Papa Francesco a due anni dalla guerra in Ucraina: si ritrovi un po’ di umanità e una soluzione diplomatica per la pace

ROMA\ aise\ - “Quante vittime, feriti, distruzioni, angustie, lacrime in un periodo che sta diventando terribilmente lungo e di cui non si intravede ancora la fine!”. Così Papa Francesco ricordando “con dolore il secondo anniversario dell’inizio della guerra su vasta scala in Ucraina” di fronte a fedeli e pellegrini raccolti ieri, 25 febbraio, in piazza San Pietro per assistere alla recita dell’Angelus domenicale. “È una guerra che non solo sta devastando quella regione d’Europa, ma che scatena un’ondata globale di paura e odio”. Rinnovando il suo “vivissimo affetto al martoriato popolo ucraino” e pregando “per tutti, in particolare per le numerosissime vittime innocenti”, Bergoglio ha supplicato “che si ritrovi quel po’ di umanità che permetta di creare le condizioni di una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura”.
Nel corso dell’Angelus, che si è svolto nella seconda domenica di Quaresima, il Papa ha illustrato ai fedeli l’episodio della Trasfigurazione di Gesù (cfr Mc 9,2-10). “Dopo aver annunciato ai discepoli la sua Passione, Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, sale su un monte alto e lì si manifesta fisicamente in tutta la sua luce. Così svela loro il senso di ciò che avevano vissuto insieme fino a quel momento. La predicazione del Regno, il perdono dei peccati, le guarigioni e i segni compiuti erano infatti scintille di una luce più grande: la luce di Gesù, la luce che è Gesù. E da questa luce i discepoli non dovranno mai più staccare gli occhi, specialmente nei momenti di prova, come quelli ormai vicini della Passione. Ecco il messaggio: non staccare mai gli occhi dalla luce di Gesù. Un po’ come facevano in passato i contadini che, arando i campi, focalizzavano lo sguardo su un punto preciso davanti a sé e, tenendo gli occhi fissi sulla meta, tracciavano solchi diritti. Questo siamo chiamati a fare noi cristiani nel cammino della vita: tenere sempre davanti agli occhi il volto luminoso di Gesù, non staccare mai gli occhi da Gesù”.
“Fratelli e sorelle, apriamoci alla luce di Gesù!”, l’invito di Bergoglio. “Lui è amore, Lui è vita senza fine. Lungo i sentieri dell’esistenza, a volte tortuosi, cerchiamo il suo volto, pieno di misericordia, di fedeltà, di speranza. Ci aiutano a farlo la preghiera, l’ascolto della Parola, i Sacramenti: la preghiera, l’ascolto della Parola e i Sacramenti ci aiutano a tenere gli occhi fissi su Gesù. E questo è un buon proposito per la Quaresima: coltivare sguardi aperti, diventare “cercatori di luce”, cercatori della luce di Gesù nella preghiera e nelle persone”.
“E allora chiediamoci”, ha continuato il Santo Padre: “nel mio cammino, tengo gli occhi fissi su Cristo che mi accompagna? E per farlo, do spazio al silenzio, alla preghiera, all’adorazione? Infine, vado in cerca di ogni piccolo raggio della luce di Gesù, che si riflette in me e in ogni fratello e sorella che incontro? E io mi ricordo di ringraziare il Signore per questo?”.
Rivolgendosi poi a “Maria, splendente della luce di Dio”, affinché “ci aiuti a tenere fisso lo sguardo su Gesù e a guardarci a vicenda con fiducia e amore”, Papa Francesco ha rivolto la sua attenzione all’attualità internazionale: alla situazione in Ucraina, ma anche in Medio Oriente, invitando a “pregare per la Palestina, per Israele e per i tanti popoli dilaniati dalla guerra” e “aiutare concretamente chi soffre! Pensiamo a tanta sofferenza, pensiamo ai bambini feriti, innocenti”.
“Seguo con preoccupazione l’aumento delle violenze nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo”, ha proseguito il Pontefice, che si è unito “all’invito dei Vescovi a pregare per la pace, auspicando la cessazione degli scontri e la ricerca di un dialogo sincero e costruttivo”. Sempre in Africa, “destano apprensione i sempre più frequenti rapimenti che si verificano in Nigeria. Esprimo al popolo nigeriano la mia vicinanza nella preghiera, auspicando che ci si impegni affinché il dilagare di questi episodi sia arginato il più possibile”.
Il Papa si è detto “vicino pure alla popolazione della Mongolia, colpita da un’ondata di freddo intenso, che sta provocando gravi conseguenze umanitarie. Anche questo fenomeno estremo è un segno del cambiamento climatico e dei suoi effetti. La crisi climatica è un problema sociale globale, che incide in profondità sulla vita di molti fratelli e sorelle, soprattutto sui più vulnerabili: preghiamo per poter intraprendere scelte sagge e coraggiose per contribuire alla cura del creato”, ha concluso. (p. di dionisio\aise)