Papa Francesco: si metta al primo posto il rispetto della vita umana che è sacra
ROMA\ aise\ - “Si metta al primo posto il rispetto della vita umana, che è sacra!”. Un nuovo accorato appello è stato rivolto da Papa Francesco alla comunità internazionale, al termine dell’Angelus di ieri, domenica 27 ottobre.
Di fronte ai fedeli e pellegrini raccolti in piazza San Pietro, alla vigilia della Conferenza Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa che si apre oggi a Ginevra, a 75 anni dalla firma delle Convenzioni, Bergoglio ha espresso l’auspicio che “tale evento possa risvegliare le coscienze affinché, durante i conflitti armati, siano rispettate la vita e la dignità delle persone e dei popoli, come anche l’integrità delle strutture civili e dei luoghi di culto, in osservanza del diritto internazionale umanitario. È triste vedere come nella guerra, da qualche parte, si distruggono gli ospedali e le scuole”, ha aggiunto.
Invitando poi a continuare a “pregare per la pace, specialmente in Ucraina, Palestina, Israele, Libano, perché si ponga fine all’escalation e si metta al primo posto il rispetto della vita umana, che è sacra”, il Pontefice ha sottolineato che “le prime vittime sono tra la popolazione civile: lo vediamo tutti i giorni. Troppe vittime innocenti! Vediamo ogni giorno immagini di bambini massacrati. Troppi bambini!”, ha rimarcato. “Preghiamo per la pace”.
Durante la liturgia dell’Angelus, Papa Francesco aveva illustrato il passo del Vangelo (Mc 10,46-52) in cui si parla di “Gesù, che guarisce un uomo dalla cecità. Il suo nome è Bartimeo, ma la folla, per strada, lo ignora: è un povero mendicante. Quella gente non ha occhi per questo cieco; lo lasciano, lo ignorano. Nessuno sguardo di cura, nessun sentimento di compassione. Anche Bartimeo non vede, ma sente e si fa sentire. Grida, grida forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!” (v. 48). Gesù però lo sente e lo vede. Si mette a sua disposizione e gli chiede: “Cosa vuoi che io faccia per te?” (v. 51)”. Questa domanda, ha sottolineato Bergoglio, “davanti a una persona cieca, sembra una provocazione e invece è una prova. Gesù sta chiedendo a Bartimeo chi cerca davvero e per quale motivo. Chi è per te il “Figlio di Davide”? E così il Signore inizia ad aprire gli occhi del cieco. Consideriamo tre aspetti di questo incontro, che diventa dialogo: il grido, la fede, il cammino.
Anzitutto il grido di Bartimeo, che non è solo una richiesta di aiuto. È un’affermazione di sé stesso. Il cieco sta dicendo: “Io esisto, guardatemi. Io non ci vedo, Gesù. Tu mi vedi?”. Sì, Gesù vede l’uomo mendicante e lo ascolta, con le orecchie del corpo e con quelle del cuore. Pensiamo a noi, quando per la strada incrociamo qualche mendicante: quante volte guardiamo da un’altra parte, quante volte lo ignoriamo, come se lui non esistesse. E noi sentiamo il grido dei mendicanti?”, ha chiesto il Papa ai fedeli.
“Secondo punto: la fede”, ha continuato. “Gesù cosa dice? “Va’, la tua fede ti ha salvato” (v. 52). Bartimeo vede perché crede; Cristo è la luce dei suoi occhi. Il Signore osserva come Bartimeo guarda a Lui. Come guardo io un mendicante? Lo ignoro? Lo guardo come Gesù? Sono capace di capire le sue domande, il suo grido di aiuto? Quando tu dai l’elemosina, guardi negli occhi il mendicante? Gli tocchi la mano per sentire la sua carne?”.
“Infine, il cammino: Bartimeo, risanato, “seguiva Gesù lungo la strada” (v. 52). Ma ognuno di noi è Bartimeo”, ha spiegato Bergoglio, “cieco dentro, che segue Gesù una volta che si è avvicinato a Lui. Quando tu ti avvicini a un povero e ti fai sentire vicino, è Gesù che si avvicina a te nella persona di quel povero. Per favore, non facciamo confusione: l’elemosina non è beneficenza. Quello che riceve più grazia dall’elemosina è colui che la dà, perché si fa guardare dagli occhi del Signore”, ha concluso Papa Francesco, invocando come di consueto “Maria, aurora della salvezza, perché custodisca il nostro cammino nella luce di Cristo”. (paolo di dionisio\aise)