Il primo Angelus di Papa Leone da Castel Gandolfo

Vatican Media

ROMA\ aise\ - “Per vivere in eterno non occorre ingannare la morte, ma servire la vita, cioè prendersi cura dell’esistenza degli altri nel tempo che condividiamo. Questa è la legge suprema, che viene prima di ogni regola sociale e le dà senso”. E questo il messaggio che Papa Leone XIV ha affidato a fedeli e pellegrini giunti in Piazza della Libertà a Castel Gandolfo per assistere alla recita dell’Angelus domenicale, il primo dalla residenza estiva del Pontefice.
“Il Vangelo di oggi inizia con una bellissima domanda posta a Gesù: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” (Lc 10,25). Queste parole”, ha esordito Prevost, “esprimono un desiderio costante nella nostra vita: il desiderio di salvezza, cioè di un’esistenza libera dal fallimento, dal male e dalla morte”.
“Ciò che il cuore dell’uomo spera viene descritto come un bene da “ereditare”: non si tratta di conquistarlo con la forza, né di implorarlo come servi, né di ottenerlo per contratto. La vita eterna, che Dio solo può dare, viene trasmessa in eredità all’uomo come dal padre al figlio”, ha spiegato il Papa. “Ecco perché alla nostra domanda Gesù risponde che per ricevere il dono di Dio bisogna accogliere la sua volontà. Come è scritto nella Legge: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore” e “il tuo prossimo come te stesso” (Lc 10,27; cfr Dt 6,5; Lv19,18). Così facendo, corrispondiamo all’amore del Padre: la volontà di Dio, infatti, è quella legge di vita che Dio per primo pratica verso di noi, amandoci con tutto sé stesso nel Figlio Gesù”.
“Fratelli e sorelle, guardiamo a Lui!”, ha esortato Papa Leone. “Gesù è la rivelazione del vero amore verso Dio e verso l’uomo: amore che si dona e non possiede, amore che perdona e non pretende, amore che soccorre e non abbandona mai. In Cristo, Dio si è fatto prossimo di ogni uomo e di ogni donna: perciò ciascuno di noi può e deve diventare prossimo di chi incontra lungo il cammino. Sull’esempio di Gesù, Salvatore del mondo, anche noi siamo chiamati a portare consolazione e speranza, specialmente a chi è scoraggiato e deluso”.
“Per vivere in eterno, dunque, non occorre ingannare la morte, ma servire la vita, cioè prendersi cura dell’esistenza degli altri nel tempo che condividiamo. Questa è la legge suprema, che viene prima di ogni regola sociale e le dà senso”, ha concluso il Santo Padre, rivolgendo poi un appello “alla Vergine Maria, Madre di misericordia”, affinché ci aiuti “ad accogliere nel nostro cuore la volontà di Dio, che è sempre volontà d’amore e di salvezza, per essere ogni giorno operatori di pace”.
Al termine dell’Angelus, salutando tutti i presenti per “la calorosa accoglienza”, Prevost non ha mancato infine di rammentare: “non dimentichiamoci di pregare per la pace e per tutti coloro che, a causa della violenza e della guerra, si trovano in uno stato di sofferenza e di bisogno”. (p.di dionisio\aise)