La Chiesa di Roma madre dei cristiani sparsi nel mondo: le parole del Papa alla recita dell’Angelus

ROMA\ aise\ - La Chiesa di Roma è “chiamata ad essere la madre che con premura si prende cura della fede e del cammino dei cristiani sparsi nel mondo”. Questo il messaggio che Papa Leone XIV ha affidato a fedeli e pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per assistere alla recita dell’Angelus.
Nel giorno della Dedicazione della Basilica Lateranense, il Santo Padre si è affacciato alla finestra dello studio, nel Palazzo Apostolico Vaticano, e ha introdotto la preghiera mariana ricordando che “la Cattedrale della diocesi di Roma e la sede del successore di Pietro non è soltanto un’opera di straordinaria valenza storica, artistica e religiosa, ma rappresenta anche il centro propulsore della fede affidata e custodita dagli Apostoli e della sua trasmissione lungo il corso della storia. La grandezza di questo mistero rifulge anche nello splendore artistico dell’edificio, che proprio nella navata centrale accoglie le dodici grandi statue degli Apostoli, primi seguaci del Cristo e testimoni del Vangelo”.
“Questo”, ha osservato il Papa, “ci rimanda a uno sguardo spirituale, che ci aiuta ad andare oltre l’aspetto esteriore, per cogliere nel mistero della Chiesa ben più di un semplice luogo, di uno spazio fisico, di una costruzione fatta di pietre; in realtà, come il Vangelo ci ricorda nell’episodio della purificazione del Tempio di Gerusalemme compiuta da Gesù (cfr Gv 2,13-22), il vero santuario di Dio è il Cristo morto e risorto. Egli è l’unico mediatore della salvezza, l’unico redentore, Colui che legandosi alla nostra umanità e trasformandoci col suo amore, rappresenta la porta (cfr Gv 10,9) che si spalanca per noi e ci conduce al Padre”.
“Uniti a Lui, anche noi siamo pietre vive di questo edificio spirituale (cfr 1Pt 2,4-5)”, ha detto Prevost. “Noi siamo la Chiesa di Cristo, il Suo corpo, le sue membra chiamate a diffondere nel mondo il Suo Vangelo di misericordia, di consolazione e di pace, attraverso quel culto spirituale che deve risplendere anzitutto nella nostra testimonianza di vita”.
Quindi rivolgendosi ai fedeli, Leone XIV ha aggiunto: “è in questo sguardo spirituale che dobbiamo allenare il cuore. Tante volte, le fragilità e gli errori dei cristiani, insieme a tanti luoghi comuni e pregiudizi, ci impediscono di cogliere la ricchezza del mistero della Chiesa; la sua santità, infatti, non risiede nei nostri meriti, ma nel “dono del Signore, mai ritrattato”, che continua a scegliere “come contenitore della sua presenza, con amore paradossale, anche e proprio le sporche mani degli uomini” (J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Brescia 2005, 331)”.
“Camminiamo allora nella gioia di essere il Popolo santo che Dio si è scelto e invochiamo Maria, madre della Chiesa, perché ci aiuti ad accogliere Cristo e ci accompagni con la sua intercessione”, ha concluso il Pontefice, rivolgendo infine un pensiero alle popolazioni delle Filippine colpite da un violento tifone.
Infine Papa Leone ha espresso il suo “vivo apprezzamento per quanti, ad ogni livello, si stanno impegnando a costruire la pace nelle diverse regioni segnate dalla guerra. Nei giorni scorsi, abbiamo pregato per i defunti e tra questi purtroppo ce ne sono tanti uccisi nei combattimenti e nei bombardamenti, benché fossero civili, bambini, anziani, ammalati. Se si vuole veramente onorare la loro memoria”, ha concluso, “si cessi il fuoco e si metta ogni impegno nelle trattative”. (aise)