Papa Francesco: per fare la pace ci vuole coraggio

ROMA\ aise\ - Sabato ricorreva il 10° anniversario dell’Invocazione della pace in Vaticano, alla quale furono presenti il “compianto” presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Abu Mazen. “Quell’incontro ci testimonia che stringersi la mano è possibile e che per fare la pace ci vuole coraggio, molto più coraggio che per fare la guerra”. Questo il messaggio che Papa Francesco ha affidato a fedeli e pellegrini giunti ieri, 9 giugno, in piazza San Pietro per assistere alla recita dell’Angelus domenicale. Bergoglio ha incoraggiato i negoziati in corso tra le parti, “anche se non sono facili”, e ha auspicato “che le proposte di pace, per il cessate-il-fuoco su tutti i fronti e per la liberazione degli ostaggi, vengano subito accettate per il bene dei palestinesi e degli israeliani”. Tutto ciò alla vigilia della conferenza internazionale sulla situazione umanitaria a Gaza, che si terrà domani in Giordania, convocata dal re di Giordania, dal presidente dell’Egitto e dal segretario generale delle Nazioni Unite. Ringraziandoli “per questa importante iniziativa”, il Papa ha incoraggiato ancora una volta “la comunità internazionale ad agire urgentemente, con ogni mezzo, per soccorrere la popolazione di Gaza stremata dalla guerra. Gli aiuti umanitari devono poter arrivare a chi ne ha bisogno e nessuno lo può impedire”.
Al termine dell’Angelus non è mancato anche un pensiero al “martoriato popolo ucraino, che più soffre e più anela alla pace” e al Myanmar.
Quanto alla liturgia, il passo del Vangelo di ieri (cfr Mc 3,20-35), ha spiegato Bergoglio, “ci dice che Gesù, dopo aver iniziato il suo ministero pubblico, si trovò di fronte a una duplice reazione: quella dei suoi parenti, che erano preoccupati e temevano fosse un po’ impazzito, e quella delle autorità religiose, che lo accusavano di agire mosso da uno spirito maligno. In realtà, Gesù predicava e guariva i malati con la forza dello Spirito Santo. E proprio lo Spirito lo rendeva divinamente libero, cioè capace di amare e di servire senza misura e senza condizionamenti. Gesù libero. Soffermiamoci un po’ a contemplare questa libertà di Gesù. Gesù era libero di fronte alle ricchezze: perciò ha lasciato la sicurezza del suo villaggio, Nazaret, per abbracciare una vita povera e piena di incertezze (cfr Mt 6,25-34), curando gratuitamente i malati e chiunque venisse a chiedergli aiuto, senza mai chiedere nulla in cambio (cfr Mt 10,8). La gratuità del ministero di Gesù è questa. È anche la gratuità di ogni ministero. Era libero di fronte al potere: infatti, pur chiamando molti a seguirlo, non ha mai obbligato nessuno a farlo, né ha mai cercato il sostegno dei potenti, ma si è sempre messo dalla parte degli ultimi, insegnando ai suoi discepoli a fare altrettanto, come aveva fatto Lui (cfr Lc 22,25-27). Infine, Gesù era libero di fronte alla ricerca della fama e dell’approvazione e per questo non ha mai rinunciato a dire la verità, anche a costo di non essere compreso (cfr Mc 3,21), di diventare impopolare, fino a morire in croce, non lasciandosi intimidire, né comprare, né corrompere da niente e da nessuno (cfr Mt 10,28)”.
“Gesù era un uomo libero. Libero di fronte alle ricchezze, libero di fronte al potere, libero di fronte alla ricerca della fama”, ha ribadito Francesco. “E questo è importante anche per noi. Infatti, se ci facciamo condizionare dalla ricerca del piacere, del potere, dei soldi o dei consensi, diventiamo schiavi di queste cose. Se invece permettiamo all’amore gratuito di Dio di riempirci e dilatarci il cuore e se lo lasciamo traboccare spontaneamente ridonandolo agli altri, con tutto noi stessi, senza paure, calcoli e condizionamenti, allora cresciamo nella libertà e diffondiamo il suo buon profumo anche attorno a noi”.
Infine il consueto appello alla Vergine Maria, affinché “ci aiuti a vivere e ad amare come Gesù ci ha insegnato, nella libertà dei figli di Dio (cfr Rm 8,15.20-23)”. (p. di dionisio\aise)