L’economia europea cresce ma l’Italia in difficoltà

BRUXELLES\ aise\ - La crescita economica italiana al rilento. Le previsioni economiche per l’autunno 2025, pubblicate oggi dalla Commissione Europea, mostrano infatti un’economia tricolore che fatica a crescere e che si attesta allo 0,4% di crescita del PIL, in diminuzione rispetto allo 0,7% delle previsioni di primavera. Per l’economia europea, invece, la crescita nei primi tre trimestri dell'anno ha superato le aspettative sia nell'intera Unione europea che nell'area dell'euro. La stima è che l'Eurozona chiuderà l'anno con un Pil in aumento dell'1,3% (rispetto allo 0,9% delle previsioni di primavera) e l'Ue dell'1,4% (dall'1,1%).
Per ritmi di crescita, nel documento si evince che l’Italia è una delle economie più deboli di tutta la zona euro. Al termine del 2025 potrebbe essere la penultima in ultima in Europa e potrebbe poi scivolare all’ultimo posto per ritmi di crescita nel 2027, quando l’Italia sarà l’unico Paese membro ad avere un Pil ancora sotto la soglia dell’1 per cento di espansione.
Nel rapporto si legge, a proposito della situazione italiana: “La crescita del prodotto dovrebbe rallentare allo 0,4% nel 2025, con le esportazioni nette che sottraggono 0,7 punti percentuali e la domanda interna che contribuisce con circa 1 punto percentuale, trainata dagli investimenti”. A pesare è anche la fine degli incentivi fiscali nel settore immobiliare. L’incertezza a livello internazionale induce le famiglie ad aumentare il risparmio e a limitare i consumi.
Per quanto concerne l’Europa, le previsioni mostrano che la crescita nei primi tre trimestri del 2025 ha superato le aspettative, con un'impennata delle esportazioni in previsione di aumenti tariffari, e l'economia dell'UE ha continuato così a crescere nel terzo trimestre. In prospettiva, ci si attende che l'attività economica continui a espandersi a un ritmo moderato nei prossimi mesi, nonostante un contesto esterno difficile.
Le previsioni d'autunno di quest'anno prospettano una crescita in Europa del PIL reale dell'1,4% nell'UE nel 2025 e nel 2026, che raggiungerà l'1,5% nel 2027. L’Eurozona dovrebbe rispecchiare questa tendenza, con una crescita del PIL reale prevista dell'1,3% nel 2025, dell'1,2% nel 2026 e dell'1,4% nel 2027. L'inflazione nell'area dell'euro dovrebbe continuare a diminuire, scendendo al 2,1% nel 2025, e oscillare intorno al 2% nell'orizzonte di previsione. Nell'UE l'inflazione dovrebbe rimanere leggermente più elevata, scendendo al 2,2% nel 2027.
Gli ultimi indicatori economici e i dati delle indagini congiunturali segnalano una dinamica positiva sostenuta nei prossimi trimestri. Su un orizzonte temporale più lungo, il contesto mondiale rimane difficile, ma la tenuta del mercato del lavoro, il miglioramento del potere d'acquisto e le favorevoli condizioni di finanziamento sono destinati a sostenere una crescita economica moderata.
Inoltre, il dispositivo per la ripresa e la resilienza e altri fondi dell'UE stanno attenuando l'effetto del risanamento di bilancio in diversi Stati membri. Questo sostegno è alla base della domanda interna, che dovrebbe essere il principale motore della crescita nell'orizzonte di previsione. I consumi privati dovrebbero crescere costantemente, sostenuti dai fattori di cui sopra, ma anche da un graduale calo del tasso di risparmio. Gli investimenti dovrebbero riprendere slancio, trainati principalmente dalle costruzioni non residenziali e dalla spesa in conto capitale per le attrezzature.
L'economia altamente aperta dell'UE rimane suscettibile alle restrizioni commerciali in corso, ma gli accordi commerciali raggiunti tra gli Stati Uniti e i suoi partner commerciali, compresa l'UE, hanno attenuato alcune delle incertezze che hanno oscurato le previsioni di primavera.
Le previsioni ipotizzano che tutte le tariffe specifiche per paese e settore applicate dall'amministrazione statunitense alla data limite del 31 ottobre saranno in vigore per tutto il periodo della previsione dell’Ue. A livello globale, le barriere commerciali hanno raggiunto massimi storici e l'UE deve ora far fronte a tariffe medie sulle esportazioni verso gli Stati Uniti più elevate di quanto ipotizzato nelle previsioni di primavera 2025. Tuttavia, i dazi sulle esportazioni dell'UE rimangono inferiori a quelli applicati a diversi altri importanti attori mondiali. Ciò rappresenta un modesto vantaggio relativo per l'economia dell'UE, sebbene in un contesto di debole commercio mondiale di beni e di forte moderazione della domanda estera da parte dell'euro.
L'inflazione nell'area dell'euro è stata leggermente rivista al rialzo rispetto alle previsioni di primavera. Ora dovrebbe scendere dal 2,4% nel 2024 per raggiungere l'obiettivo della BCE del 2% nel 2027. Le tendenze variano da una componente all'altra, con diminuzioni dell'inflazione dei servizi e dei beni alimentari controbilanciate dall'aumento dell'inflazione dei beni energetici. L'intensificazione delle pressioni concorrenziali esercitate dalle importazioni e l'apprezzamento dell'euro dovrebbero frenare l'inflazione dei beni non energetici. Secondo le proiezioni l'inflazione complessiva nell'UE sarà leggermente superiore a quella della zona euro, scendendo gradualmente dal 2,6% nel 2024 al 2,2% nel 2027. Secondo le previsioni, il nuovo sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (ETS2) entrerà in vigore nel 2027, come previsto dalla legislazione.
Il graduale rallentamento della crescita dell'occupazione iniziato nel 2022 è proseguito nella prima metà del 2025. Tuttavia, l'economia dell'UE ha generato 380 000 posti di lavoro durante tale periodo. L'occupazione dovrebbe continuare a crescere moderatamente, dello 0,5% nel 2025 e nel 2026, prima di scendere allo 0,4% nel 2027. Si prevede che il tasso di disoccupazione diminuirà ulteriormente, passando dal 5,9% nel 2025 al 5,8% nel 2027. La crescita dei salari nell'UE è destinata a rallentare, ma rimane al di sopra dell'inflazione, migliorando modestamente il potere d'acquisto delle famiglie.
Il disavanzo delle amministrazioni pubbliche dell'UE dovrebbe aumentare dal 3,1% del PIL nel 2024 al 3,4% entro il 2027, in parte a causa dell'aumento della spesa per la difesa dall'1,5% del PIL nel 2024 al 2% nel 2027, misurato secondo la classificazione delle funzioni delle amministrazioni pubbliche (COFOG).
Secondo le proiezioni il rapporto debito/PIL dell'UE salirà dall'84,5% nel 2024 all'85% nel 2027, mentre il rapporto tra il debito dell'UE e il PIL della zona euro salirà dall'88% circa al 90,4%. Ciò riflette i disavanzi primari in corso e il fatto che il costo medio del debito pubblico è superiore alla crescita del PIL nominale. Entro il 2027 quattro Stati membri dovrebbero avere un rapporto debito/PIL superiore al 100%.
In prospettiva, i rischi per le prospettive di crescita sono orientati verso il basso.
La persistente incertezza della politica commerciale continua a pesare sull'attività economica, con dazi e restrizioni non tariffarie che potrebbero limitare la crescita dell'UE più del previsto.
Qualsiasi ulteriore escalation delle tensioni geopolitiche potrebbe intensificare gli shock dal lato dell'offerta. Allo stesso tempo, la ridefinizione dei prezzi dei rischi nei mercati azionari, in particolare nel settore tecnologico statunitense, potrebbe incidere sulla fiducia degli investitori e sulle condizioni di finanziamento. Anche l'incertezza politica interna potrebbe pesare sulla fiducia. Infine, la crescente frequenza delle catastrofi legate al clima potrebbe compromettere la crescita.
Sul versante positivo, progressi risoluti nelle riforme e nell'agenda per la competitività, una maggiore spesa per la difesa incentrata sulla produzione dell'UE e nuovi accordi commerciali potrebbero rafforzare l'attività economica più del previsto.
“Anche in un contesto sfavorevole, l'economia dell'UE ha continuato a crescere. Ora, dato il difficile contesto esterno, l'UE deve intraprendere un'azione risoluta per sbloccare la crescita interna. Ciò significa accelerare il nostro lavoro sull'agenda per la competitività, anche semplificando la regolamentazione, completando il mercato unico e promuovendo l'innovazione”, ha commentato Valdis Dombrovskis, Commissario per l'Economia e la produttività e per l'Attuazione e la semplificazione. (aise)