Papa Francesco: lo Spirito Santo libera dalle paure e avvicina a Dio

ROMA\ aise\  - “Oggi nel mondo c’è tanta discordia, tanta divisione. Siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine. Tante guerre, tanti conflitti: sembra incredibile il male che l’uomo può compiere! Ma, in realtà, ad alimentare le nostre ostilità c’è lo spirito della divisione, il diavolo, il cui nome significa proprio “divisore”. Sì, a precedere ed eccedere il nostro male, la nostra disgregazione, c’è lo spirito maligno che “seduce tutta la terra” (Ap 12,9). Egli gode degli antagonismi, delle ingiustizie, delle calunnie, è la sua gioia. E, di fronte al male della discordia, i nostri sforzi per costruire l’armonia non bastano. Ecco allora che il Signore, al culmine della sua Pasqua, al culmine della salvezza, riversa sul mondo creato il suo Spirito buono, lo Spirito Santo, che si oppone allo spirito divisore perché è armonia, Spirito di unità che porta la pace. Invochiamolo ogni giorno sul nostro mondo, sulla nostra vita e davanti ad ogni tipo di divisione!”. Questo il messaggio che Papa Francesco ha affidato a fedeli e pellegrini raccolti nella Basilica di San Pietro e nella piazza antistante in occasione della Santa Messa celebrata ieri, domenica 28 maggio, nella solennità della Pentecoste.
Un concetto, questo dello Spirito Santo che libera dalle paure, “ci fa sentire la vicinanza di Dio” e ci “sostiene nelle avversità”, ribadito anche nel corso del Regina Coeli, in cui Bergoglio ha illustrato il passo del Vangelo che illustra proprio la Pentecoste.
“Il Vangelo ci porta nel cenacolo, dove gli apostoli si erano rifugiati dopo la morte di Gesù (Gv 20,19-23)”, ha spiegato il Papa. “Il Risorto, la sera di Pasqua, si presenta proprio in quella situazione di paura e di angoscia e, soffiando su di loro, dice: “Ricevete lo Spirito Santo” (v. 22). Così, con il dono dello Spirito, Gesù desidera liberare i discepoli dalla paura, questa paura che li tiene rinchiusi in casa, e li libera perché siano capaci di uscire e diventino testimoni e annunciatori del Vangelo”.
Il Santo Padre si è dunque soffermato su ciò “che fa lo Spirito: libera dalla paura. I discepoli avevano chiuso le porte, dice il Vangelo, “per timore” (v. 19). La morte di Gesù li aveva sconvolti, i loro sogni erano andati in frantumi, le loro speranze erano svanite. E si erano chiusi dentro. Non solo in quella stanza, ma dentro, nel cuore. Vorrei sottolineare questo: chiusi dentro. Quante volte anche noi ci chiudiamo dentro noi stessi? Quante volte, per qualche situazione difficile, per qualche problema personale o familiare, per la sofferenza che ci segna o per il male che respiriamo attorno a noi, rischiamo di scivolare lentamente nella perdita della speranza e ci manca il coraggio di andare avanti? Tante volte succede questo. E allora, come gli apostoli, ci chiudiamo dentro, barricandoci nel labirinto delle preoccupazioni”.
“Questo “chiuderci dentro” accade quando, nelle situazioni più difficili, permettiamo alla paura di prendere il sopravvento e di fare la “voce grossa” dentro di noi. Quando entra la paura, noi ci chiudiamo”, ha continuato Bergoglio. “La causa, quindi, è la paura: paura di non farcela, di essere soli ad affrontare le battaglie di ogni giorno, di rischiare e poi di restare delusi, di fare delle scelte sbagliate. Fratelli, sorelle, la paura blocca, la paura paralizza. E anche isola: pensiamo alla paura dell’altro, di chi è straniero, di chi è diverso, di chi la pensa in un altro modo. E ci può essere persino la paura di Dio: che mi punisca, che ce l’abbia con me… Se diamo spazio a queste false paure, le porte si chiudono: porte del cuore, le porte della società, e anche le porte della Chiesa! Dove c’è paura, c’è chiusura. E non va bene. Il Vangelo però ci offre il rimedio del Risorto: lo Spirito Santo. Lui libera dalle prigioni della paura. Quando ricevono lo Spirito, gli apostoli – lo festeggiamo oggi – escono dal cenacolo e vanno nel mondo a rimettere i peccati e ad annunciare la buona notizia. Grazie a Lui le paure si superano e le porte si aprono. Perché questo fa lo Spirito: ci fa sentire la vicinanza di Dio e così il suo amore scaccia il timore, illumina il cammino, consola, sostiene nelle avversità. Di fronte ai timori e alle chiusure, allora, invochiamo lo Spirito Santo per noi, per la Chiesa e per il mondo intero: perché una nuova Pentecoste scacci le paure che ci assalgono e ravvivi il fuoco dell’amore di Dio”, ha concluso Papa Francesco, non prima di aver rivolto una preghiera “per le popolazioni che vivono al confine tra Myanmar e Bangladesh, duramente colpite da un ciclone” e per “la martoriata Ucraina”. (aise)