. “I dati UN”, ha continuato, “riportano un aumento dei casi di morte materna e del bambino (300 donne per 100.000 nati e 54 neonati morti per 1.000 nati vivi) a causa della forte situazione di stress dovuta alla guerra in corso e alla mancanza totale di strutture sanitarie. Circa 1.2 milioni di donne gravide hanno bisogno di cure. L’ospedale di ginecologia e ostetricia realizzato a Port Sudan ha quale obiettivo di alleviare e supportare le donne e i neonati bisognosi di cure, ha concluso Morana. (focus\aise)