Papa Francesco: davanti a Gesù non ci sono segreti

ROMA\ aise\ - “Davanti a Gesù non ci sono segreti: Egli legge nel cuore, nel cuore di ognuno di noi”, ma “non è venuto a condannare”, bensì “a salvare il mondo”: questo il messaggio che Papa Francesco ha affidato a fedeli e pellegrini giunti ieri, 10 marzo, in piazza San Pietro per assistere alla recita dell’Angelus nella quarta domenica di Quaresima. Bergoglio ha illustrato il passo del Vangelo che presenta la figura di Nicodemo (cfr Gv 3,14-21), “un fariseo, “uno dei capi dei Giudei” (Gv 3,1). Egli ha visto i segni che Gesù ha compiuto, ha riconosciuto in Lui un maestro mandato da Dio ed è andato a incontrarlo di notte, per non essere visto. Il Signore lo accoglie, dialoga con lui e gli rivela di essere venuto non a condannare ma a salvare il mondo (cfr v. 17). Fermiamoci a riflettere su questo: Gesù non è venuto a condannare, ma a salvare. È bello, eh!”, ha osservato il Papa.
“Spesso nel Vangelo vediamo Cristo svelare le intenzioni delle persone che incontra, a volte smascherandone atteggiamenti falsi, come con i farisei (cfr Mt 23,27-32), o facendole riflettere sul disordine della loro vita, come con la Samaritana (cfr Gv 4,5-42). Davanti a Gesù non ci sono segreti”, ha proseguito Francesco: “Egli legge nel cuore, nel cuore di ognuno di noi. E questa capacità potrebbe inquietare perché, se usata male, nuoce alle persone, esponendole a giudizi privi di misericordia. Nessuno infatti è perfetto, tutti siamo peccatori, tutti sbagliamo e se il Signore usasse la conoscenza delle nostre debolezze per condannarci, nessuno potrebbe salvarsi; ma non è così. Egli infatti non se ne serve per puntarci il dito contro, ma per abbracciare la nostra vita, per liberarci dai peccati e per salvarci”, ha spiegato Bergoglio. “A Gesù non interessa farci processi o sottoporci a sentenze; Egli vuole che nessuno di noi vada perduto. Lo sguardo del Signore su ognuno di noi non è un faro accecante che abbaglia e mette in difficoltà, ma il chiarore gentile di una lampada amica, che ci aiuta a vedere in noi il bene e a renderci conto del male, per convertirci e guarire con il sostegno della sua grazia”.
“Gesù non è venuto a condannare, ma a salvare il mondo”, ha aggiunto il Santo Padre, invitando i defili a pensare alle “tante volte che condanniamo gli altri; tante volte che ci piace sparlare, cercare pettegolezzi contro gli altri. Chiediamo al Signore che ci dia a tutti questo sguardo di misericordia, di guardare agli altri come Lui guarda tutti noi. Maria ci aiuti a desiderare il bene gli uni degli altri”, ha concluso, per rivolgere poi il suo pensiero all’attualità.
Ricordando la celebrazione e della Giornata internazionale della donna, Bergoglio ha espresso la sua “vicinanza a tutte le donne, specialmente a quelle la cui dignità non viene rispettata. C’è ancora tanto lavoro che ciascuno di noi deve fare perché sia riconosciuta concretamente la pari dignità delle donne. Sono le istituzioni, sociali e politiche, che hanno il dovere fondamentale di proteggere e promuovere la dignità di ogni essere umano, offrendo alle donne, portatrici di vita, le condizioni necessarie per poter accogliere il dono della vita e assicurare ai figli un’esistenza degna”.
Sul fronte internazionale, il Papa ha detto di seguire “con preoccupazione e dolore la grave crisi che colpisce Haiti e i violenti episodi avvenuti negli ultimi giorni. Sono vicino alla Chiesa e al caro popolo haitiano, che da anni è provato da molte sofferenze. Vi invito a pregare, per intercessione della Madonna del Perpetuo Soccorso, perché cessi ogni sorta di violenza e tutti offrano il loro contributo per far crescere la pace e la riconciliazione nel Paese, con il sostegno rinnovato della Comunità internazionale”.
Esprimendo la propria vicinanza ai “fratelli musulmani” che ieri sera hanno iniziato il Ramadan, Bergoglio ha concluso invitando alla preghiera per i popoli “martoriati” dalla guerra e fra questi la Repubblica Democratica del Congo, l’Ucraina e la Terra Santa. “Cessino al più presto le ostilità che provocano immani sofferenze nella popolazione civile”. (p.di dionisio\aise)