Francesco: lasciamo tempo e spazio a Gesù

foto Vatican Media
ROMA\ aise\ - Come per i discepoli di Emmaus, anche per noi, oggi, “è importante rileggere la nostra storia insieme a Gesù: la storia della nostra vita, di un certo periodo, delle nostre giornate, con le delusioni e le speranze”. Così Papa Francesco che ieri ha introdotto la preghiera del Regina Coeli in piazza San Pietro con una meditazione sul Vangelo di Luca proposto ieri dalla Liturgia.
Quando incontrano Gesù sulla via di casa, i due di Emmaus sono tristi, forse “inquieti”, poi iniziano a raccontare quello che è successo: la morte del Cristo, la sua Resurrezione. Un racconto che “li aiuta a rileggere i fatti in modo diverso”.
“Anche noi, come quei discepoli, di fronte a ciò che ci accade possiamo ritrovarci smarriti di fronte agli eventi, soli e incerti, con tante domande e preoccupazioni, delusioni, tante cose”, ha commentato Francesco. “Il Vangelo di oggi ci invita a raccontare tutto a Gesù, con sincerità, senza temere di disturbarlo – Lui ascolta –, senza paura di dire cose sbagliate, senza vergognarci della nostra fatica a capire. Il Signore è contento quando ci apriamo a Lui; solo in questo modo può prenderci per mano, accompagnarci e tornare a farci ardere il cuore. Allora anche noi, come i discepoli di Emmaus, siamo chiamati a intrattenerci con Lui perché, quando si fa sera, Egli rimanga con noi”.
Per farlo, il Santo Padre ha consigliato “un breve esame di coscienza” ogni sera. “Cosa è successo oggi dentro di me? Questa è la domanda. Si tratta di rileggere la giornata con Gesù, rileggere la mia giornata: di aprirgli il cuore, di portare a Lui le persone, le scelte, le paure, le cadute e le speranze, tutte le cose che sono successe; per imparare gradualmente a guardare le cose con occhi diversi, con i suoi occhi e non solo con i nostri. Possiamo così rivivere l’esperienza di quei due discepoli. Davanti all’amore di Cristo, - ha sottolineato – anche ciò che sembra faticoso e fallimentare può apparire sotto un’altra luce: una croce difficile da abbracciare, la scelta del perdono di fronte a un’offesa, una rivincita mancata, la fatica del lavoro, la sincerità che costa, le prove della vita familiare ci potranno apparire sotto una luce nuova, la luce del Crocifisso Risorto, che sa fare di ogni caduta un passo in avanti. Ma per fare questo è importante togliere le difese: lasciare tempo e spazio a Gesù, non nascondergli nulla, portargli le miserie, farsi ferire dalla sua verità, lasciare che il cuore vibri al soffio della sua Parola”.
“Possiamo cominciare oggi, dedicare, questa sera, un momento di preghiera durante il quale chiederci: com’è stata la mia giornata? Quali gioie, quali tristezze, quali noiosità… Come è stata, cosa è successo? Quali sono state le sue perle, magari nascoste, per cui ringraziare? C’è stato un po’ di amore in quello che ho fatto? E quali sono le cadute, le tristezze, i dubbi e le paure da portare a Gesù perché mi apra vie nuove, mi risollevi e mi incoraggi? Maria, Vergine sapiente, - ha concluso – ci aiuti a riconoscere Gesù che cammina con noi e a rileggere – ecco la parola: rileggere – davanti a Lui ogni giorno della nostra vita”.
Dopo la preghiera mariana, il Papa ha rivolto un pensiero alla “grave situazione in Sudan”, rinnovando il suo appello “affinché cessi al più presto la violenza e sia ripresa la strada del dialogo. Invito tutti a pregare per i nostri fratelli e sorelle sudanesi”.
Infine, un saluto agli ungheresi in vista del viaggio apostolico a Budapest, da venerdì prossimo: “sarà l’occasione per riabbracciare una Chiesa e un popolo tanto cari. Sarà anche un viaggio al centro dell’Europa, sulla quale continuano ad abbattersi gelidi venti di guerra, mentre gli spostamenti di tante persone pongono all’ordine del giorno questioni umanitarie urgenti. Ma ora desidero rivolgermi con affetto a voi, fratelli e sorelle ungheresi, in attesa di visitarvi come pellegrino, amico e fratello di tutti, e di incontrare, tra gli altri, le vostre Autorità, i Vescovi, i sacerdoti e i consacrati, i giovani, gli universitari e i poveri. So che state preparando con tanto impegno la mia venuta: vi ringrazio di cuore per questo. E a tutti chiedo di accompagnarmi con la preghiera in questo viaggio. E non dimentichiamoci dei nostri fratelli e sorelle ucraini, ancora afflitti da questa guerra”. (aise)